Il vero “scandalo” di Israele è credere nel suo diritto a esistere

  • Postato il 3 luglio 2025
  • Di Il Foglio
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Il vero “scandalo” di Israele è credere nel suo diritto a esistere

Al direttore - Secondo Theodor W. Adorno, ogni spiegazione economica, sociale e religiosa dell’antisemitismo si rivela sempre inadeguata, perché le radici del fenomeno si spingono fino alla profondità più oscura e misteriosa della nostra civiltà. Pensiamo ai nostri giorni. Al di là della gigantesca asimmetria informativa – clamorosa in Italia – su quanto accade realmente a Gaza, non il governo di Gerusalemme, ma lo stesso stato ebraico è vittima di una sorta di bias cognitivo delle opinioni pubbliche occidentali. Un giornalista del Daily Telegraph, Allister Heath, ha acutamente osservato che Israele è inviso a tante persone di ogni ceto e livello d’istruzione non tanto per ciò che fa, ma per ciò che è: una nazione piccola, ma con un esercito di prim’ordine e una intelligence unica al mondo. E attaccato dalle Nazioni Unite. E’ calunniato dalla maggioranza dello star system e dell’intellettualità “progressista” europea e americana. Eppure Israele resiste, anzi prospera: nella cybersicurezza, nella medicina, nella ricerca scientifica, nell’innovazione tecnologica. E continua a trasformare il deserto in giardini agricoli. Il mondo lo guarda stupito e tuttavia non riesce a capirlo. Quindi reagisce come fosse di fronte alle performance di un mago. E’ bravo, c’è però il trucco. C’è il trucco degli aiuti di Washington e dei complotti della lobby ebraica internazionale. Il suo potere, quindi, è truffaldino. Il popolo di Abramo doveva scomparire molto tempo fa e invece è tornato a casa, ha ricostruito la sua terra, la sua lingua, la sua memoria, la sua identità. E questo non è normale. Non è politico. E’ quasi biblico. Perché è inconcepibile la storia di un popolo che passa dalle camere a gas all’Iron Dome. Perché è inconcepibile la storia di un popolo sopravvissuto ai babilonesi, ai romani, ai crociati, all’Inquisizione, ai pogrom, alla Shoah, e che ancora si presenta il lunedì a Tel Aviv per lavorare. Probabilmente è questo, o anche questo, che fa impazzire i “gentili”.
Michele Magno

“Israele è lo scandalo che non si riesce a digerire. E’ il luogo dove gli ebrei sono sopravvissuti. Dove non si sono lasciati annientare. Dove non hanno accettato di essere solo un ricordo […] Dove hanno costruito uno stato moderno, innovativo, forte militarmente e avanzatissimo tecnologicamente. E’ questo che genera fastidio. E anche odio […] Non ci si rassegna al fatto che gli ebrei non siano più soltanto vittime… L’antisemitismo moderno ha solo cambiato pelle. Non si può più dire ‘odio gli ebrei’, ma si può dire ‘odio Israele’. E’ la forma di odio che si è resa socialmente accettabile, frequentabile, politicamente presentabile. Ma la radice è la stessa […] Israele è diventato il bersaglio perfetto per chi vuole continuare a odiare l’ebreo senza pagare il prezzo sociale dell’antisemitismo”. Israele, come scrive il nostro amico David Parenzo nel suo ultimo libro, è semplicemente uno scandalo. A volte, Israele fa cose scandalose, come succede purtroppo a Gaza. A volte, cioè quasi sempre, lo scandalo di Israele è un altro: essere una democrazia che crede in se stessa e che crede nel suo diritto di esistere in una terra dove la democrazia è una provocazione semplicemente scandalosa.

 

  

Al direttore - “Gli Usa attaccano l’Iran: cosa succede ora?” è il titolo dell’incontro promosso dall’Ispi il 23 giugno a cui partecipavano Alessandro Colombo, professore di Relazioni internazionali all’Università di Milano, Paolo Magri, presidente del comitato scientifico dell’Ispi e, in remoto, Lucia Annunziata, membro della commissione Esteri del Parlamento europeo. Moderava Simone Sabattini del Corriere della Sera. Finite le relazioni, chiesi di parlare, per osservare: prima di tutto che “attaccare” non mi sembrava il verbo adatto a descrivere il lancio di 4 bombe, troppo pesanti perché potessero essere trasportate dagli aerei di cui dispone Israele. E poi per manifestare il mio stupore che in tutto il convegno, da nessun relatore fosse stata detta una solo parola che contenesse le radici “atomica” “nucleare” e analoghe. Non già per addebitare all’Iran l’intenzione di costruire la Bomba, men che meno di minacciare di usarla, ma almeno per contestualizzare il presunto “attacco”, e avere qualche speranza di prevedere “cosa succede ora”. Una cosa la seppi praticamente in tempo reale: avendo io accennato all’orologio che a Teheran scandisce il tempo entro cui deve esser distrutta “l’entità sionista”, un relatore mi disse che l’orologio era stato distrutto.
Franco Debenedetti

 

  

Il dott. Davide Clementi, segretario nazionale dell’Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca in Italia (Adi) precisa che quanto riportato nell’articolo pubblicato in data 28 giugno 2025, dal titolo “Pd in cortocircuito: sta con i ricercatori ma accusa il governo quando ne accoglie le richieste”, a firma di Luca Roberto, non corrisponde al vero. In particolare, Adi non ha mai caldeggiato l’abolizione dell’esenzione fiscale per le borse di ricerca post lauream, ma ha sempre sostenuto di sopprimere in toto dall’ordinamento tale forma di impiego per sostituirla con una più tutelante. Ciò prescinde in ogni caso dall’errore compiuto dai proponenti dell’emendamento che ha abolito l’esenzione, poiché essi non si sono premurati di inserire un regime transitorio per i rapporti giuridici in essere, determinando un probabile aggravio fiscale a carico dei ricercatori che avevano partecipato a bandi contenenti condizioni diverse.

 

Risponde Luca Roberto. Prendiamo atto della precisazione. A ogni modo l’intervento del governo, tassando le borse di studio, favorisce in teoria il ricorso al contratto nazionale, che l’Adi ha sempre difeso. Ma il nostro articolo illuminava le contraddizioni del Pd, non certo quelle della sua associazione.

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Il Foglio

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