In Italia c’è davvero una “deriva democratica”? Alziamo il velo del pregiudizio ideologico

  • Postato il 2 novembre 2025
  • Politica
  • Di Blitz
  • 3 Visualizzazioni

In Italia c’è davvero una “deriva democratica”? Alziamo il velo del pregiudizio ideologico.

In Italia, i parlamentari e i partiti dell’opposizione, i giornali d’area, i sindacati antigovernativi, i clienti dei bar e delle osterie di fuori porta, affermano spesso che la democrazia è a rischio.

Eppure, in Italia si sono succeduti governi di ogni colore, si fanno scioperi e cortei di protesta ogni venerdi ad eccezione di quello Santo per rispetto del Papa.

Si bruciano le carriere dei Leader politici per via di dossier. Insomma, se per democrazia si intende una metodo di governo opposto alle autarchie, non esiste al mondo un sistema che abbia triturato così tanti aspiranti “despoti” paragonabile al nostro.

Cominciamo con i parlamentari che si dichiarano vilipesi per il ricorso eccessivo ai decreti legge.

Parlamentari ed erario in Italia

In Italia c’è davvero una “deriva democratica”? Alziamo il velo del pregiudizio ideologico, nella foto il selfie dí Meloni e partner
In Italia c’è davvero una “deriva democratica”? Alziamo il velo del pregiudizio ideologico – Blitzquotidiano.it (foto Ansa)

Einaudi affermava che il governo doveva difendere lo Stato dagli attacchi all’Erario da parte dei parlamentari. Secondo il grande statista la legge di bilancio non doveva passare in Parlamento,per impedire la “spartizione” clientelare imposta daiparlamentari. Le urla in Aula in occasione della discussione della attuale finanziaria ce lo dimostra al di là di ogni dubbio.

La cultura diffusa della sovvenzione statale per ogni evento economico e sociale, deriva anzitutto dal nostro Parlamento.

Il voto in aula

Da cosa è derivato il degrado della funzione legislativa? Secondo la concezione tradizionale delle democrazie, il voto in Aula doveva esprimere l’insieme dei pareri individuali e non l’opinione dei gruppi. Se denunciavi che un membro  del Parlamento aveva votato per spirito di “fedeltà” e non per le proprie convinzioni, ricevevi una sfida a duello per ingiuriagravissima.

Il voto per “fedeltà” ha portato ad una graduale riduzione del bagaglio professionale dei parlamentari, fino allo sfascio totale dell’epoca grillina dell’”uno vale uno”.

Le leadership cercano l’unanimità e tendono ad ammettere al potere solo uomini fidati: certi segretari di partito (come UmbertoBossi e Beppe Grillo) pretendevano le dimissioni in bianco dai delegati per poterli sostituire in caso di voto “difforme”.

Questa prassi ha giustificato la legge che consente ai “segretari” di partito di imporre i nominativi delle prime posizioni di lista.

L’attuale sistema non ha affatto diminuito il costo dei parlamentari, anzi l’ha aumentato. Prima di denigrare il passato, dobbiamo ricordare che secondo lo Statuto Albertino (art. 50) “Le funzioni di Senatore e di Deputato non danno luogo ad alcuna retribuzione od indennità”.

Proprio dalla ribellione a questo sistema che consentiva di fare politica ai soli ricchi, sono sorte le democrazie europee moderne. Peraltro, i costi della politica dovevano servire a selezionare i meritevoli delle classi sociali più deboli, non ad abbassare le competenze verso quota zero.l

Uso e abuso dei decreti in Italia

Devo ora affrontare il problema giuridico che riguarda la natura e l’abuso dei decreti legge.

Nel sistema repubblicano nel quale l’esecutivo esce dalle elezioni popolari attraverso la mediazione del parlamento, il problema dei decreti legge e dei pieni poteri si è completamente trasformato rispetto all’epoca in cui i governi li proponeva il sovrano.

Oggi il governo si basa sulla maggioranza parlamentare e non vi è più alcuna differenza dal punto di vista politico fra una legge proposta dal parlamento ed una norma legislativa preparata dal governo. Entrambe queste leggi si basano sul consenso della maggioranza, vale a dire sul suffragio universale.

Il laburismo inglese è andato più in là e tende ad abbandonare la distinzione classica, formale e materiale, fra legge e decreto. La funzione legislativa non costituisce più un monopolio del parlamento ma è divisa tra quest’ultimo e l’esecutivo.

Nelle attuali condizioni della vita pubblica, un decreto e persino una nomina o una revoca sono più utili alla realizzazione di un programma che una legge o un codice. L’esecutivo diventa il centro dell’attività della democrazia parlamentare. La supremazia politica dell’esecutivo permette il buon funzionamento del parlamentarismo.

Libertà di stampa davvero in pericolo?

Il secondo attacco alla democrazia riguarda la libertà di stampa. I giornalisti sono spesso denunciati alla magistratura e questo lede il diritto alla libera e incondizionata espressione del pensiero individuale dei componenti di tale categoria.

