Il summit dei ‘volenterosi’: “Avanti con le sanzioni a Mosca”. Ma vanno in frantumi sulle truppe
- Postato il 27 marzo 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Diffidenza, a dir poco. Meglio: nessuna fiducia in Vladimir Putin. All’ombra dell’Eliseo prende nuovamente forma la coalizione dei “volenterosi”, sempre divisa sull’invio di truppe in Ucraina. L’unità? Solo nel credere, pur accogliendo positivamente i colloqui in Arabia Saudita, che il Cremlino non voglia la tregua. Una linea che, al momento, non è sovrapponibile a quella di Donald Trump anche se, proprio Giorgia Meloni, ha invitato quantomeno a coinvolgerlo in futuro. I 29 Paesi, più l’Ue e la Nato, riuniti a Parigi hanno ribadito a Volodymyr Zelensky che nulla, nel breve termine, cambierà nel sostegno all’Ucraina.
“La Russia finge di trattare e non consentiremo che passi alcuna delle contro-verità spinte da Mosca in questi giorni”, è il muro eretto da Emmanuel Macron al termine del vertice. Una riunione nella quale “all’unanimità” i partecipanti hanno deciso che le sanzioni contro la Russia, nonostante le condizioni poste dal Cremlino per una tregua, non saranno revocate. Il vertice di Parigi è durato poco più di una mattinata, anticipato dalla telefonata di Macron a Trump e da una mini-riunione tra Parigi, Londra, Kiev e la Nato. Attorno al tavolo si è partiti innanzitutto da alcuni punti fermi: il sostegno, militare e civile, all’Ucraina; la mancanza di fiducia per la reale volontà di Mosca a negoziare; la necessità di dare garanzie di sicurezza all’Ucraina.
A queste certezze si è aggiunto un duplice dato politico. Il primo è il formarsi di una sorta di nuova alleanza europea, che va oltre i confini comunitari ed esclude Paesi vicini a Mosca come l’Ungheria. Il secondo è stato fotografato dal presidente della Finlandia, Alexander Stubb, che ha assegnato a Londra e Parigi “un ruolo guida” della coalizione. Ruolo che, hanno spiegato fonti Ue, non si è tramutato in un’assegnazione formale a Macron e Keir Starmer della funzione di negoziatori.
Zelensky è arrivato a Parigi fornendo la sua visione di questo momento (“Putin vuole dividere l’Europa dall’America e non vuole la pace”) e ha poi aggiornato l’elenco degli equipaggiamenti militari di cui ha bisogno, sostenendo che Putin si prepari a un’offensiva in tre regioni: Sumy, Kharkiv e Zaporizhzhia. I “volenterosi” sono convinti che lo zar voglia solo prendere tempo. “La coalizione è più grande e forte”, ha detto Ursula von der Leyen annunciando che l’Ue anticiperà la sua parte di prestiti messi in campo dal G7, dal valore di circa 18 miliardi. Il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, forse con un occhio anche agli strali lanciati da Washington all’Ue, ha aggiornato gli alleati del contributo finora messo in campo dai 27, confermando la volontà di inviare al più presto a Kiev i due milioni di munizioni richieste.
Ma quando si è arrivati all’aspetto più controverso dell’invio di truppe che i “volenterosi” hanno cominciato a zoppicare. La linea non è unica. Lo scetticismo del governo spagnolo è noto da tempo, mentre la premier italiana ha ribadito che non invierà militari in Ucraina, tracciando così una linea di demarcazione rispetto alla strategia franco-britannico. Londra e Parigi, infatti, invieranno una task force a Kiev per “preparare l’esercito ucraino di domani”, ha affermato Macron annunciando, al tempo stesso, una possibile “forza di rassicurazione” da inviare in Ucraina dopo la pace.
Non una forza di peacekeeping, e neanche delle truppe dispiegate sulla linea di contatto, ma una forza composta da diversi Paesi europei, dispiegata in luoghi strategici e dal carattere “dissuasivo” rispetto ad eventuali escalation. I contorni di questa forza di rassicurazione sono un work in progress. Ai ministri degli Esteri dei 29 Paesi è stato dato mandato di delinearne meglio le modalità. E c’è chi, come l’Olanda, ha evidenziato la necessità di un chiaro mandato politico. I dubbi, dopo il vertice di Parigi, restano. Anche sul ruolo degli Usa. Roma e Varsavia aspirano a coinvolgere anche Washington tra i “volenterosi”. E Macron, pur auspicando un sostegno americano alle iniziative europee, ha invitato anche a prepararsi a uno scenario senza gli Stati Uniti.
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