Immaginario visivo del caso Charlie Kirk. Primo omicidio politico memetico della storia 

  • Postato il 18 settembre 2025
  • Attualità
  • Di Artribune
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Ancora sulla responsabilità, e sulla deresponsabilizzazione (o deresponsabilità) attuale, che, come sappiamo, ha precise radici e ragioni storiche. Alcuni episodi recenti e recentissimi gettano luce su una particolare sfumatura di questa deresponsabilità, che ha a che vedere con l’assenza di una vera cultura visiva da una parte, e l’incapacità da parte dei media generalisti di leggere più o meno correttamente i codici linguistici emergenti dall’altra.  

Il caso dell’omicidio di Charlie Kirk  

Così, a fine agosto per esempio in Italia abbiamo avuto la mini-querelle che ha visto protagonisti Claudio Velardi e Cecilia Sala, accusata dal direttore de Il Riformista) di aver pubblicato sul suo profilo social una fotografia proveniente da Gaza spacciata per testimonianza veridica, ma generata dall’intelligenza artificiale; pronta e secca la smentita: la foto era ed è autentica, realizzata dalla fotoreporter palestinese Mariam Dagga al funerale di Rashad Qasas – ucciso a Gaza mentre era in coda per una distribuzione di aiuti – l’11 giugno (quattro giorni fa anche Mariam Dagga è stata uccisa da un bombardamento israeliano). 

Il terreno però in cui questi cortocircuiti visivi e interpretativi si stanno scatenando con più furia e virulenza è, ovviamente, quello dell’omicidio di Charlie Kirk, ucciso con un colpo di fucile dal ventiduenne Tyler Robinson durante una tappa presso la Utah Valley University a Orem del suo ciclo di conferenze The American Comeback Tour.  

Kirk Robinson
Kirk Robinson

L’immaginario visivo intorno all’omicidio di Kirk 

Subito dopo l’assassinio, avvenuto praticamente in diretta e finito sui telefonini di tutto il globo in una decina almeno di angolazioni e prospettive horror, si è scatenata una miriade di teorie complottistiche (un genere, peraltro, molto fortunato nell’ambito dell’ultradestra, americana e mondiale) – le quali, neanche a dirlo, si sono concentrate in particolare nel campo delle immagini, e soprattutto all’incrocio tra immagine e parola scritta. Così, le frasi che sarebbero state scritte dal killer sui proiettili hanno immediatamente catturato l’attenzione del pubblico e dei commentatori. 

Il complottismo sulle immagini 

Mentre “BELLA CIAO” e “hey fascist, CATCH!” accendevano un po’ ovunque sui giornali e sui social media gli animi anti-sinistra, ipotizzando (sperando) che l’assassino fosse di quell’area politica (quando invece sta emergendo un’appartenenza più o meno esplicita, più o meno convinta, agli ambienti dell’alt-right: ma come vedremo anche questa narrazione rischia di essere consolatoria, perché è molto più facile che Tyler Robinson, generazionalmente e individualmente, non appartenga e non voglia appartenere a nulla, rifiutando ogni coerenza di senso e ogni giustificazione… il che, se ci pensiamo, è molto più spaventoso), viene fuori che il simbolo grafico con le frecce individuato su un’altra pallottola ( ↑→↓↓↓ ) non c’entra proprio nulla con la cultura transgender a cui pure era stato associato in un primo momento, ma che invece proviene dalla sottocultura gamer – e in particolare dal videogioco Helldivers 2: la serie di frecce indica le mosse per sganciare una bomba gigante. Il messaggio di Robinson sarebbe dunque: “eccomi, sono io il dispensatore della mega-distruzione, della mega-morte”, o qualcosa del genere (la sequenza di frecce è diventata in questi anni a sua volta un meme su forum come 4chan). 

groypers Immaginario visivo del caso Charlie Kirk. Primo omicidio politico memetico della storia 
Groypers

La sottocultura gamer in Tyler Robinson 

Pazzia. Ma una forma di pazzia che affonda a sua volta le radici in un immaginario comunque complesso, articolato, a suo modo ricco e che comincia a configurarsi come la sostanza stessa dei nostri incubi attuali (non a caso, quello di Charlie Kirk comincia ad essere definitivo come “il primo omicidio politico memetico della storia”). Un immaginario che quindi non può essere liquidato superficialmente, con un colpo di spugna (“è spazzatura, non mi interessa”), né tantomeno frainteso clamorosamente per incompetenza, pigrizia intellettuale e ignoranza dei codici. 

La serie tv “Adolescence” 

Quale è dunque la situazione che ci troviamo di fronte? Più o meno quella che si trova davanti l’ingenuo detective di Adolescence (la miniserie tv ideata da Jack Thorne e Stephen Graham, fresca vincitrice agli Emmy) quando il figlio bullizzato gli tiene nel corridoio della scuola la lezioncina (ipersemplificata, certo, per esigenze di scrittura) sui significati reconditi di cuoricini, emoticon e colori usati come segnali più o meno segreti – a prima vista inaccessibili al mondo degli ‘adulti’. Solo che qui il ruolo del detective ce l’ha l’intero sistema mediatico-informativo occidentale, oltre alla cultura tout court. In altre parole: il tentativo (impossibile, per definizione) è quello di comparare e intrecciare un sistema di pensiero e di interpretazione ancora in larga parte ancorato al linguaggio e ai valori novecenteschi, a qualcosa di sfuggente e di indefinibile – nichilista? – che fatichiamo anche solo a inquadrare nel termine-concetto di ‘sistema’, proprio perché a prima vista è quanto di più a-sistematico si possa immaginare. Qualcosa che, letteralmente, non vuol dire nulla. Niente. 

Il terrorismo secondo Fernando Cotugno 

Lo spiega bene in un suo recente post su Facebook Ferdinando Cotugno: “Il terrorismo chiede di essere leggibile, vuole essere letto nelle sue intenzioni e rivendicazioni, Tyler Robinson ha fatto l’esatto opposto: non capirete mai. Perché non c’è più niente da capire. Quando provi a capire una cosa che non ha senso, il troll ha già vinto. Ed è un altro dei paradossi di questa storia: Kirk aveva conquistato la fama con l’uso di una logica ferrea, militarizzata, poi è stato ucciso da uno che si esprimeva solo per meme. È un punto di non ritorno perché travalica la normalizzazione della violenza politica. Era uno scenario brutto, ma cognitivamente concepibile. Una tragedia morale, certo, ma la mente umana è attrezzata per le tragedie morali. Invece è peggio. La società è polarizzata in superficie, in orizzontale, tra chi ha tempo soldi energia per la polarizzazione, ma è anche frammentata in verticale, bolle isolate, periferiche, nichiliste, auto referenziali, con sempre meno legami con la realtà condivisa.” 

Qui davvero, per sperare di cominciare a capirci qualcosa, forse l’unica è riprendere in mano, e al più presto, Fёdor Dostoevskij e Friedrich Nietzsche. Insieme, magari, a un bel po’ di James Ellroy (quello, per capirci, de L’angelo del silenzio o di Panico).  

Christian Caliandro 

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Autore
Artribune

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