Imprenditore minacciato e vessato ad Africo, un arresto

  • Postato il 29 marzo 2025
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Imprenditore minacciato e vessato ad Africo, un arresto

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Ad Africo un imprenditore, che lavorava alla ristrutturazione di un bene confiscato alla mafia, destinato a diventare un centro per le vittime di violenza, ha dovuto lasciare il cantiere per le continue minacce


Estorsione, furto e rapina aggravati dal metodo mafioso. Con queste accuse, il Gip di Reggio Calabria, su richiesta della Procura distrettuale, coordinata da Giuseppe Lombardo, ha disposto l’arresto di una persona. L’arresto eseguito ad Africo, nella Locride, da personale della Squadra mobile reggina, coordinato dal dirigente Gianfranco Minissale, che aveva ricevuto la delega per l’indagine.

IMPRENDITORE E OPERAI VESSATI DALLA CRIMINALITÀ

La vicenda risale allo scorso mese di ottobre. Un imprenditore ed i suoi operai, impegnati nei lavori di ristrutturazione di un bene confiscato alla mafia destinato a diventare una struttura per le vittime di violenza, costretti ad abbandonare il cantiere per le continue minacce e le richieste di denaro avanzate dall’indagato. Richieste fatte con l’atteggiamento tipico della criminalità organizzata.

È stato lo stesso imprenditore vittima a denunciare le pesanti intimidazioni agli inquirenti, che hanno fatto scattare immediatamente i controlli che hanno consentito, in breve tempo, di ricostruire l’intera vicenda.

L’IMPRESA LAVORAVA SU DI UN BENE CONFISCATO ALLA MAFIA

L’impresa era incaricata all’esecuzione di lavori di ristrutturazione dell’ immobile confiscato alla ‘ndrangheta nel territorio di Africo, ma sin dall’inizio delle attività, l’indagato avrebbe avvicinato gli operai offrendo loro la locazione di un immobile ad un prezzo vantaggioso per tutto il periodo dell’intervento. Salvo poi triplicare la richiesta di denaro.

Gli operai dell’impresa, dinanzi alle mutate condizioni di affitto, costretti a cercare alloggio in un paese vicino poiché ad Africo nessuno avrebbe offerto loro una soluzione alternativa.

CANTIERE CONTINUAMENTE COLPITO DA FURTI

Il cantiere, inoltre, era continuamente colpito da piccoli furti, mentre l’unica ditta disponibile per effettuare lo smaltimento degli inerti, tra le tante contattate dall’imprenditore, avrebbe trovato – secondo le indagini – le scuse più disparate per rinviare l’inizio dei lavori.

LA RICHIESTA DEL PIZZO ALL’IMPRENDITORE

Tra gli episodi più gravi che hanno interessato il cantiere, quello risalente a settembre dello scorso anno quando, senza autorizzazione dell’imprenditore, l’addetto allo smaltimento avrebbe prelevato il materiale di risulta dal cantiere pretendendo poi dall’imprenditore il pagamento di 5000 euro per il servizio reso, cifra evidentemente sproporzionata rispetto al lavoro, eseguito peraltro senza fornire la documentazione prevista per lo smaltimento dei rifiuti.

UN CRESCENDO DI MINACCE

In un crescendo di minacce, anche mostrando una pistola, gli operai costretti a scaricare materiale ed attrezzatura del cantiere in una campagna di proprietà dell’indagato ed a lasciare immediatamente il cantiere.

IMPRENDITORE SUPPORTATO DALLE ASSOCIAZIONI ANTIRACKET

Al termine delle attività, la Polizia di Stato ha recuperato parte della refurtiva, mentre l’imprenditore è supportato dai referenti dell’Associazione Antiracket di Reggio Calabria al fine di portare a termine i lavori

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