Il ritorno in Serie A del Pisa e di Pippo Inzaghi
- Postato il 5 maggio 2025
- Di Il Foglio
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Il ritorno in Serie A del Pisa e di Pippo Inzaghi
Con la tenacia che ne ha contraddistinto il glorioso cammino da centravanti di rapina, da rabdomante del gol, come da definizione di Adriano Galliani, Filippo Inzaghi ci proverà ancora una volta. In Serie B non ha più nulla da dimostrare: una promozione ottenuta passeggiando con il Benevento, un’altra appena arrivata alla guida di un Pisa che mancava dalla massima serie dal 1991: era l’anno dell’ultimo Maradona in Serie A, dello scudetto della Sampdoria, di Maifredi alla Juventus e di Mircea Lucescu all’ombra della Torre, con Chamot e Simeone in campo. Ma anche un playoff promozione giocato con un Venezia neopromosso, uno che gli è stato negato a marzo con il Brescia pienamente parte del treno per la post-season, un altro agguantato con una Reggina alle prese con penalizzazioni e problemi economici. La Serie B è diventata il terreno di caccia di Superpippo, chiamato ora a togliersi di dosso l’etichetta fastidiosa di “allenatore di categoria”: per uno scherzo del destino, la promozione è arrivata proprio nel giorno in cui un altro centravanti di mestiere, Massimo Coda, ha finalmente agguantato un record che pareva inscalfibile, quello dei 135 gol in cadetteria che apparteneva da anni a Stefan Schwoch.
“Questo per noi è l’anno zero, dove creare qualcosa per il futuro e magari, un giorno, arrivare dove sogniamo”, diceva a inizio stagione, nascondendo un po’ il suo Pisa. Adesso non c’è più nulla da nascondere, dopo un campionato trascorso sempre davanti, tenendo un passo regolare mentre un Sassuolo fuori scala cannibalizzava il torneo. “L’impresa l’hanno fatta questi giocatori, non partivamo favoriti”, ha detto invece ieri, aggiungendo una sorta di testamento ideologico: “Non mi piace vedere i difensori che si passano la palla per tenerla, io preferisco fare gol: sono stato un attaccante e cerco di esaltare le loro caratteristiche”.
I precedenti in Serie A non sono positivi: il decimo posto nel pieno della banter èra milanista, alla primissima esperienza in panchina con una squadra che non fosse una selezione giovanile; le sole due vittorie raccolte in un girone a Bologna; il crollo alla guida del Benevento nel girone di ritorno, vanificando una salvezza che pareva pienamente alla portata al termine del girone d’andata; le enormi difficoltà alla Salernitana, arrivato in corsa al posto di Paulo Sousa. Ma è anche vero che questa sembra un’occasione irripetibile: il Pisa ha una proprietà solida e ricca grazie al magnate Alexander Knaster, arrivato in Toscana nel 2021 e capace di riportare in A il club indovinando, dopo qualche tentativo a vuoto, il direttore sportivo, Davide Vaira. La società non ha paura di battere mercati alternativi, pescando con profitto soprattutto dalla Scandinavia, e al resto ha pensato Inzaghi, trasferendo la solidità difensiva che ha segnato la sua carriera da allenatore in B (seconda miglior difesa con 32 gol subiti, meglio ha fatto solamente lo Spezia) e mettendo in piedi una cooperativa del gol, con un solo giocatore in doppia cifra (Tramoni a quota 13).
“Una mentalità per essere vincenti”, era stato il titolo della tesi di Inzaghi per il Master Uefa Pro, un testo fortemente orientato sui temi psicologici che circondano il mondo del calcio, un’anomalia in un mare di tesi che cercano di sviscerare gli aspetti tattici. “Ho avuto tanti mister e quelli che ricordo maggiormente sono coloro che si sono presentati a me come dei maestri, cioè coloro che mi hanno trasmesso dei valori e una mentalità, ma soprattutto mi hanno dimostrato di valere e di essere come persone”, c’è scritto a un certo punto. Nel vederlo mentre intonava cori nelle prime file del pullman del Pisa dopo la promozione, viene da pensare che Inzaghi abbia finalmente messo a sistema questo concetto. Provaci ancora, Superpippo.
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