Il rovescio della testa

  • Postato il 5 febbraio 2025
  • Di Il Foglio
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Il rovescio della testa

Gran parte delle persone che hanno letto, o anche solo sentito nominare, il Monte Analogo forse non ha letto molto altro o sentito nominare altri titoli di René Daumal, uno scrittore che ha sempre puntato all’essenziale e che ha lasciato poche, pochissime opere. E non solo perché è morto inaspettatamente a 36 anni, ma perché non credeva nello sbrodolamento. Preferiva studiare il sanscrito e l’induismo, tradurre testi zen dal giapponese e parlare con Alexander de Salzmann, discepolo di Gurdjieff e amico di Artaud. Daumal ignorò anche le iniziali avances dei surrealisti, che volevano tirarlo dentro il movimento che avrebbe preso le redini della vita artistica parigina. Dopo il rifiuto, durante una riunione dove si parlava della vicinanza tra surrealisti e partito comunista, André Breton decise che Daumal doveva esser escluso da tutto, non sottomettendosi ai principi della sua corrente. Ma questo non lo turbò, concentrandosi su ciò che lo rendeva felice. 

Diventa così prezioso, per chi ha apprezzato le “avventure alpine non euclidee e simbolicamente autentiche”, trovarsi in mano questa raccolta di brevi e brevissimi saggi (a cura della colonna adelphiana Carlo Rugafiori) che diventano, anche per chi legge, esercizi di ricerca interiore, così come lo erano stati per chi scriveva “cercando l’alba dentro all’imbrunire”. Che siano parabole o lezioni, le parole dell’alpinista Daumal sono sempre un tentativo di cercare la vera natura della realtà e del sogno, e il confine tra le due. Un po’ come nella storia del mago, raccontata qui, che vive in una mansarda e lavora “in una succursale del Crédit Mystique, in avenue des Humbles”, ma che non mostra mai i suoi prodigi perché non vuole turbare “le anime semplici” che lo circondano e, “sotto l’umile aspetto di un piccolo impiegato, continuava la sua opera di guida dell’umanità”. 

Daumal, che ha scritto anche versi (Controcielo, la sua raccolta), qui dà lezioni di poesia, ma anche queste parole forse nascondono più alti consigli sulla vita interiore, tirando dentro i “vecchi trattati indiani scritti in versi sillabici” e i “versi greci dei Vangeli”. L’artista opera per una “edificazione interiore”, e la strada è piena di tranelli e di passi falsi. Anche nella poesia, “la misura è respiratoria, dato che il respiro dei polmoni umani non può sostenere l’emissione se non per durate limitate”. Se Il Monte Analogo è quello che Bobi Bazlen – e poi Roberto Calasso – chiamava libro unico, questi saggetti sono un addendum, farfalle che svolazzano intorno alla “verità”, su vari livelli di comprensione, e anche qui non sappiamo mai cosa prendere seriamente. Scrive Daumal: “A forza di mentire a te stesso, alla fine forse non ne potrai più e formerai un’idea, formulerai una legge. A ciò vuole arrivare il poeta”.

    

René Daumal
Il rovescio della testa
Adelphi, 93 pp., 12 euro 

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Autore
Il Foglio

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