Il sovraffollamento carcerario è al 134%. Il caso di Milano San Vittore
AGI - Sono
62.722 i detenuti presenti nelle carceri italiane, a fronte di
46.706 posti disponibili. È quanto emerge dall'ultimo report del
Garante nazionale delle persone private della libertà, nel quale si parla di un
indice di sovraffollamento del 134,29% a livello nazionale e di un "
significativo aumento" del numero di presenze in carcere - con un incremento di
10.499 unità - registrato dal dicembre 2020. Nel suo documento - che riporta dati aggiornati al
30 maggio scorso - il Garante evidenzia anche che la
capienza regolamentare è pari a
51.285 unità e che il divario (
-4.579) rispetto ai
46.706 posti effettivamente disponibili è dovuto "
all'attuale inagibilità di diverse camere di pernottamento, e in alcuni casi, di intere sezioni detentive", come avviene ad esempio a
Milano San Vittore, dove ciò determina un
indice di sovraffollamento del 208,9%.
Istituti con sovraffollamento critico
E ancora: sono
157 (pari all'
83%) gli istituti penitenziari con un
indice di affollamento superiore al consentito: in
63 di questi (pari al
33%) tale indice risulta pari e superiore al
150%. Tra i penitenziari con maggior tasso di sovraffollamento, il report del Garante - oltre a
Milano San Vittore - segnala quelli di
Lucca (236,84%),
Foggia (218,06%),
Brescia Canton Monbello (202,75%),
Lodi (193,18%),
Roma Regina Coeli (191,96%),
Varese (190,57%),
Como (189,82%),
Bergamo (187,42%) e
Chieti (187,34%).
Disparità regionali nella gestione
Dall'analisi del Garante su base regionale, inoltre, emerge una "
situazione disomogenea": la quasi totalità delle regioni (
17) registra un
indice di affollamento superiore agli standard e solo
3 si collocano al di sotto della soglia regolamentare. Regioni quali
Puglia (170,72%),
Lombardia (153,28%),
Molise (153,20%),
Friuli Venezia Giulia (152,53%),
Basilicata (150%),
Lazio (148,73%),
Veneto (149,12%), mostrano, scrive il Garante, "
un preoccupante indice di sovraffollamento, in buona parte determinato dal divario in negativo tra persone detenute presenti e posti regolarmente disponibili".
Un problema strutturale e non emergenziale
Il
sovraffollamento degli istituti penitenziari "
non può essere definito un'emergenza - si legge nel report del Garante - ma piuttosto
una costante del sistema penitenziario che solo in alcuni momenti ha subito una deflazione", come, ad esempio, durante la
pandemia Covid. "
Le strutture penitenziarie sono ricettive al di sopra della loro capacità, ospitano un numero di detenuti che supera la capienza regolamentare creando
precarietà nella vita quotidiana", rileva il Garante, osservando che "
l'incremento del numero dei detenuti è dovuto agli ingressi in carcere in esecuzione di provvedimenti passati in giudicato". Un dato, questo, che "
impone qualche riflessione - aggiunge - prima fra tutte quella sulla
durata del processo in assenza di misure cautelari restrittive, e, di seguito, la
possibilità, in presenza dei presupposti previsti, per l'ammissione a misure alternative alla detenzione".
L'importanza delle misure alternative
Secondo il Garante, un'"
attenzione particolare" va data al "
necessario potenziamento al ricorso alle misure alternative", soprattutto se "si valuta la presenza in carcere di persone che per pena inflitta o per
residuo di pena da 0 a 3 anni che potrebbero accedere all'
esecuzione penale esterna, in presenza dei presupposti di legge". Le
persone detenute con pena residua fino a 3 anni sono infatti
23.995: escludendo i condannati per i reati più gravi previsti dall'articolo
4 bis che, in media, rappresentano circa il
16%, le
persone che potrebbero beneficiare del sistema delle pene alternative sono circa 20mila.
Verso un sistema penale sostenibile
Infine, "
non può non evidenziarsi - conclude il Garante - che il
sistema sanzionatorio deve potenziare l'implementazione di percorsi di giustizia riparativa, in particolare per i
reati di minore gravità, che incidano sui
processi di responsabilizzazione dell'autore del reato e contestualmente
alleggeriscano il sistema penitenziario": dunque, "
è necessario un approccio integrato che congiunga la
riforma del sistema penale,
l'espansione delle misure alternative e un forte impegno verso la
rieducazione e il reinserimento sociale delle persone detenute" che "
potrebbe contribuire significativamente a risolvere, in parte, il problema del sovraffollamento".
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