La stampa ha mai fatto cadere i governi per gli scandali scopertidal giornalismo d’inchiesta? I governi Prodi, Berlusconi, Letta, Renzi sono stati messi in minoranza per contrasti interni alle rispettive coalizioni.

L’unico governo che mi dispiace sia caduto è quello di Prodi, una persona per bene con cui ho lavorato per tanti anni e che ho apprezzato sul piano professionale. Una persona che, con onestà intellettuale, ti dice oggi che non esiste il “rischio democrazia” in Italia.

La stampa non fa cadere i governi, serve solo a gestire i rapporti tra le élites e per questo non è mai stata “indipendente”. La maggior parte dei giornali e delle TV rappresenta interessi di parte. Se sei un elettore di destra segui con interesse i programmi di Mediaset, se sei di sinistra quelli della “Sette” di Urbano Cairo.

In Italia, per comprendere gli avvenimenti occorre leggere almeno dieci diversi quotidiani. Si impone però una domanda: gli attuali opinion men  italiani, possono essere considerati professionisti della vera informazione?

Italiani povera gente

Il terzo argomento per cui non vi sarebbe democrazia in Italia riguarda il fatto che la povertà e la disoccupazione hanno superato il livello di guardia.

Dobbiamo smettere di raccontare balle: in Italia si sta meglio che negli Usa.

L’Italia è tra i maggiori consumatori al mondo di pillole dimagranti, che non si vendono certo in Africa o negli altri paesi in via di sviluppo. L’americano medio aspira a visitare i nostri luoghi d’arte, a mangiare e vestire “italiano”, valori percepiti come prova di una civiltà evoluta.

L’italiano medio si lamenta della sanità pubblica ma non capisce che le spese sanitarie le sostiene lo Stato e che ciò rappresenta un aumento netto dei salari mensili dei cittadini. La sanità pubblica americana ti fa morire anzi tempo, quella che funziona è per le sole élites.

Il lavoratore americano di New York è disposto a trasferirsi a Los Angeles per trovare un impiego modesto. In Italia un impiegato può rifiutare un posto di lavoro oltre i 50 Km.

E veniamo all’ultimo e forse più importante fattore di destabilizzazione della democrazia: la “questione morale”.

La classe politica, cioè quei parlamentari di cui ho appena parlato, per migliorare il livello etico negli affari, ha approvato leggi che consentono ad un Pm di indagare un imprenditore (sospettato di avere regalato un orologio ad un funzionario pubblico), utilizzando un trojan per cercare le prove del reato. Ciò è possibile perché si sono stabiliti limiti di pena molto elevati anche solo per il tentativo di corruzione a prescindere dall’entità del danno erariale di cui spesso non si discute neppure.

Ora gli italiani devono decidere se siano socialmente più pericolosi due piccoli imprenditori che si mettono d’accordo per non far salire il prezzo di una gara di venti o trenta mila euro, oppure lo stupratore con precedenti, il delinquente che minaccia di morte la compagna, lo spacciatore di droga e il piccchiatore della banda rionale, gli individui che girano di notte con ilmachete per derubare i senzatetto.

È un fatto che l’imprenditore e il funzionario sospettati di corruzione possono essere arrestati prima del processo, i delinquenti seriali denunciati per furto o perché hanno giurato di sparare a una donna indifesa, al massimo rischiano il “braccialetto” e, quando arrestati, vengono rilasciati in qualche giorno.

Molti giudici hanno un occhio di riguardo verso l’immigrato “costretto” a delinquere per necessità, perché la loro “cultura” è vicina a quella “woke”. Questi giudici, quando arrestano l’imprenditore pensano di avere migliorato l’etica pubblica, mentre se arrestano l’immigrato credono di avere commesso un’ingiustizia verso il popolo dei sacrificati.

Badate bene, sto parlando di arresto preventivo che dovrebbe essere limitato a casi estremi e per la fragranza del reato.

Il prossimo referendum non cambierà questo stato di cose, bisogna varare una legge che riconsideri i poteri di indagine delle procure. Ma una norma di questo genere, se proposta dal governo, sarebbe strumentalizzata e farebbe perdere consenso.

Se vogliamo uscire da una normativa che ha bloccato fin qui le burocrazie pubbliche, è dunque necessario che i partiti di governo e di opposizione si accordino su un testo condiviso, mettendo in conto che i 5 Stelle guadagneranno qualche punto ma, finalmente, sbarazzandosi di loro. Senza questa legge la nostra“democrazia” economica resterà paralizzata all’infinito.

In conclusione, non basta denunciare i rischi di tenuta sociale del nostro paese. Le opposizioni devono piuttosto proporre programmi concreti e alternativi idonei ad assicurare la stabilità del quadro politico ed economico, il buon funzionamento di istituzioni e burocrazie, la certezza di prospettive per il futuro, la crescita delle capacità dei lavoratori, la formazione di imprenditori consapevoli delle loro responsabilità.

 

 

L'articolo In Italia c’è davvero una “deriva democratica”? Alziamo il velo del pregiudizio ideologico proviene da Blitz quotidiano.

Autore
Blitz

Potrebbero anche piacerti