Il ricordo come emisfero metafisico in Donna che guardi il mare di Pierfranco Bruni
- Postato il 9 maggio 2025
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Mariaka Katiaka
Nel libro “Donna che guardi il mare” (Pellegrini Editore) di Pierfranco Bruni, il tema del ricordo assume un ruolo fondamentale. Bruni ritorna spesso ai genitori e alla sorella scomparsi, rievocando momenti e immagini del passato con una profondità e una sensibilità che toccano il cuore del lettore. È il terzo libro di una trilogia che ha già visto altri due testi: “Post Scriptum” e “Le colline e il mare”.
Il ricordare diventa un emisfero metafisico, un modo per l’autore di esplorare la natura dell’esistenza e della memoria. Attraverso il ricordo, Bruni si confronta con la perdita e la nostalgia, ma anche con la bellezza e la profondità dell’amore familiare. La figura dei genitori e della sorella scomparsi diventa un punto di riferimento costante nel libro, un modo per l’autore di riflettere sulla propria identità e sulla propria storia. Il ricordo di questi cari diventa un modo per mantenere viva la loro presenza nella sua vita, anche se non sono più fisicamente presenti.

La scrittura di Bruni è caratterizzata da una profonda emotività e da una grande sensibilità, che rende il lettore partecipe del suo dolore e della sua nostalgia. Il libro diventa così un viaggio nella memoria e nell’emozione, un modo per esplorare la complessità dell’esperienza umana attraverso il metodo del prosimetro.
In questo senso, il libro è da considerare come un omaggio alla memoria e all’amore familiare, un modo per celebrare la vita e la bellezza delle emozioni umane. Il ricordo diventa un modo per superare la morte e la perdita, mantenendo viva la presenza dei cari nella nostra vita.
Così la memoria diventa, come nei precedenti, anche una fonte di ispirazione, un modo per creare storie e immagini che riflettono la sua esperienza e la sua emotività. Il libro di Bruni è un esempio di come la memoria possa essere utilizzata come strumento di creazione artistica, un modo per trasformare il dolore e la nostalgia in bellezza e significato.
“Donna che guardi il mare” di Pierfranco Bruni è un’opera che esplora la natura della memoria e dell’amore familiare. Il ricordo diventa dunque un emisfero metafisico, un modo per riflettere sulla propria identità e sulla propria storia. Una memoria come armonia del tempo.
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Pierfranco Bruni è nato in Calabria.
Archeologo direttore del Ministero Beni Culturali, presidente del Centro Studi “Grisi” e già componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all’estero.
Nel 2024 Ospite d’onore per l’Italia per la poesia alla Fiera Internazionale di Francoforte e Rappresentante della cultura italiana alla Fiera del libro di Tunisi.
Per il Ministero della Cultura è attualmente:
• presidente Commissione Capitale italiana città del Libro 2024;
• presidente Comitato Nazionale Celebrazioni centenario Manlio Sgalambro;
• segretario unico comunicazione del Comitato Nazionale Celebrazioni Eleonora Duse.
È inoltre presidente nazionale del progetto “Undulna Eleonora Duse”, presidente e coordinatore scientifico del progetto “Giacomo Casanova 300”.
Ha pubblicato libri di poesia, racconti e romanzi. Si è occupato di letteratura del Novecento con libri su Pavese, Pirandello, Alvaro, Grisi, D’Annunzio, Carlo Levi, Quasimodo, Ungaretti, Cardarelli, Gatto, Penna, Vittorini e la linea narrativa e poetica novecentesca che tratteggia le eredità omeriche e le dimensioni del sacro.
Ha scritto saggi sulle problematiche relative alla cultura poetica della Magna Grecia e, tra l’altro, un libro su Fabrizio De André e il Mediterraneo (“Il cantico del sognatore mediterraneo”, giunto alla terza edizione), nel quale campeggia un percorso sulle matrici letterarie dei cantautori italiani, ovvero sul rapporto tra linguaggio poetico e musica. Un tema che costituisce un modello di ricerca sul quale Bruni lavora da molti anni.
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