Il prezzo della connessione: come Meta usa i tuoi post per allenare la sua intelligenza artificiale (e come difenderti)

  • Postato il 2 maggio 2025
  • Attualità
  • Di Paese Italia Press
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di Francesco Mazzarella

Nel silenzio assordante dell’informativa privacy, tra notifiche distratte e modifiche unilaterali dei termini d’uso, Meta – la società madre di Facebook e Instagram – ha compiuto un passo significativo: l’utilizzo dei contenuti caricati dagli utenti per addestrare i propri modelli di intelligenza artificiale.

A partire dal 26 giugno 2024 (in Europa, in ottemperanza al GDPR), Meta ha aggiornato le sue policy per includere post, commenti, immagini, video e descrizioni tra le fonti dati utilizzabili per l’IA generativa. Questo significa che tutto ciò che abbiamo pubblicato – dai selfie in vacanza ai racconti personali, dai disegni dei figli ai messaggi d’amore – potrebbe essere stato utilizzato per migliorare i modelli linguistici e visivi dell’azienda.

Cosa significa concretamente?

  • Addestramento IA: I modelli linguistici (come LLaMA o i sistemi simili a ChatGPT) e quelli visivi (per generare o interpretare immagini) vengono “istruiti” su grandi quantità di contenuti per apprendere stili, contesti, toni, volti, ambienti.
  • Contenuti inclusi: Tutto ciò che l’utente ha pubblicato in forma pubblica o condiviso con un pubblico più ampio, inclusi messaggi nei gruppi, commenti sotto i post, immagini nei reel, stories archiviate e descrizioni dei contenuti.
  • Esclusioni parziali: Meta dichiara che le conversazioni private (Messenger, WhatsApp) non sono incluse, ma non esclude che elementi come le didascalie, le emoji o le reazioni possano venire elaborati in forma anonima e aggregata.

Perché l’utente non ha mai prestato un consenso informato specifico a tale utilizzo. La base legale che Meta invoca è quella del “legittimo interesse”, una clausola controversa che spesso viene usata per giustificare operazioni che di fatto eludono il consenso esplicito, in nome del progresso tecnologico o della competitività aziendale.

In particolare, si possono evidenziare tre elementi critici:

  1. Ambiguità del consenso: molti utenti non sono stati informati in modo chiaro e comprensibile.
  2. Dati sensibili e contesto personale: anche se Meta afferma di non usare dati “sensibili”, nella pratica è difficile escluderli se le foto o i post includono riferimenti religiosi, politici, sanitari o familiari.
  3. Asimmetria di potere: l’utente ha spesso poche alternative praticabili, e una conoscenza tecnica insufficiente per valutare l’impatto di simili trattamenti.

Come opporsi: esercitare il diritto di rifiuto

Fortunatamente, in Europa, il GDPR ci fornisce strumenti concreti per opporci. Ecco come fare passo dopo passo:

Accedere alla pagina per l’opposizione

Meta ha messo a disposizione un modulo online per esercitare il diritto di opposizione all’uso dei propri dati per l’addestramento dell’IA:

  • Vai su Facebook
  • Scorri in fondo fino alla sezione “Il nostro uso delle tue informazioni per l’IA”
  • Clicca su “Diritto di opposizione”
  • Oppure accedi direttamente al modulo tramite questo link ufficiale: Modulo Meta per l’opposizione

Compila il modulo

Il modulo ti chiederà:

  • Nome e cognome
  • Email associata al tuo account
  • Motivazione dell’opposizione (puoi scrivere: “Mi oppongo al trattamento dei miei dati personali per finalità di addestramento IA, ai sensi dell’art. 21 del GDPR”)

Riceverai una conferma via email una volta che la tua richiesta sarà elaborata.

Rifiutare l’uso dei propri dati per l’IA è solo un primo passo. Ecco altre azioni utili:

A. Rivedi le impostazioni di privacy

  • Su Facebook e Instagram, imposta la visibilità dei post solo agli amici o a liste ristrette.
  • Disattiva la localizzazione nei post.
  • Controlla chi può taggarti, commentare, vedere le tue storie.

B. Cancella i contenuti inutilizzati

  • Scarica una copia dei tuoi dati da Facebook (Download delle tue informazioni) e valuta se eliminare post vecchi, foto compromettenti o contenuti obsoleti.

C. Limita le condivisioni future

  • Ricorda che ogni contenuto caricato è potenzialmente riutilizzabile in forme che oggi non possiamo immaginare.
  • Evita di caricare contenuti che contengano volti di minori, dati medici, situazioni personali delicate.

D. Utilizza browser e plugin per la protezione dei dati

  • Estensioni come Privacy Badger, uBlock Origin, DuckDuckGo Privacy Essentials possono limitare la tracciabilità durante la navigazione.
  • Considera l’uso di browser alternativi o VPN per ridurre il fingerprint digitale.

Il contesto globale: la corsa delle Big Tech all’oro dei dati

Meta non è la sola. Anche Google, Amazon, OpenAI, TikTok e Microsoft stanno integrando modelli IA nei loro servizi. Tuttavia, la differenza è che nel caso di Meta non si tratta solo di dati testuali, ma anche di immagini, volti, ambienti, emozioni espresse online.

In altre parole, è la nostra stessa identità digitale a diventare materia prima.

Il nodo centrale non è solo giuridico, ma profondamente culturale. Ci siamo abituati a pensare ai social network come spazi “nostri”, luoghi dove raccontarci, costruire relazioni, esprimerci. Ma la realtà è che sono piattaforme commercialidove tutto è monetizzabile.

E se l’intelligenza artificiale è il futuro, allora i nostri dati sono il presente da cui quel futuro prende forma.

Essere consapevoli, esercitare i propri diritti, parlare di queste dinamiche anche fuori dagli ambienti tecnici, è il primo passo per non cedere del tutto il controllo della propria immagine e del proprio pensiero.

Non dobbiamo rinunciare ai social, ma imparare a usarli con occhi nuovi. Ogni click ha un valore, ogni contenuto pubblicato è un frammento di noi. Il futuro dell’intelligenza artificiale non è scritto nei laboratori, ma negli archivi delle nostre vite digitali.

Difendersi non è solo un diritto. È un atto di autodeterminazione.

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