Il ponte sullo Stretto di Messina sotto accusa, la Corte dei Conti ferma il progetto

  • Postato il 30 ottobre 2025
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Messina, 30 ottobre 2025 – La Corte dei Conti ha negato il visto di legittimità alla delibera del CIPESS che approvava il progetto definitivo del ponte sullo Stretto di Messina, bloccando temporaneamente l’avvio dei lavori. La decisione, pronunciata il 29 ottobre 2025, rappresenta un nuovo stop a un’opera discussa da oltre mezzo secolo, evidenziando criticità non solo tecniche, ma anche procedurali e finanziarie.

I giudici contabili hanno sollevato rilievi sull’iter amministrativo, giudicato incompleto e non pienamente conforme alle norme, e hanno evidenziato dubbi sul finanziamento pubblico, sulla trasparenza del progetto e sulla compatibilità ambientale con le direttive europee in materia di tutela degli habitat naturali. La Corte ha richiesto chiarimenti formali e garanzie più solide sui costi, che potrebbero superare del 50% le stime iniziali.

Il governo Meloni ha reagito definendo la scelta della Corte un ostacolo politico, ribadendo l’intenzione di portare avanti il progetto. Il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ha esortato l’esecutivo a proseguire comunque con i lavori, ignorando formalmente il blocco della Corte, aumentando così le tensioni istituzionali.

Dietro l’ennesimo rinvio si riaccendono i riflettori sulla Società Stretto di Messina S.p.A., l’ente creato nel 1981 per progettare e realizzare il ponte. Dopo decenni di studi, gare, revisioni e consulenze milionarie, la società era stata messa in liquidazione nel 2013 dal governo Monti, con motivazioni legate ai costi elevati e all’impossibilità di avviare i lavori. In dieci anni aveva accumulato spese per centinaia di milioni di euro senza che fosse posato un solo pilone.

Il governo Meloni, nel 2023, ne ha deciso la riattivazione, confermando gli stessi vertici e riprendendo contratti e documentazione tecnica del passato. Molti economisti e ambientalisti hanno definito questa scelta rischiosa e anacronistica, per i possibili costi occulti legati all’aggiornamento dei progetti, all’inflazione dei materiali e ai contenziosi legali con le imprese appaltatrici.

Fra le motivazioni tecniche contrarie emergono questioni di rilievo. L’altezza del ponte, circa 72 metri sul livello del mare (riducibile a 70 in condizioni di pieno carico), potrebbe non essere sufficiente per il transito di alcune navi da crociera o portacontainer: esperti stimano che tra l’11% e il 17% delle portacontainer attuali non potrebbero passare sotto il ponte progettato (RaiNews, 2025).

Sul piano sismico e geologico, la zona dello Stretto presenta un’elevata attività tettonica. Secondo il geologo Carlo Doglioni, presidente dell’INGV, il progetto utilizza parametri di accelerazione del suolo inferiori a quelli osservati in terremoti comparabili, ponendo interrogativi sulla tenuta strutturale in caso di eventi estremi (la Repubblica, 2025).
La rivista scientifica Costruzioni Metalliche, organo del Collegio dei Tecnici dell’Acciaio, ha definito la campata unica di oltre 3.300 metri “una sfida al limite dell’esperienza ingegneristica mondiale”, rilevando criticità legate a vibrazioni, oscillazioni, effetti del vento e interazione con i carichi ferroviari e stradali combinati (collegiotecniciacciaio.it).

Ulteriori osservazioni riguardano la coesistenza di traffico ferroviario e stradale su un’unica struttura sospesa, in un’area soggetta a venti che possono superare i 200 km/h. Il progetto dichiara resistenza fino a 216 km/h (strettodimessina.it), ma non tutte le analisi aerodinamiche sono state rese pubbliche, e diversi esperti richiedono revisioni indipendenti.

La stampa estera e gli analisti internazionali, negli ultimi due giorni dopo la pronuncia della Corte, hanno sottolineato criticità politiche, procedurali e finanziarie. L’Associated Press descrive il blocco come un duro colpo per il governo Meloni, evidenziando il contrasto fra ambizioni infrastrutturali e ostacoli istituzionali (AP News, 30 ottobre 2025). Reuters segnala dubbi su finanziamento, trasparenza e rispetto degli obblighi tecnici, osservando la volontà del governo di proseguire comunque, interpretata come un rischio di tensione istituzionale (Reuters, 29-30 ottobre 2025). Il Financial Times evidenzia il valore simbolico del progetto e le incertezze legate a sostenibilità, legittimità e conformità alle norme europee (FT, 30 ottobre 2025).

Gli osservatori internazionali interpretano il blocco della Corte come un allarme politico oltre che tecnico, sottolineando la mancanza di un reale percorso democratico e costituzionale di consultazione dei cittadini prima di un’opera di tale portata. Senza il visto pieno, il progetto rischia ritardi significativi, aumento dei costi e riduzione della credibilità agli occhi di investitori e partner internazionali.

Queste criticità non dimostrano che l’opera sia impossibile, ma evidenziano la necessità di verifiche rigorose, massima trasparenza e monitoraggio scientifico continuo. Considerando un investimento di oltre 13 miliardi di euro e un contesto naturale complesso, i margini di rischio tecnico e finanziario non sono trascurabili.

La dimensione democratica e costituzionale non può essere ignorata. Un’opera di tale portata, che incide profondamente sull’ambiente, sui bilanci pubblici e sulla vita delle comunità locali, dovrebbe essere valutata attraverso un confronto diretto con i cittadini, tramite strumenti previsti dalla Costituzione come consultazioni o referendum, per consentire un percorso di democrazia partecipativa reale.

In un Paese in cui le grandi opere sono spesso terreno di scontro politico e amministrativo, la decisione della Corte dei Conti rappresenta un segnale politico e civile. Evidenzia la necessità di un dibattito trasparente, scientificamente fondato e partecipato, e solleva la domanda se il ponte – alla luce delle criticità tecniche, dei costi, dei rischi ambientali e della volontà popolare – abbia ancora senso oggi e in quali condizioni.

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