Il pulsante rosso di emergenza sulle auto è già obsoleto: cosa succede
- Postato il 3 dicembre 2025
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- Di Virgilio.it
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Nel vasto mosaico delle tecnologie applicate all’automotive, l’eCall è stato per anni una delle innovazioni più citate quando si parlava di sicurezza. Un pulsante semplice, immediato, riconoscibile su qualunque auto venduta in Europa dal 2018 in poi. Premendolo – o quando un urto attiva automaticamente il sistema – si stabilisce un contatto diretto con i servizi di emergenza, riducendo potenzialmente i tempi di soccorso. Un’idea chiara, che ha accompagnato l’Ue nella costruzione di un quadro normativo dedicato alla protezione degli automobilisti. Oggi, però, questa tecnologia arriva a un punto di svolta inatteso: le reti sulle quali si appoggia stanno scomparendo, cioè quelle 2G e 3G.
2G e il 3G verso la fine
Il caso più emblematico è quello della Francia. Da aprile 2026 l’operatore Orange avvierà la dismissione della rete 2G, partendo dalle regioni occidentali. Gli altri due principali operatori, SFR e Bouygues Telecom, seguiranno più tardi nello stesso anno. Finché la rete 3G resterà attiva, l’eCall continuerà a operare. Ma anch’essa è destinata a spegnersi gradualmente entro la fine del 2028.
Questo significa che, nel giro di tre anni e mezzo, in Francia l’attuale versione di eCall smetterà del tutto di funzionare. E poiché l’Europa sta percorrendo la stessa direzione tecnologica, il tema non riguarda solo i confini francesi, ma tutto il mercato continentale.
Nessuna conversione possibile: costi e limiti normativi
Uno dei punti chiave del dibattito è la possibilità di aggiornare gli eCall esistenti affinché funzionino sulle reti più moderne. Una soluzione che, però, appare impraticabile. Tony Jaux, responsabile del programma connettività della Piattaforma Automobilistica Francese (PFA), riassume la questione in modo netto: “Una conversione è impossibile, il costo sarebbe esorbitante e nessuno è disposto a pagarlo”.
A ciò si aggiungono le normative: l’eCall fa parte dell’omologazione dei veicoli. Modificarlo significherebbe avviare un nuovo processo di certificazione, estremamente complesso. Secondo le stime della PFA, entro il 2028 circoleranno in Europa circa 70 milioni di auto dotate dell’attuale sistema, destinato a non avere più rete di appoggio.
Dieci anni di eCall: molti dati da chiarire
L’eCall è stato introdotto con elevate aspettative. Nel 2018 il Parlamento europeo stimò che avrebbe ridotto del 40-50% i tempi di intervento dei soccorsi e permesso di evitare fino a 2.500 morti l’anno. Indicatori importanti, che però non sono stati confermati da rilevazioni sistematiche. Come osserva Maxime Flament, direttore tecnico della 5G Automotive Association (5GAA), “le cifre iniziali non sono mai state realmente verificate”.
Ancora più diretto il Royal Automobile Club britannico, che in uno studio del 2025 sottolinea la difficoltà di quantificare l’impatto reale del sistema: le stime parlano di una riduzione dei decessi tra il 4 e l’8%, ma mancano dati comparativi su larga scala. Un altro problema riguarda il numero di chiamate non legate a situazioni di reale urgenza. Nel 2024, su 356.746 attivazioni eCall, solo 53.682 – circa il 15% – corrispondevano a emergenze effettive. Una dinamica legata sia alle attivazioni involontarie sia al fatto che, in alcuni casi, l’entrata in funzione degli airbag non coincide con uno scenario critico.
Cosa accadrà: il nodo delle vetture esistenti
Nonostante queste criticità, eCall non è destinato a sparire del tutto. I nuovi modelli omologati dal gennaio 2026 saranno equipaggiati con una versione aggiornata, compatibile con le reti 4G e 5G. Una soluzione che garantisce continuità al progetto e risponde al naturale avanzamento delle infrastrutture di telecomunicazione.
Il nodo resta sulle auto già circolanti: milioni di veicoli dotati di un sistema che, pur essendo obbligatorio, non potrà più contare sulla rete inizialmente prevista. È questo il vero punto aperto sui tavoli europei e nazionali, dove si discute di possibili misure transitorie, supporti informativi o soluzioni alternative ancora tutte da definire.
Una transizione difficile
L’eCall entra così in una fase di transizione complessa, figlia dell’evoluzione tecnologica che ha accelerato più velocemente della normativa. Il dibattito in corso non riguarda solo il futuro della sicurezza a bordo, ma il modo in cui Europa e operatori sapranno coordinare norme, reti e innovazione.
Una partita che richiede equilibrio, visione e la capacità di garantire continuità a un sistema nato per salvare vite e che ora, a fronte di un cambiamento infrastrutturale inevitabile, deve trovare il suo passo nel mondo delle nuove reti mobili.