Il vuoto, così all’improvviso. Lettera dal deserto
- Postato il 4 dicembre 2024
- Di Il Foglio
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Il vuoto, così all’improvviso. Lettera dal deserto
Dieci minuti alle sette. Il negozio – un minimarket per milanesi frettolosi – sta per chiudere. Gli ultimi clienti pagano e vanno. Un ragazzo sui vent’anni sta indeciso in mezzo a una corsia: “Mamma, ti compro il tuo shampoo?”, domanda ad alta voce. La donna non lo sente. Il ragazzo sa la marca preferita della madre, e prende lo shampoo.
Che gentile, penso, e lo supero, veloce, verso gli alimentari. Lo ritrovo poco dopo, inginocchiato a terra, intento a scegliere fra gli insetticidi spray. Quanti insetticidi compra però – a dicembre, che strano. Ma ancora lo sconosciuto si consulta con la madre ad alta voce: “Mamma, Baygon o Vape?”. La mamma non risponde: sarà, mi dico, al reparto cosmetici. Il ragazzo non ha auricolari, non sta parlando al telefono. E faccio incetta di salti in padella, ammorbidente, kefir, cibo per gatti, come se non ci fosse un domani. Alla cassa sono l’ultima, davanti a me c’è solo il ragazzo. “Pago anche la tua spesa, mamma”, fa, voltandosi, come se la donna gli fosse alle spalle. Ma dietro di me non c’è nessuno. Il negozio è vuoto. La commessa è gentile, ma inquieta.
Il cliente esce. Esco anche io: non c’è nessuno ad aspettarlo. Lui non se ne meraviglia, non si guarda nemmeno un attimo attorno. Carica il portapacchi di una bici. Della madre, nessuna traccia. E’ buio, le luci del Natale lo rischiarano un po’. Lui sale in sella e si fa largo a fatica nel traffico costipato della sera. E la mamma? E’ viva, è morta, è immaginata quella madre convocata e assente? Mi sfilano davanti tram carichi di pendolari ansiosi di buttarsi di corsa nelle bocche della metro. Guardo l’ombra sottile e scura del ciclista che s’allontana, solo. Mi sento come se un pavimento avesse ceduto di colpo sotto ai miei piedi, rivelando il vuoto. “Il deserto è pressato nei vagoni della metropolitana”, scriveva Eliot nei Cori da La Rocca, 1934. La verità su di noi la sanno, cent’anni prima, i poeti. Ma è tardi, svelta, andiamo – e accendo come tutti lo smartphone.
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