Il prezzo da pagare per dimagrire: rischi, sacrifici e verità nascoste di Ozempic e simili
- Postato il 13 settembre 2025
- Di Panorama
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Mettono a dura prova il portafogli, certo, ma al fisico costano anche di più: effetti collaterali come nausea, vomito, pancreatiti e addirittura occlusioni intestinali o “blocco” dello stomaco. Parliamo dei super-farmaci a base di semaglutide e tirzepatide, i celebri medicinali che permettono di perdere fino al 20 per cento del proprio peso corporeo in un anno o poco più. Uno studio pubblicato su Annals of internal medicine ha verificato che negli anni tra il 2022 e il 2023 si sono recati nei Pronto soccorso americani quasi 25 mila pazienti in seguito all’assunzione di questi prodotti.
Contemporaneamente, un report uscito su Jama rileva che chi assume Mounjaro, Wegovy, Ozempic, Zepbound (questi i nomi commerciali più celebri, tutti da somministrare tramite iniezione in pancia una volta alla settimana) sia quattro volte più soggetto a sviluppare gastroparesi rispetto a chi non li prende, e che quasi il 5 per cento possa andare incontro a gravi effetti avversi.
Facendo un passo indietro, occorre ricordare che questi medicinali, denominati agonisti del GLP-1 (perché si legano ai recettori dell’ormone omonimo riproducendone i benefici), nati per curare il diabete, hanno effetti potenti su molte patologie: il loro utilizzo in chi soffre di malattie cardiovascolari riduce del 20 per cento la mortalità per infarto e ictus (così i cardiologi hanno iniziato a prescriverli in maniera massiva), mentre un’indagine apparsa sul New England journal of medicine ha stabilito che l’iniezione di semaglutide abbassa del 25 per cento il rischio, per chi soffre di malattia renale cronica, di incorrere in complicazioni.
Oggi questi farmaci, prescritti soprattutto dagli endocrinologi per l’obesità, sono in sperimentazione su tante altre patologie, dall’Alzheimer al Parkinson fino alle dipendenze da alcol e sostanze. Il problema è che sono diventati talmente di moda da essere assunti anche da chi è solo in sovrappeso, per dimagrire senza fatica. Si calcola che già un americano su otto vi abbia fatto ricorso, nonostante il trattamento superi il costo di 1.000 dollari al mese.
L’ultima celebrity a farne l’elogio è stata l’ex tennista Serena Williams, che grazie a Zepbound (a base di tirzepatide) ha perso 14 chili e ora dichiara di sentirsi più bella che mai: è anche diventata testimonial di un’azienda che commercializza programmi dimagranti a base di questi farmaci.
Fin qui il lato positivo della storia, e attenzione: nessuno vuole mettere in discussione l’utilità di queste molecole, che stanno cambiando la storia della medicina. Ma come sempre accade, la vera portata degli effetti sia positivi che negativi non si vede tanto nei trial condotti dalle case farmaceutiche, quanto nel “mondo reale”, cioè quando le persone in massa cominciano a usare i medicinali. E nonostante la loro diffusione sia ancora, in Italia, molto più bassa che negli Stati Uniti – da noi un ciclo di iniezioni costa tra i 300 e i 400 euro al mese a seconda di dose e tipo di farmaco – anche nel nostro Paese i medici cominciano a vedere in corsia le conseguenze del loro uso. «Gli effetti avversi più frequenti sono proprio gastrite, diarrea o stipsi, nausea, vomito e dolori addominali», spiega a Panorama il professor Silvio Danese, direttore dell’Unità di gastroenterologia ed endoscopia digestiva dell’Irccs Ospedale San Raffaele di Milano. «Riscontriamo anche parecchi casi di reflusso e alitosi. Possono però verificarsi, proprio come testimoniato dagli studi statunitensi, anche problemi ben più seri: dato che semaglutide e tirzepatide inducono un ritardo nello svuotamento dello stomaco – meccanismo che è alla base del senso di sazietà e quindi del loro effetto sulla perdita di peso – possono provocare la formazione dei cosiddetti bezoari, cioè accumuli di cibo che non vengono smaltiti e che potrebbero portare a un vero e proprio “blocco” occlusivo gastrico. Inoltre, si sono verificati anche casi di pancreatite».
