Il tragico realismo di Niebhur e Morgenthau davanti alla minaccia atomica
- Postato il 4 luglio 2025
- Di Il Foglio
- 1 Visualizzazioni

Il tragico realismo di Niebhur e Morgenthau davanti alla minaccia atomica
Reinhold Niebuhr (1892-1971) e Hans J. Morgenthau (1904-1980) sono stati due autori fondamentali nella teoria delle relazioni internazionali del secolo scorso. Esponenti, a loro modo, della corrente del “realismo politico”, condividevano una stima reciproca così come tratti importanti di pensiero. Tra questi, la preoccupazione per l’invenzione della bomba atomica. Luca Gino Castellin, storico del pensiero politico dell’Università Cattolica di Milano è il curatore di una raccolta di scritti dei due autori in uscita oggi: “Morte nell’era nucleare. Il realismo politico di fronte alla bomba atomica” (Scholé).
A lui chiediamo di spiegarci quanto scrive nell’introduzione e cioè che lo “scetticismo della fede” di Niebuhr e la “fede nello scetticismo” di Morgenthau “sembrano completarsi perfettamente”: cosa significa? “Lo ‘scetticismo della fede’ di Niebuhr e la “fede nello scetticismo” di Morgenthau si completano poiché, pur muovendo da presupposti differenti, convergono in una critica radicale alle illusioni della modernità politica. Il teologo protestante impiega la fede per smascherare le false sacralizzazioni del potere, facendo leva sulla consapevolezza del peccato e della fragilità umana. Il politologo tedesco adotta uno scetticismo metodologico, fondato sulla naturale volontà di autoaffermazione insita nella natura umana, per liberare l’analisi politica da ogni dogma ideologico. Entrambi, seppur con accenti diversi, condividono una polemica contro lo scientismo positivista e l’idealismo sentimentale, dando vita a una costruzione del pensiero politico parallela e complementare. La loro forza sta nel saper giungere, seppur da vie distinte, a una visione realista e disincantata della politica, che ne rifiuta ogni pretesa di razionalità o perfezione assoluta”.
Quali sono i punti salienti della visione tragica, per certi aspetti, che entrambi manifestano circa la minaccia della guerra nucleare? “Niebuhr e Morgenthau condividono una visione drammatica – e, per certi aspetti, tragica – della minaccia nucleare, riconoscendo che l’arma atomica segna una cesura nella storia umana. Niebuhr mette in luce l’incapacità della civiltà tecnica di sottoporre il proprio potere distruttivo a un controllo morale, critica l’uso della bomba contro il Giappone e denuncia l’impasse generata dalla diffidenza tra le superpotenze. Morgenthau analizza i paradossi della strategia nucleare statunitense e del nuovo pacifismo, inoltre sottolinea la crisi del pensiero politico a lui coevo, denunciando come la distruzione atomica annienti il significato della vita, della morte e della storia. Entrambi rifiutano l’illusione di un ordine mondiale immediato e auspicano un approccio realistico e responsabile alla politica internazionale, fondato sulla consapevolezza dei limiti umani e sull’imperativo di evitare l’annientamento reciproco, facendo della coesistenza tra le potenze il primo obiettivo”.
Nell’ultimo contributo del volume, un dialogo tra Niebuhr e Morgenthau pubblicato nel 1967, emerge la concordia sull’impossibilità di creare un governo mondiale. Sembra che essi continuino a pensare che una “diplomazia intelligente” (l’espressione è del tedesco) sia il miglior argine all’anarchia internazionale. “Nel dialogo – dice Castellin – Niebuhr e Morgenthau mostrano un netto scetticismo circa la possibilità di istituire un governo mondiale a breve termine, convergendo sulla necessità di una diplomazia intelligente per gestire l’anarchia internazionale. Entrambi considerano utopico fondare un ordine globale per via costituzionale. Come osserva Niebuhr, rifacendosi a Burke, è la comunità a generare la legge, non il contrario. Morgenthau aggiunge che senza un potere centrale, una qualche forma di lealtà e una visione condivisa di giustizia, non può mai darsi alcun ordine sociale. In assenza di queste condizioni, invitano a valorizzare il sistema degli stati nazionali, pur riconoscendone i limiti, e a temperarlo con una diplomazia pragmatica, in grado di costruire interessi comuni e ridurre i conflitti. Entrambi rigettano le ideologie assolute della Guerra fredda, ritenendole dannose per la pace, e indicano nella coesistenza tra le potenze la condizione minima per evitare l’autodistruzione nucleare”.
Volgendo lo sguardo all’attualità poco rassicurante, quali pensa che siano le riflessioni dei due pensatori più importanti da tenere a mente? A giudizio di Castellin, “le riflessioni di Niebuhr e Morgenthau restano profondamente attuali. Innanzitutto, ci invitano a riconoscere i limiti intrinseci della politica internazionale, dove egoismo e interessi nazionali sono elementi inevitabili. Sottolineano l’importanza di un approccio realistico, che eviti ideologie (o prese di posizione) assolute e gestisca con saggezza i rapporti tra potenze, in un contesto ancora segnato da conflitti, tensioni nucleari e rivalità geopolitiche. La loro insistenza sull’endemica ‘incertezza’ della politica internazionale è poi un monito fondamentale per prevenire escalation pericolose Infine, ci ricordano che il realismo politico non rappresenta un approccio amorale o immorale, bensì l’esatto contrario. Il realismo esprime la necessità di combinare saggezza politica, coraggio e giudizio morale, attraverso cui qualsiasi statista può riconciliare la sua natura politica con il suo destino etico”.
Continua a leggere...