Il Tar respinge Banco Bpm, Unicredit attende il 21 giugno per decidere il futuro dell’Ops

  • Postato il 12 giugno 2025
  • Di Panorama
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Il Tar del Lazio ha  respinto la richiesta di Banco Bpm di revocare la sospensione dell’Offerta Pubblica di Scambio lanciata sulla stessa banca da Unicredit. Un’altra tappa significativa nel risiko bancario, che segna un punto a favore di Piazza Gae Aulenti e rinvia il finale di partita al 21 luglio.  La decisione del tribunale amministrativo arriva a due giorni dall’udienza e conferma lo stop all’operazionecome già stabilito dalla Consob. Nel frattempo, Unicredit proverà a riaprire il dialogo con il governo per cercare una soluzione sulle condizioni del golden power, il potere di veto che il governo italiano può esercitare su operazioni strategiche in settori sensibili.

Banco Bpm aveva impugnato il provvedimento davanti al Tar, contestando la decisione di sospendere l’offerta per un mese. Per l’istituto di Piazza Meda, la possibilità che il decreto golden power imponesse delle condizioni particolari era già stata messa in conto al momento dell’annuncio dell’ops. In effetti, le prescrizioni del governo non sarebbero dovute essere considerate come una novità tale da giustificare lo stop. La reazione di Banco Bpm è stata ferma: il provvedimento è stato definito «abnorme» e in contrasto con la prassi della stessa Consob, che secondo la banca non avrebbe tenuto conto degli interessi di mercato, della banca e degli azionisti.

Tuttavia, la partita non è ancora chiusa. Il 9 luglio il Tar del Lazio deciderà sulla validità del decreto golden power, un altro capitolo decisivo per l’operazione. Unicredit, per parte sua, ha scelto di rinunciare alla sospensiva cautelare, una mossa che potrebbe segnare una apertura nei confronti del Tesoro, che ha mostrato segnali di disponibilità a rivedere le condizioni imposte. La banca, guidata da Andrea Orcel, ha infatti dichiarato di essere fiduciosa nella possibilità di un compromesso.

A fare da sfondo alla disputa tra le due banche, c’è il nodo cruciale del valore dell’operazione. Orcel ha ribadito che l’aggregazione tra Unicredit e Banco Bpm è «un’operazione valida», ma sottolineato che essa «si scontra con visioni che la rendono de facto non economica». In altre parole l’offerta potrebbe decadere. La cautela del capo di Unicredit è emersa chiaramente anche nelle sue recenti dichiarazioni, in cui ha ridotto le possibilità di successo dell’operazione a un modesto 20%. «Le acquisizioni  sono uno strumento, non un obiettivo», ha dichiarato a Berlino, spiegando che l’operazione dovrà essere vantaggiosa per il gruppo. Se non apporterà valore, la fusione verrà accantonata. C’è anche da dire che, a queste condizioni di mercato l’’Ops è a sconto. Vuol dire che senza un rilancio da parte di Unicredit la manovra muore da sola perché nessun azionista di Banco Bpm avrebbe convenienza ad aderire.

Un quadro che lascia pochi margini se non per il fatto che le trattative e la continua incertezza rendono questa operazione uno degli snodi più importanti del panorama bancario italiano. La partita è ancora aperta, ma il destino della fusione potrebbe essere deciso dal prossimo 9 luglio.

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Panorama

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