Il recupero muscolare è la nuova ossessione del fitness: ecco perché è importante quanto l’allenamento e le tecniche da provare
- Postato il 14 aprile 2025
- Beauty E Benessere
- Di Il Fatto Quotidiano
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Complice la bella stagione in arrivo cresce la voglia di fare sport, in palestra o all’aperto. Ma in qualsiasi attività c’è un errore da non fare: saltare la fase di recupero. Spesso infatti, presi dalla fretta, tendiamo a chiudere il workout in modo brusco e a fiondarci negli spogliatoi, senza la parte di defaticamento. Ma alla lunga è controproducente: l’attività fisica da sola non rende più veloci o più forti, perché i cambiamenti avvengono quando i tessuti si riparano.
Il recupero attivo e il recupero passivo dopo il workout
Esistono due tipologie di recupero: il recupero attivo (come una passeggiata o una sessione di yoga) e quello passivo, che comprende tutte le attività che si fanno per prevenire il dolore e aiutare i muscoli a recuperare il più rapidamente possibile, è il più classico e prevede una pausa più o meno lunga tra un allenamento e un altro e ha l’obiettivo di cercare di rilassare il più possibile le parti del corpo appena allenate.
“Lo stretching serve a riportare elasticità ai muscoli –spiega al fattoquotidiano.it Stefano Marini, Fitness Supervisor di Aspria Harbour Club a Milano – soprattutto quando lavoriamo sul rinforzo e sulla tonificazione, i muscoli tendono a essere più contratti e rigidi: lo stretching, al contrario, lavora sull’allungamento, restituendo alle fibre muscolari l’elasticità pre-workout”. A volte tendiamo a fare stretching solo se i muscoli fanno male, ma andrebbe sempre inglobato nella routine di allenamento. “Spesso le persone si fanno prendere dalla fretta e organizzano il tempo in palestra come 99% allenamento, 1% stretching e se possono lo saltano – conferma Marini – Deve passare la filosofia che anche quella è una parte importante”. Piuttosto, consiglia, meglio concentrarsi su parti specifiche per le parti che abbiamo sforzato, in modo da evitare dolori e contratture il giorno dopo.
Le tecniche più avanzate per il recovery muscolare
Senza un adeguato riposo, infatti, i danni muscolari causati dagli allenamenti si accumulano e si può arrivare a un punto in cui si inizia a registrare addirittura una diminuzione dei rendimenti. Per questo si sta investendo sempre di più nel “muscle recovery”, cioè nel recupero muscolare, con massaggi, tool tecnologici, saune a infrarossi e lettini ad acqua. È un mercato nato soprattutto per le esigenze atleti professionisti, che devono garantire prestazioni molto intense e molto ravvicinate (pensiamo alle Olimpiadi o a un campionato). In quei casi, distendere rapidamente i muscoli indolenziti o contratti è una necessità, ma la tecnologia oggi è a disposizione di tutti.
Tra gli sportivi ha guadagnato popolarità il marchio Hyperice, che fornisce un’ampia di gamma strumenti di recupero di livello professionale. Grazie a una partnership con il brand, l’Aspria Harbour Club dà la possibilità ai propri soci di utilizzare i dispositivi Hyperice al termine di ogni sessione. Li abbiamo provati nella sede di Milano, famosa per i campi da tennis, le piscine e la spa di la SPA Sisley Paris. Lo strumento più versatile della gamma, probabilmente, è la pistola Hypervolt, un massaggiatore a percussione portatile che permette di sciogliere stress, tensioni e nodi muscolari. “I nostri trainer hanno fatto un corso specifico per usare questi dispositivi al meglio – spiega il Fitness Supervisor Stefani Marini – e ne conoscono tutte le potenzialità: si possono usare per riscaldare la muscolatura prima dell’attività fisica o per finire l’allenamento con un massaggio che facilita e velocizza il recupero”. Le punte intercambiabili e il range di frequenze diverse, inoltre, permettono di lavorare sulle contratture in modo mirato: “Il personal trainer sa com’è andato l’allenamento e quali muscoli hanno bisogno di più attenzioni”.
Esistono comunque delle accortezze da prendere: deve fare attenzione chi ha problemi circolatori come trombosi venosa o coaguli di sangue, donne in gravidanza, persone con patologie neurologiche, chi ha avuto fratture recenti o osteoporosi gravi. Ci sono alcune zone da evitare: collo, addome, ossa e ascelle, zona con molti nervi e vasi linfatici. “All’inizio li usiamo noi, anche perché alcune parti della schiena e delle gambe sono difficili da raggiungere da soli – spiega Stefano Marini – Ma una volta che i clienti imparano a padroneggiare lo strumento possono farlo in autonomia”. I dispositivi si possono anche acquistare: tra i più popolari c’è la Hypersphere, una sfera che sfrutta il potere vibrante (oltre che la forma curva) per massaggiare in profondità i muscoli. È una versione tecnologicamente avanzata della classica pallina da tennis che si mette in valigia per sbloccare i muscoli indolenziti dopo un lungo viaggio in aereo. Le dimensioni ridotte costituiscono un plus, perché è facile da trasportare: perfetta per ‘svegliare’ gambe e schiena dopo una giornata seduti alla scrivania. Molto amato dagli sportivi è anche il rullo massaggiante vibrante Vyper: ha la forma di un Foam Roller, ma usa le vibrazioni per rendere il massaggio miofasciale più efficace.
Ma il più sorprendente probabilmente è Normatec.Leg System: si presenta come un paio di stivaloni in cui infilare le gambe, che si gonfieranno esercitando una leggera pressione modulabile sulle gambe. Attraverso la compressione dinamica dell’aria, infatti, si favorisce il drenaggio linfatico, migliorando la circolazione sanguigna e riducendo il gonfiore delle gambe. Essendo a tutti gli effetti una pressoterapia, l’uso è sconsigliato in caso di problemi cardiovascolari, vene varicose, gravidanza, fratture recenti, infezioni della cute, neoplasie locali e sistemiche o interventi chirurgici recenti. Ma al netto di specifiche condizioni – di cui si discute sempre prima col personal trainer – è un valido alleato per le gambe indolenzite: la sensazione, dopo un quarto d’ora, è di ritrovata leggerezza. Anche il riposo, alla fine, è una forma di allenamento.
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