Il rachitismo e lo scorbuto: nel Regno Unito la povertà infantile è causa del ritorno di malattie di età vittoriana
- Postato il 11 luglio 2025
- Mondo
- Di Il Fatto Quotidiano
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“Milioni di bambini vivono oggi in condizioni che ricordano l’epoca vittoriana, tra case umide, pasti saltati e privazioni che pensavamo appartenessero al passato.”
La fotografia è tratta dal rapporto 2025 della Children’s Commission, appena reso noto, che denuncia livelli di povertà infantile “quasi dickensiani” nel Regno Unito. Il documento evidenzia come, nella quinta potenza economica del mondo, milioni di bambini vivano in condizioni di estrema precarietà: case con muffa, mancanza di acqua corrente affidabile e cibo insufficiente o ammuffito. E si registra il ritorno di malattie legate alla malnutrizione tipiche dell’epoca vittoriana, come il rachitismo e lo scorbuto. Nel 2022, in Inghilterra sono stati registrati oltre 700 ricoveri pediatrici per rachitismo, mentre i casi di scorbuto sono aumentati fino a centinaia di diagnosi annuali, soprattutto tra bambini di famiglie economicamente fragili.
Secondo il rapporto, circa 4,5 milioni di bambini britannici, pari al 31% della popolazione minorile, vivono in condizioni di povertà relativa, e senza interventi significativi questo numero potrebbe salire a 4,8 milioni entro il 2029. Nel 2023, un’analisi del Joseph Rowntree Foundation ha riportato un tasso di rischio di povertà infantile del 22,4% nel Regno Unito, superiore a quello di molti paesi nordici come Danimarca e Finlandia (9,7%). Il rapporto UNICEF del 2023, “Child Poverty in the Midst of Wealth”, posiziona il Regno Unito tra i paesi ricchi con peggiori performance nella lotta alla povertà infantile, appena sopra Colombia e Turchia. Tra il 2014 e il 2021, la povertà infantile è aumentata del 20%, mentre paesi come Polonia e Slovenia hanno registrato riduzioni rispettivamente del 38% e del 31%. I bambini più colpiti sono quelli in famiglie monoparentali, con un rischio di povertà triplo rispetto a quelli in famiglie biparentali, e quelli appartenenti a minoranze etniche o con disabilità.
Le disuguaglianze etniche sono particolarmente marcate: mentre il 24% dei bambini bianchi britannici vive in povertà, il 65% dei bambini di origine bangladese e il 59% di quelli pakistani sono in condizioni di povertà, a causa di discriminazioni sistemiche, difficoltà di accesso a lavoro stabile e costi abitativi elevati. La povertà è anche geograficamente disomogenea: aree come il Nord dell’Inghilterra, il West Midlands e Tower Hamlets a Londra registrano tassi di povertà infantile fino al 40%, con Birmingham Ladywood e Bradford West tra le circoscrizioni più colpite, con il 47% dei bambini in povertà.
Al centro del dibattito c’è il “two-child cap”, una misura introdotta nel 2017 dal governo conservatore che limita i benefici fiscali e l’Universal Credit alle famiglie con più di due figli, escludendo il supporto economico per il terzo figlio e oltre, salvo eccezioni (nascite multiple, concepimenti non consensuali, adozioni). Nel 2025, circa 1,66 milioni di bambini in 469.780 famiglie sono colpiti da questa misura: un minore su nove a livello nazionale e fino a uno su tre in alcune aree. Le famiglie perdono in media circa £3.514 all’anno per ogni figlio oltre il secondo, aggravando la povertà e le difficoltà quotidiane.
La Children’s Commissioner, Rachel de Souza, ha definito l’abolizione del “two-child cap” una priorità assoluta, e sottolineato come questa politica punisca i bambini per le scelte riproduttive dei genitori. Studi indipendenti stimano che l’abolizione potrebbe sollevare immediatamente 300.000 bambini dalla povertà, riducendo la profondità della povertà per altri 800.000, con benefici a lungo termine come la riduzione della dispersione scolastica (15% tra i bambini in povertà) e il miglioramento della salute mentale e fisica.
Con l’ascesa al potere del Partito Laburista nel 2024, la lotta alla povertà infantile è diventata una priorità dichiarata. Il governo guidato da Keir Starmer ha istituito una Child Poverty Taskforce, incaricata di sviluppare una strategia nazionale per ridurre la povertà infantile entro il 2030. Tra le proposte più discusse c’è l’abolizione del “two-child cap”, sostenuta da organizzazioni come Save the Children e UNICEF.
Ma finora il governo ha mantenuto la misura, per ragioni di contenimento della spesa pubblica in un contesto economico complesso post-Brexit e post-pandemia.
Il Labour ha dichiarato che “nessuna misura è esclusa” e sta valutando tutte le opzioni, ma non ha annunciato un’abolizione imminente. L’abolizione del limite dei due figli costerebbe circa 1,8 miliardi di sterline all’anno.
Ha comunque avviato altre iniziative: ha esteso i pasti scolastici gratuiti a tutti i bambini delle famiglie che ricevono Universal Credit, affrontando la povertà alimentare che colpisce quasi il 10% dei minori sotto i 5 anni; ha incrementato l’Universal Credit e introdotto misure mirate per famiglie monoparentali e con bambini disabili; ha aumentato i finanziamenti per asili nido e programmi educativi precoci, rilanciando iniziative laburiste come Sure Start; e sta valutando una riforma fiscale per aumentare la tassazione sulle fasce più ricche e finanziare programmi sociali senza gravare sulle famiglie a basso reddito.
Misure che mirano a ridurre in modo più ampio e strutturale i costi sociali della povertà, come l’aumento della criminalità giovanile (i bambini in povertà hanno un rischio 2-3 volte maggiore di coinvolgimento in attività criminali) e l’incremento del 15% della depressione infantile tra i minori svantaggiati.
Ma si scontra con scelte difficili, la coperta corta di conti pubblici già sotto pressione e un sistema di servizi statali indebolito da un decennio di tagli sotto i precedenti governi conservatori.
A questo quadro si aggiungono le tensioni politiche: i nazionalisti di Reform UK, il partito che nei sondaggi ha superato il Labour, non vogliono che i benefici pubblici vadano a comunità di immigrati, nemmeno se a soffrire sono ibambini.
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