Il Psychological Warfare Branch (PWB) in Italia: attività e contesto bellico. Albo dei giornalisti (1925)
- Postato il 21 novembre 2024
- Editoria/Giornalismo
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a cura di Francesco Saverio Vetere – Segretario Generale Unione Stampa Periodica Italiana Uspi, docente Sapienza Università di Roma
Anni di attività del PWB in Italia (1943-1945)
Il Psychological Warfare Branch (PWB) fu un’organizzazione del governo militare alleato anglo-americano istituito durante la Seconda Guerra Mondiale per condurre operazioni di guerra psicologica contro le potenze dell’Asse. In Italia, il PWB operò principalmente dal 1943 al 1945, un periodo cruciale che andò dall’invasione alleata della penisola fino alla fine del conflitto.
Contesto bellico
1943: L’invasione alleata e l’Armistizio
10 luglio 1943: Gli Alleati lanciarono l’Operazione Husky, l’invasione della Sicilia, segnando l’inizio della campagna d’Italia.
25 luglio 1943: il gran Consiglio del Fascismo destituì Benito Mussolini; Pietro Badoglio fu nominato capo del governo.
8 settembre 1943: fu reso pubblico l’armistizio di Cassibile, con cui l’Italia cessava le ostilità contro gli Alleati e si univa a loro contro la Germania.
Settembre 1943: le forze tedesche reagirono occupando gran parte dell’Italia centro-settentrionale, instaurando la Repubblica Sociale Italiana (RSI) con Mussolini al comando.
1943-1945: Avanzata Alleata e Guerra di Liberazione
Gli Alleati avanzavano lentamente verso nord, incontrando una forte resistenza tedesca lungo linee difensive come la Linea Gustav e la Linea Gotica.
Parallelamente, i partigiani italiani intensificarono le loro azioni contro le forze occupanti e la RSI.
Il PWB opererà in questo contesto, sostenendo sia le operazioni militari che la resistenza civile.
Attività del PWB in Italia
Obiettivi principali:
Minare il morale delle forze nemiche: attraverso la propaganda mirata a incoraggiare la diserzione e la resa dei soldati tedeschi e fascisti.
Sostenere il morale delle forze alleate e dei partigiani: diffondendo informazioni positive e notizie sui successi militari.
Promuovere valori democratici e antifascisti: educare la popolazione italiana sui principi democratici e prepararla alla ricostruzione post-bellica.
Mezzi e metodi
Stampa e pubblicazioni: creazione e distribuzione di giornali e opuscoli, come il quotidiano “Italia Libera”.
Radio: trasmissioni radiofoniche che diffondevano notizie, musica e messaggi propagandistici.
Volantini e manifesti: lancio di volantini dalle forze aeree per raggiungere aree sotto controllo nemico.
Interazioni con i media italiani
Censura e controllo: il PWB impone una censura sulle pubblicazioni per evitare la diffusione di propaganda nemica e mantenere il controllo sulle informazioni sensibili.
Rilascio di licenze: i media dovevano ottenere autorizzazioni dal PWB per operare, assicurando che fossero allineati con gli obiettivi alleati.
Formazione e collaborazione: il PWB lavorò con giornalisti italiani per promuovere standard professionali e sostenere la transizione verso una stampa libera.
L’Albo dei Giornalisti e il sindacato unico
Soppressione e ricostituzione della FNSI
1925: Il regime fascista istituì l’Albo dei Giornalisti, utilizzandolo come strumento per controllare e disciplinare la professione secondo gli interessi del regime.
1926: Il fascismo soppresse la Federazione Nazionale della Stampa Italiana (FNSI), fondata nel 1908, sostituendola con un sindacato fascista allineato con le politiche del regime.
Ricostituzione nel 1944
1944: dopo la liberazione di Roma il 4 giugno, la FNSI fu ricostituita come unico sindacato dei giornalisti italiani.
L’Albo dei Giornalisti fu mantenuto ma riformato, eliminando gli elementi fascisti e ponendolo, con la creazione della “Commissione unica per la tenuta degli Albi professionali dei giornalisti e la disciplina degli iscritti”, di fatto sotto la gestione della FNSI, con la vigilanza del Ministero della Giustizia.
