Il tesoro di Napoleone: depredato dopo Waterloo

  • Postato il 21 ottobre 2025
  • Di Focus.it
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Domenica 19 ottobre 2025 sono stati rubati otto pezzi della collezione di gioielli di Napoleone e di alcune sovrane francesi, in mostra nella Galleria di Apollo, al Museo del Louvre di Parigi. Ma non è la prima volta che l'imperatore francese viene depredato dei suoi tesori: era successo anche all'indomani della sconfitta di Waterloo.. Carico di tesori. Parigi, sera dell'11 giugno 1815. Napoleone Bonaparte è nei suoi appartamenti con il fratello Giuseppe. La partenza per il Belgio è imminente: dopo il ritorno dall'esilio dell'Elba Napoleone è di nuovo imperatore dei francesi, ma l'Europa l'ha messo al bando come "nemico e perturbatore della pace del mondo". È una dichiarazione di guerra. Terreno dello scontro finale: Waterloo. Rimangono da discutere gli ultimi particolari. Giuseppe consegna all'imperatore diamanti per un valore di 800mila franchi. Napoleone li fa riporre dal primo valletto Louis Joseph Marchand nel suo nécessaire, insieme alla collana di brillanti che la sorella Paolina gli aveva donato all'Isola d'Elba, alla vigilia del suo rientro in Francia. Il tutto viene sistemato nella sua carrozza, pronta per la partenza. E questi non sono gli unici valori che l'imperatore porta con sé.. In carrozza. Dopo aver dormito qualche ora, alle 4 del mattino del 12 giugno, Napoleone raggiunge la sua armata, ma non a cavallo. Per le lunghe trasferte preferiva infatti le comodità della sua modernissima dormeuse che fungeva da studio, camera da letto, sala da pranzo e toilette. Tutto nello spazio limitato dell'abitacolo. Fu proprio con questa carrozza che l'imperatore si mise in viaggio. Al suo seguito anche un landau decapottabile, veloce e leggero, utile nelle ricognizioni del campo di battaglia. Qualche giorno prima era partito, alla volta del Belgio, anche il furgone del tesoro. "Desidero che vi sia caricato un milione in oro [...]", Napoleone si raccomandò con il barone Guillaume Joseph Peyrusse, tesoriere generale. "Metterete nel furgone 100 o 200mila franchi in argento per il servizio corrente [...]. Per quanto riguarda il milione in oro, non vi si potrà attingere se non in virtù di un mio decreto". L'imperatore non poteva immaginare che il prezioso carico che lo seguiva doveva essere protetto non solo dal nemico, ma anche dai suoi stessi uomini. . Prede facili. Ma facciamo un salto in avanti di sette giorni, fino a domenica 18 giugno, ore 21:00 circa. La battaglia è ormai finita e l'esercito francese allo sbando. Decine di migliaia tra morti e feriti, su ambedue i fronti, giacciono sul terreno reso fangoso dalle piogge del giorno prima. Il frastuono di cannoni, spari, grida ha lasciato spazio a lamenti e richieste di aiuto. Da poco l'imperatore si è allontanato dal campo di battaglia e l'esercito francese, in rotta, si sta disperdendo in un fuggi fuggi generale. I prussiani però non mollano e si lanciano all'inseguimento del nemico in fuga, uccidendo e derubando a man bassa.. Assalto alla carrozza. In questo scenario, la prima carrozza del seguito imperiale a cadere nelle loro mani fu quella su cui viaggiava il valletto Marchand, intercettata a circa 14 km a sud del terreno di battaglia. Lì si era formato un ingorgo, per un cannone che ostruiva il passaggio. In pochi istanti una massa di vetture si trovarono di traverso nel pantano. Impossibile proseguire. "Il nemico, anch'esso bloccato, saccheggiava le ultime vetture, la mia sarebbe presto diventata sua preda", raccontò nelle sue memorie lo stesso Marchand. "Aprii prontamente il nécessaire, mi impossessai dei 300mila franchi in banconote, che misi sul mio petto fermandoli con la mia uniforme e abbandonai il resto". Nell'abitacolo rimasero 100mila franchi in oro.. Stop alle danze. Poi toccò al landau, incrociato dai prussiani 9 km più a sud. C'era una grande confusione: anche Napoleone intorno alle 22 si imbottigliò in quel punto. Secondo il racconto dei prussiani, l'imperatore salì sul suo landau, ma vedendo arrivare i nemici, ne uscì sottraendosi per un soffio alla cattura. Di sicuro c'è che la carrozza fu depredata e venne offerta poi, gravemente danneggiata, al feldmaresciallo prussiano Gebhard Leberecht von Blücher, che la inviò al suo castello di Krieblowitz, vicino a Breslau (Polonia). "Ho messo fine una volta per tutte alle danze di Napoleone", scrisse alla moglie. "Il suo esercito è in rotta e tutta la sua artiglieria, bagagli, cassoni ed equipaggi, sono nelle mie mani. Due cavalli sono morti sotto di me. Presto sarà tutto finito per Bonaparte". Nel 1975 un suo discendente