“Il vedovo”: al Teatro Manzoni di Milano il remake del celebre film del 1959

  • Postato il 12 novembre 2025
  • Di Panorama
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“Il vedovo”, film del 1959 diretto da Dino Risi e interpretato magistralmente da due mostri del cinema come Alberto Sordi e Franca Valeri, può considerarsi a tutti gli effetti tra i precursori della commedia italiana. Marco Risi, figlio del regista, dichiarò che il padre rimase assai scontento delle critiche del film, nonostante fosse stato campione d’incassi. Probabilmente la critica si doveva ancora abituare a un tipo di umorismo, a quell’ironia amara che diventerà il successo della commedia italiana.  “Il vedovo” infatti, è un vero capolavoro di quella che oggi definiamo “black comedy”, quell’umorismo che mette in campo argomenti un po’ “seri”, in questo caso, il tentato omicidio di una moglie, per impossessarsi del suo patrimonio.

Ovviamente il tutto in chiave comica, si ride, ma rispettando la storia del film, mantenendo intatto quello che è il cuore del racconto.

Dall’11 al 23 novembre, sul palco del Teatro Manzoni di Milano, quattro improbabili assassini tenteranno di eliminare la signora Elvira Almiraghi (Galatea Ranzi), ricca donna milanese, astuta e con uno spiccato senso degli affari.

Senso degli affari che, di certo, non appartiene invece al marito, che proprio per pagare i suoi debiti, raduna una banda di cinici quanto sprovveduti personaggi per compiere lo scellerato gesto.  

“Quando mi hanno proposto questo testo, prima di decidere, ho avuto bisogno di riflettere – spiega Massimo Ghini che ha curato anche la regia – ma leggendo l’adattamento (di Ennio Coltorti e Gianni Clementi, e vedendolo fedele all’originale) non ho avuto dubbi. Vengo dalla vecchia scuola del Piccolo, quando a teatro venivano a vederci sia le signore della Milano bene, che gli operai dell’Alfa Romeo, mi sento sempre addosso la responsabilità e il dovere artistico di fare bene, perché tutto il pubblico possa condividere lo spettacolo”.

Uno spettacolo con otto attori, tutti e otto cinici, dotati di una cattiveria disarmante. Le sfumature dei personaggi dipanano la storia, e ognuno, con il proprio personaggio mette a nudo una realtà sociale del tempo passato, ma facilmente adattabile al contesto contemporaneo.

Lo spettacolo, pur rispettando l’intreccio originale, non ne è una copia, così come Massimo Ghini non fa assolutamente l’imitazione, né tantomeno la macchietta di Sordi.“Ci sono però due momenti – continua Ghini –  due battute che non possono essere dette, se non “alla Sordi”, con una tonalità e un modo di dire “sordiano”. “La mia Elvira non c’è più!” e “Marchese che fa, spinge?”. Queste due iconiche  battute le dico, e lo dichiaro apertamente, facendo la sua l’imitazione, perché… se le meritano! Perché non possono che essere dette così, esattamente come le ha recitate lui: Albertone

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Panorama

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