Gestione dell’Albo dal 1944
La FNSI assunse un ruolo centrale nella gestione dell’Albo, influenzando l’accesso alla professione giornalistica.
Il sindacato unico esercitò un controllo significativo sulla professione, stabilendo standard etici e professionali.
Vantaggi e vantaggi di una gestione non plurale
Vantaggi:
Standardizzazione: uniformità negli standard professionali e deontologici.
Tutela dei diritti: capacità di negoziare efficacemente le condizioni di lavoro e proteggere i giornalisti.
Stabilità professionale: creazione di una comunità coesa con obiettivi comuni.
Svantaggi:
Mancanza di pluralismo: assenza di voci alternative che rappresentano diverse esigenze e opinioni all’interno della professione.
Rischio di monopolio: presupposto potenziale per una gestione poco trasparente o non rappresentativa di tutti i giornalisti.
Limitazioni all’innovazione: possibile resistenza al cambiamento e all’adozione di nuove pratiche o tecnologie.
Il PWB e la gestione dell’Albo
Il PWB collaborò con la FNSI per assicurare che i media italiani fossero liberi dall’influenza fascista e contribuissero alla democratizzazione del paese.
La gestione dell’Albo da parte del sindacato, sotto la supervisione del Ministero della Giustizia, consentì di monitorare e controllare l’accesso alla professione in un periodo di transizione delicato.
Fine delle attività del PWB
25 aprile 1945: liberazione dell’Italia dal dominio nazifascista; fine delle principali operazioni militari nel paese.
1945: con la conclusione della guerra in Europa, il PWB iniziò a ridurre le sue operazioni.
Le responsabilità relative ai media e alla propaganda furono gradualmente trasferite alle autorità italiane.
Contesto postbellico ed evoluzioni recenti
Dopoguerra: l’Italia iniziò il processo di ricostruzione politica, economica e sociale, con l’obiettivo di consolidare la democrazia.
FNSI come sindacato unico: la FNSI è rimasta l’unico sindacato dei giornalisti italiani per molti decenni, gestendo l’Albo e influenzando significativamente la professione.
Discussioni sul pluralismo sindacale: negli anni successivi, si sono sollevate questioni riguardo alla necessità di introdurre maggiore pluralismo nel settore sindacale per rappresentare meglio le diverse esigenze dei giornalisti.
Situazione attuale: La FNSI continua ad essere un sindacato rappresentativo dei giornalisti in Italia. Tuttavia, con le trasformazioni nel mondo dell’informazione, come la digitalizzazione e la precarizzazione del lavoro, si stanno intensificando le discussioni sulla reale rappresentanza e sulla necessità di sindacati alternativi o complementari. Nel 2022 è nata la FIGEC-CISAL, federazione sindacale che introduce il pluralismo nel settore giornalistico.
Conclusione
Il Psychological Warfare Branch (PWB) ebbe un ruolo cruciale in Italia tra il 1943 e il 1945, operando nel contesto complesso della Seconda Guerra Mondiale e della transizione verso la pace. Le sue attività influenzarono in modo significativo la riorganizzazione del settore dei media, la gestione dell’Albo dei Giornalisti e la struttura sindacale del giornalismo italiano.
La ricostituzione della FNSI come unico sindacato e la gestione dell’Albo sotto la sua egida, con la supervisione del Ministero della Giustizia, hanno avuto effetti duraturi sulla professione. Mentre questo assetto ha offerto stabilità e coerenza professionale, ha anche sollevato preoccupazioni riguardo alla mancanza di pluralismo e alla rappresentatività di tutte le voci all’interno della comunità giornalistica.
Comprendere dettagliatamente gli anni di attività del PWB e il contesto bellico in cui operò è fondamentale per analizzare le dinamiche che hanno plasmato il giornalismo italiano. Questo passato influenza ancora oggi le discussioni sulla necessità di un settore mediatico più pluralista e inclusivo, capace di affrontare le sfide contemporanee e future. (Fonte http://vetere.it
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