donò il landau al museo del castello di Malmaison, che era stato residenza di Napoleone e della moglie Giuseppina. Dopo tante traversie, era tornata nel garage di casa, a Parigi.. Carrozza scassinata. Anche la dormeuse subì la stessa sorte del landau: intorno alle 23 del 18 giugno fu intercettata dal maggiore Von Keller e dai suoi uomini del 15° reggimento fucilieri. Uno dei fedelissimi di Napoleone ebbe appena il tempo di portare con sé la cartella portadocumenti dell'imperatore, abbandonando il prezioso, ma pesante, nécessaire e chiudendo a chiave la carrozza. Quel mazzo di chiavi è ancora oggi conservato a Malmaison. Per Von Keller una serratura chiusa non era certo un problema: in un attimo con la sua sciabola scardinò la portiera e si servì abbondantemente. Anche lui inviò la dormeuse a sua moglie, a Düsseldorf.. Appuntamento mancato. La ritirata era continuata a singhiozzo: ancora più a sud, a Charleroi, si formò un altro imbuto. Era tutto bloccato e il commissario che aveva la responsabilità del furgone del tesoro si rese conto del pericolo. Sperando di mettere al riparo il prezioso carico, decise di distribuirlo ai fedelissimi e ai soldati della scorta, per portarlo sulla riva opposta del fiume, in un punto indicato. Cominciò così a consegnare le borse con i soldi: di ogni soldato si registravano il nome e la somma affidata. All'inizio tutto andò bene, poi si sentirono degli spari in lontananza.. Il caos. "Avevamo appena cominciato a ritirare qualche centinaio di migliaia di franchi, quando un improvviso panico, forse premeditato da parte di qualche furfante, gettò improvvisamente il disordine tra gli addetti al servizio", raccontò Hippolyte de Mauduit, granatiere della guardia imperiale. "Ognuno voleva la sua parte: si sfoderano le sciabole, si colpisce con le baionette e il sangue cola! Ben presto il cassone viene svaligiato e non vi rimangono intorno che morti e feriti". Nessuno si presentò all'appuntamento: molti incapparono nei prussiani e furono derubati. Di quel furgone oggi ci rimane solo la serratura supertecnologica, dotata di ben 427 combinazioni.. Inventario. Difficile fare un calcolo preciso del bottino prussiano. Proviamo a ricapitolare. Sappiamo che nella carrozza di Napoleone si trovavano il collier di brillanti di Paolina Bonaparte (valore: 300mila franchi) e i diamanti non montati di Giuseppe (altri 800mila). Secondo una fonte inglese, nella dormeuse erano nascosti 200mila napoleoni d'oro. Poi c'erano i 300mila franchi in banconote"salvati" dal valletto Marchand che dovette lasciare però i 100mila franchi in oro. Se aggiungiamo il milione in oro del furgone del tesoro, ne risulta una cifra da capogiro, difficilmente spiegabile come tesoretto per far fronte alle necessità dell'armata in battaglia. Perché Napoleone portò con sé una simile quantità di diamanti, oro e banconote? A spingerlo probabilmente fu la preoccupazione per il clima politico di Parigi. L'imperatore, prima di partire, aveva detto al tesoriere Peyrusse: "La capitale non è alriparo da un colpo di mano".. Oggetti personali. Nell'inventario del maltolto c'erano poi molti oggetti personali dell'imperatore, come il nécessaire per la toilette in vermeil (argento dorato) dell'orafo di corte Martin Guillaume Biennais, regalato da Maria Luisa a Napoleone, con più di cento elementi, tra cui un servizio da tè, caffè e cioccolata, con piatti, candelabri e posate. Ogni articolo aveva lo stemma imperiale inciso. C'era anche un portaliquori in mogano, che conteneva due bottiglie, una di rhum, l'altra di un buon vecchio malaga. Poi, uno scrittoio estraibile con calamaio penne, la cartella portafogli, il sigillo imperiale, mappe, telescopio, due pistole fabbricatea Versailles e un'altra a due canne. Tutte cariche.. Piccoli segreti. E non era finita qui: sul lato interno era appeso un cronometro con una catena d'argento. E ancora: un elegante nécessaire per la pulizia dei denti, profumi (acqua di Colonia e lavanda). Tutti questi oggetti furono esposti a Londra nel gennaio del 1816, insieme alla carrozza e ai cavalli, in una mostra che ebbe un successo epocale. Tutta la stampa inglese ne diede notizia con grande risalto. Poco più di due mesi dopo uno di questi giornali arrivò a Sant'Elena, sulla scrivania dell'imperatore, di nuovo in esilio. Napoleone era furibondo. Il giornalista si soffermava infatti su alcuni oggetti trovati nella sua carrozza, come le bottiglie di liquore, sottolineando, con tipico humour anglosassone, che Napoleone non si faceva mancare proprio niente. Anche se, di fatto, alla fine gli mancò tutto. Silvia Büchi.
Autore
Focus.it

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