Del resto, è il rovescio della medaglia: gli effetti collaterali dei medicinali (tutti) sono insiti nella loro potenza ed efficacia. La cosa fondamentale è prenderli solo se davvero necessario. «Nei pazienti diabetici, così come negli obesi e super obesi, il rapporto rischio-beneficio è chiaro ed è a favore della loro assunzione», afferma Paolo Sbraccia, ordinario di medicina interna dell’Università degli studi di Roma Tor Vergata e componente del consiglio della Società europea obesità. «Il problema sorge quando i GLP-1 vengono assunti per motivazioni estetiche piuttosto che cliniche, quindi senza criterio e senza follow-up medico. Non voglio essere stigmatizzante, ma la spinta sociale alla magrezza può portare a prescrizioni inappropriate, ed è lì che i rischi diventano concreti. Del resto, stiamo ancora assistendo a una fase di “assestamento”, cosa abbastanza prevedibile per un farmaco rivoluzionario, e le case farmaceutiche stanno lavorando per attenuare i problemi». Presto arriveranno, aggiunge Sbraccia, pillole orali come l’orforglipron, che dovrebbero avere meno effetti collaterali rispetto alla semaglutide iniettiva: ma con un’efficacia leggermente inferiore.
E mentre negli Stati Uniti si sono verificati anche alcuni casi di perdita di vista improvvisa, in Italia al momento la situazione non preoccupa più di tanto. «Nella stragrande maggioranza dei casi ho osservato esclusivamente effetti gestibili e transitori», precisa Sbraccia. «Problemi da risolvere con semplici antiacido o antiemetici da banco, e solo un caso grave: una paziente diabetica e obesa che ha sviluppato una subocclusione intestinale a causa di una stipsi ostinata. Serve comunque grande attenzione, sia da parte degli specialisti che dei medici di base e dei Pronto soccorso». Ambulatori e reparti di emergenza dove, al momento, i casi di pazienti che arrivano in emergenza per effetti avversi da GLP-1 si contano nell’ordine delle decine: anche se non esistono dati strutturati e quindi ci si basa, per ora, solo su “sondaggi” informali portati avanti dai primari delle città più importanti. Emergono però grandi differenze regionali: al Sud e nelle isole questi farmaci risultano ancora quasi sconosciuti all’utenza.
Un po’ diversa è la situazione milanese. «Iniziamo a vedere i primi pazienti che si presentano per effetti collaterali, quasi sempre individui che non avrebbero indicazione clinica per assumere questi farmaci», racconta Alessandra Iorfida, specializzanda del Pronto soccorso di Irccs Humanitas e rappresentante nazionale specializzandi di Simeu (Società italiana medicina d’emergenza e urgenza). «Ricordo un ragazzo di 27 anni, un po’ sovrappeso, arrivato da noi dopo tre giorni di vomito ininterrotto. Era disidratato, con insufficienza renale e alcalosi metabolica. Prendeva il farmaco senza essere seguito da un medico, per di più a un dosaggio sbagliato. Poi una signora che voleva solo perdere 5 chili: manifestava forti dolori addominali, e aveva una pancreatite acuta».
La vera trappola è, come sempre, l’uso improprio. Favorito da medici o farmacisti che li prescrivono o vendono senza farsi troppi scrupoli. Alla dottoressa di Humanitas fa eco una collega. «I casi che abbiamo osservato sono quasi tutti legati a pazienti che li usano per dimagrire piuttosto che per il diabete», dice Alice Della Torre, dirigente medico del Pronto soccorso dell’Irccs Ospedale Maggiore Policlinico di via Sforza. «Solitamente gli effetti collaterali si verificano all’inizio del trattamento, o quando si aumenta la dose. C’è anche la difficoltà di gestire molecole a rilascio settimanale, perché il picco degli effetti avversi può arrivare dopo due o tre giorni dall’iniezione, e poi i sintomi possono ripresentarsi. Finora comunque niente di grave: più che altro nausea, vomito, diarrea e dolore addominale».
A questo punto, in un mondo dove un miliardo di individui è obeso e quasi 20 milioni di persone ogni anno muoiono per malattie cardiovascolari, è il caso di ricorrere ai super farmaci solo quando il rapporto rischio-beneficio è nettamente a favore di quest’ultimo. Per chi deve perdere qualche chilo, il consiglio è sempre quello: una dieta bilanciata e poi una corsa al parco.