Il premier libico plaude all’arresto di Almasri: “Nessuno è sopra la legge”

  • Postato il 6 novembre 2025
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Nessuno è sopra la legge“. Così il primo ministro del governo di unità nazionale libico, Abdelhamid Dbeibah, plaude all’arresto del generale Osama Njeem Almasri, l’ex capo della polizia giudiziaria libica e comandante della milizia Rada accusato dalla Procura generale di Tripoli di aver commesso torture e violenze ai danni dei detenuti nel carcere di Mitiga, nella capitale. Si tratta dello stesso generale libico che era stato fermato in Italia il 19 gennaio su mandato della Corte penale internazionale, con le accuse di crimini di guerra e contro l’umanità, ma nell’arco di pochi giorni era stato scarcerato e riportato in Libia su un volo dei servizi, a causa dell’inerzia del ministero della Giustizia che scelse di non chiedere la convalida dell’arresto e l’applicazione di una misura cautelare.

Dbeibah, in un discorso durante la cerimonia di laurea a una scuola di polizia, ha elogiato “l’annuncio fatto dalla Procura generale di aver posto in custodia cautelare uno dei responsabili della direzione delle operazioni e della sicurezza giudiziaria nell’ambito delle indagini sul caso della morte di un detenuto e della violazione dei diritti di dieci detenuti”. Il premier libico, riporta l’agenzia governativa Hakomitna, “considera questa misura come la concretizzazione della capacità della magistratura e della Procura generale di applicare la legge senza eccezioni o selettività e come il consolidamento del principio di responsabilità e rendicontazione“. Il premier ha sottolineato anche che il futuro del Paese passa attraverso polizia, esercito e istituzioni della legge, non attraverso formazioni armate: “Per la prima volta dal 2011 non esiste attualmente alcun detenuto al di fuori dell’autorità giudiziaria“, ha aggiunto definendo questo risultato “un traguardo nazionale importante”, dopo anni di opposizione da parte di vari gruppi armati.

La notizia dell’arresto di Almasri in Libia ha provocato molto imbarazzo a Palazzo Chigi. Ultimo passaggio di una vicenda che è costata un’indagine nei confronti di Giorgia Meloni (archiviata) e dei ministri Matteo Piantedosi, Carlo Nordio e del sottosegretario Alfredo Mantovano, archiviati anche loro dopo il salvataggio della maggioranza alla Camera che ha respinto l’autorizzazione a procedere chiesta dai giudici. Vicenda, in realtà, ancora aperta vista l’inchiesta della Procura di Roma nei confronti della capo di gabinetto di Nordio, Giusi Bartolozzi, accusata dai pm di Roma di false dichiarazioni ai magistrati e per cui la Camera solleverà il conflitto di attribuzione alla Consulta.

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Il Fatto Quotidiano

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