Il Tribunale di Roma chiede la confisca per sei opere d’arte trafugate in Italia e finite al Louvre

  • Postato il 16 marzo 2025
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  • Di Artribune
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Chi è mai anche solo entrato al Musée du Louvre, a Parigi, sa che sono decine le opere d’arte realizzate in Italia esposte tra le sale dell’istituzione. Ora vendute (Gioconda compresa) ora requisite da Napoleone (una cinquantina di tele e tavole esposte nella Grande Galerie), questi lavori fanno parte da secoli del patrimonio del grande museo parigino, che nei prossimi mesi e anni sarà sottoposto e un imponente restauro per vie delle complicate condizioni in cui versano gli spazi espositivi. Delle molte opere italiane qui esposte, però, ce n’è un gruppetto la cui oscura provenienza è finita al centro di una diatriba internazionale tra Italia e Francia.

Le sei opere sottratte dall’italia presenti al Louvre

Sono sei le opere al centro di una lunga contesa che vede il museo francese contrapposto al Ministero della Cultura italiana: tutte sono arrivate al Louvre per vie traverse e, si punta il dito dall’Italia, illecite, attraverso furti e sottrazioni occultate con passaggi tramite privati. Tra queste ci sono un’anfora, comprata a un’asta di Sotheby’s nel 1990 e proveniente da una collezione sospetta; le Nereidi in terracotta, che avrebbero attraversato la Svizzera senza le dovute verifiche; dei vasi del IV Secolo a.C.; una testa in terracotta di Eracle; ma soprattutto un architrave proveniente dalla chiesa di San Nicola di Bari, ad Avezzano (Abruzzo), sparito dopo il terremoto del 1915.

Frammento dell'architrave del XIII al museo del Louvre. Photo Sailko via Wikimedia
Frammento dell’architrave del XIII al museo del Louvre. Photo Sailko via Wikimedia

L’architrave della chiesa di San Nicola di Bari al Louvre

A margine del terremoto, la chiesa era stata spogliata di quasi tutti i suoi elementi. Architrave compreso, che nel 1935 era stato messo in commercio dalla galleria dell’antiquario Edgar Altounian e quindi proposto al Louvre: il museo aveva rifiutato. Il Louvre, sottolinea il Pubblico ministero Stefano Opilio, non ne aveva segnalato la presenza all’Italia: una prima scorrettezza, secondo gli italiani. Al che i francesi hanno risposto che la chiesa era abbandonata dalla seconda metà dell’Ottocento e l’architrave era già nella collezione di Altounian da inizio secolo.

Intanto il bene aveva continuato a girare per poi essere ceduto, durante l’occupazione nazista, al Kunstgewerbemuseum di Düsseldorf per 300 mila franchi: con il bombardamento del museo tedesco, le truppe francesi l’avevano ricondotto a Parigi, e da dicembre 1983 il manufatto era stato esposto al Louvre come capolavoro del Rinascimento italiano.

La contesa internazionale tra Louvre e Italia

Dal 2018 è iniziato uno scambio di comunicazioni tra il museo e il Ministero della Cultura, con l’obiettivo di trovare un accordo che consentisse la restituzione delle opere all’Italia senza compromettere l’immagine del Louvre stesso. La questione, però, si sposta adesso nelle aule di giustizia, perché il tribunale di Roma ha ordinato la confisca dei beni in quanto ritenuti patrimonio del Paese. Sarà la stessa direttrice Laurence Des Cars, convocata in udienza, a dover difendere le ragioni del Louvre.

Una decisione, quella italiana, in linea con l’intensificarsi degli sforzi per il recupero dei beni culturali sottratti illegalmente e rivenduti all’estero, che nel solo 2023 ha visto il rimpatrio di 750 reperti dall’Inghilterra e 600 dagli Stati Uniti.

Giulia Giaume

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Artribune

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