Il Regno Unito lascia senza cure gli obesi, ma paga cambio sesso e suicidio assistito
- Postato il 18 giugno 2025
- Di Panorama
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In Gran Bretagna hai diritto a cambiare sesso a spese del Servizio sanitario pubblico e se vuoi accelerare la tua dipartita dal mondo la legge ti consente di ottenere «la dolce morte» a carico dello Stato. Però, se sei obeso, gli ospedali possono rifiutare di impiantarti una protesi all’anca o al ginocchio perché è colpa tua se hai problemi di deambulazione: dovevi mangiare di meno. Un drogato può ottenere assistenza medica e pure qualche farmaco per contenere la dipendenza, chi è grasso no.
Intendiamoci: non voglio fare la difesa di quanti sono in sovrappeso di parecchi chili. L’obesità è una malattia e andrebbe curata, prima che intervengano disturbi cardiocircolatori, diabete e altre complicazioni. Però lo stigma sociale che colpisce i ciccioni sta diventando insopportabile, non soltanto perché da tempo va di moda la magrezza (sulle passerelle spesso sfila l’anoressia e sui social i ragazzi si sfidano a colpi di dieta), ma perché a esso si unisce uno stigma economico. Gli obesi costano, perché insieme ai chili di troppo si portano dietro un’infinità di patologie. Oltre ai già citati problemi metabolici, si aggiungono malattie respiratorie, neoplasie, problemi osteoarticolari e tutto ciò è a carico del sistema sanitario, cioè della collettività. Le cure non sono gratis, lo sappiamo. Tuttavia, come dicevo, lo Stato in Gran Bretagna (come in Italia) paga gli interventi per cambiare sesso e le cure preventive per ciò che gli esperti definiscono «ricollocazione di genere». E allo stesso tempo le casse pubbliche supportano la richiesta di chi, avendo determinati requisiti, voglia ottenere il cosiddetto suicidio assistito, ovvero essere aiutato dal personale sanitario a porre fine alla sua vita.
Come mai cambiare sesso o «suicidarsi» è possibile a spese dello Stato e farsi impiantare una protesi all’anca o al ginocchio se si è obesi no?
La spiegazione fornita è che, se qualcuno sceglie volontariamente di ingozzarsi, poi ne deve pagare le conseguenze, ovvero deve sapere che lo Stato non lo assisterà. Il concetto più o meno è il seguente: ti vuoi fare male strafogandoti di cibo, senza curarti dei chili che aumentano? Fai pure, ma dopo non venire a lamentarti e, soprattutto, non chiedere aiuto al Servizio sanitario pubblico, che è sì universale, nel senso che assiste tutti, ma non è fatto per porre rimedio ai comportamenti autolesionistici. Detta così, sembrerebbe una motivazione che ha a che fare con la morale, un modo per insegnare ai cittadini come nutrirsi e comportarsi. Però lo Stato non dovrebbe avere una funzione etica: può far rispettare le leggi, difendere i principi costituzionali, garantire a tutti un trattamento comune dal punto di vista dell’istruzione, dell’amministrazione della giustizia, delle cure. Di certo, uno Stato liberale non ha il compito di discriminare le persone in base a ciò che mangiano: se non si devono dividere i cittadini per razza, sesso o religione, a maggior ragione non li si dovrebbe valutare per le porzioni o la qualità del cibo che ingurgitano. Se tutti sono uguali davanti alla legge, a maggior ragione lo dovrebbero essere sulla bilancia, a prescindere da dove si collochi l’asticella.
La realtà è che dietro ad apparenti questioni sanitarie, la guerra scatenata contro l’obesità, più che badare ai problemi di bilancia ha come obiettivo quelli di bilancio. Tagliare le spese per curare chi è grasso significa risparmiare e siccome gli obesi sono certamente di più delle persone che scelgono di cambiare sesso o di fare ricorso al suicidio assistito, rinunciare agli interventi chirurgici in base al peso fa risparmiare molti soldi. E con la scusa di «educare» i cittadini a mangiare meno e meglio lo Stato si mette a posto la coscienza. In realtà, la guerra ai ciccioni è una tassa sui ceti meno abbienti, perché è tra le persone in condizioni socioeconomiche basse che si registra un aumento dell’obesità: mangiano quello che in gergo viene chiamato junk food, ovvero cibo spazzatura.
Dunque, se si va alla radice delle cose si scopre che non c’è nulla di etico ed educativo nel rifiutare le protesi ai ciccioni. C’è solo un taglio al sistema di welfare, un modo per scaricare i costi sulle classi più povere. Le campagne anti grasso, anti vino, anti fumo, più che alla salute badano ai soldi. E con l’aumento delle accise o la riduzione delle cure, lo Stato – in questo caso la Gran Bretagna – pensa a come guadagnarci.