Ilva, l’accordo è in alto mare: Urso e i dubbi sulla decisione di Taranto. E va a Gioia Tauro per l’impianto Dri
- Postato il 1 agosto 2025
- Politica
- Di Il Fatto Quotidiano
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La soluzione per l’Ilva di Taranto è ancora in alto mare. Anche più lontana del 12 agosto, data fissata per il nuovo incontro tra governo ed enti locali. È difficile che quel giorno si arrivi alla firma dell’accordo di programma definendo la costruzione o meno degli impianti di preriduzione e il posizionamento della nave rigassificatrice. Il dubbio serpeggia anche al ministero delle Imprese e del Made in Italy ed è emerso, a quanto apprende Ilfattoquotidiano.it, nel corso dell’incontro tra Adolfo Urso, i sindacati e i ministri Giancarlo Giorgetti e Marina Calderone.
Il faccia a faccia è stato giudicato negativamente dai metalmeccanici, in attesa di capire quali siano le prospettive occupazionali e come verrà gestita la fase di transizione. L’umore dei segretari generali di Uilm, Fiom e Fim era nero all’uscita dal vertice tanto da spingerli a firmare una nota per chiedere “un incontro a tutti i gruppi parlamentari di maggioranza e opposizione” con l’obiettivo di “discutere e chiarire lo stato attuale della vertenza e i problemi che si stanno sempre più acutizzando sulla pelle dei lavoratori e di intere comunità”. Lo scenario è stato definito “drammatico” dai leader Rocco Palombella, Michele De Palma e Ferdinando Uliano.
I ministri, del resto, non sono stati in grado di illustrare alcuna prospettiva dopo l’incontro di giovedì con il presidente della Regione Michele Emiliano e il sindaco Pietro Bitetti nel quale si è solo firmato un generico verbale che impegna alla decarbonizzazione entro il 2032 e permette così di aggiornare il bando di gara che prevede manifestazioni di interesse fino al 15 settembre. “Sarà dato un indirizzo chiaro del piano di decarbonizzazione”, ha assicurato Urso che ha anche parlato apertamente dell’intero costo dell’ambientalizzazione di Ilva: tra i 9,3 e i 9,7 miliardi di euro. Costi quasi totalmente da finanziare, a parte il miliardo già stanziato per finanziare Dri Italia, che a breve cambierà la governance.
Tutto il resto è in alto mare. Tanto che il ministro la prossima settimana andrà anche a Gioia Tauro per verificare se esistono le condizioni per considerarla una location alternativa a Taranto per la costruzione del polo di preriduzione. La pista preferita resta sempre quella della città jonica, anche a causa dei costi da sopportare per il trasporto del preridotto che alimenta i forni elettrici e le difficoltà a utilizzare la materia prima che andrebbe riscaldata se prodotta altrove.
Il Comune di Taranto continua a insistere sulla possibilità di costruire un solo impianto Dri in città a supporto dei 3 forni elettrici, il cosiddetto “piano C”, alternativo rispetto ai due proposti dal governo. Al ministero però si giudica “non realistica” questa opzione anche perché “non è sostenibile” a livello economico. “Dobbiamo ragionare secondo il principio di realtà”, avrebbe detto il ministro ai sindacati, ai quali sarebbe stato anche riferito che il 12 agosto è considerata una data interlocutoria. “Difficilmente arriverà una risposta definitiva dal Comune – sarebbe stata la previsione di Urso – perché manca il consenso”. Agosto è appena iniziato, ma la soluzione per l’Ilva sembra già slittare a settembre insieme alle risposte per i lavoratori.
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