Il Pkk al bivio: resa o guerra totale
- Postato il 1 marzo 2025
- Di Agi.it
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Il Pkk al bivio: resa o guerra totale
AGI - L'appello lanciato ieri dal leader curdo Abdullah Ocalan, che ha chiesto di deporre le armi all'organizzazione separatista Pkk da lui stesso fondata, potrebbe rappresentare una svolta storica e la fine di un conflitto durato 40 anni e costato la vita a circa 50 mila persone.
L'appello del leader curdo mette di fatto sia il Pkk che l'intera regione dinanzi a un bivio: pace o anni di guerra. Dopo aver trascorso 26 anni in un carcere di massima sicurezza la domanda è se Ocalan ha conservato l'autorità per decretare lo scioglimento del gruppo e se questo lo seguirà o sceglierà la guerra con la Turchia. Una guerra che il presidente turco Recep Tayyip Erdogan non ha intenzione di perdere, soprattutto dinanzi a un Paese cui continua a promettere "una Turchia senza terrore".
A pesare sul futuro vi è da un lato l'autorità di Ocalan, dall'altro anche la situazione del Pkk, mutata molto negli ultimi anni. L'organizzazione è stata ridotta ai minimi termini. In Turchia l'ultimo attacco, isolato, risale a novembre 2022, ma le operazioni del gruppo nel sud est a maggioranza curda del Paese sono state quasi azzerate dopo le violente operazioni volute da Erdogan nel 2016. Allo stesso modo è cambiata la percezione del Pkk presso gran parte della popolazione curda che non si riconosce più nella guerriglia. La scelta di Erdogan di combattere questa guerra solo con le forze speciali ha permesso di ottenere risultati e arginare il Pkk fino a spingerlo fuori confine. I santuari del gruppo sono saldi sulle indomabili montagne del Kurdistan iracheno. Un territorio aspro, dove l'esercito di Ankara ha continuato a sferrare attacchi senza soluzione di continuità, ma senza venirne a capo.
Il Pkk è allo stremo, continuo bersagli dei droni turchi, ma il conflitto va avanti. Se l'appello di Ocalan dovesse cadere nel vuoto le operazioni turche sono destinate a intensificarsi nell'intera area e il Pkk difficilmente potrebbe contrattaccare. Erdogan ha anche il pieno sostegno dell'altro leader curdo, Barzani, la cui famiglia governa il Kurdistan iracheno e ha sempre considerato il Pkk un nemico. Negli ultimi mesi anche il governo di Baghdad ha garantito sostegno ad Ankara contro il Pkk con un protocollo di collaborazione.
Situazione diversa e forse ancora più incerta riguarda i separatisti curdi di Ypg nel nord est della Siria. Il partito Akp di Erdogan ha oggi specificato che l'appello di Ocalan deve riguardare anche Ypg. Una costola del Pkk, nata sotto una diversa sigla per non finire nella lista delle organizzazioni terroristiche, ma che con Ocalan in carcere e con il sostegno degli Usa ha preso una strada diversa. Ypg ha ottenuto riconoscimento negli anni della lotta all'Isis, gestisce le province del nord est siriano, controlla alcune città, i campi di detenzione delle famiglie dell'Isis e le prigioni del califfato.
Il leader curdo ha chiesto di deporre le armi a "tutti i gruppi armati", ma al momento la reazione dal nord est della Siria è stata fredda. Negli anni passati l'esercito turco ha sferrato due diverse operazioni e sottratto territorio a Ypg. Incursioni durate pochi giorni che hanno visto i turchi avanzare senza grossi problemi. Il nord della Siria, a differenza delle aspre montagne del nord Iraq, è infatti collinare e spoglio, inadatto a colpi di mano da parte della guerriglia.
Gli Usa hanno frenato l'avanzata di Ankara, ma il presidente Donald Trump non sembra propenso a garantire a Ypg il sostegno dei suoi predecessori. Non è un caso che le due operazioni militari turche contro Ypg siano state sferrate nel 2018 e nel 2019, entrambe durante il primo mandato di Trump. Con la caduta del regime di Damasco Ankara è diventata un attore centrale in Siria; i separatisti curdi sono finiti sotto attacco da parte delle milizie siriane sostenute dalla Turchia (Esercito Libero Siriano, ELS) e sono stati emarginati politicamente. Il presidente del governo transitorio Ahmed Al Sharaa, ha chiesto la restituzione dei territori del nord est e offerto a Ypg di entrare nell'esercito siriano.
Anche in questo caso la reazione è stata fredda e Ypg è stato escluso dal tavolo della costituente siriana finendo isolato. Se in Siria l'appello di Ocalan dovesse finire inascoltato è assai probabile che Ypg si trovi nel fuoco incrociato delle truppe turche, dei miliziani siriani di ELS, ma anche del nuovo esercito di Damasco che sta nascendo proprio con la collaborazione di Ankara. Erdogan non vuole Ypg ai propri confini, Al Sharaa non sembra intenzionato a contraddirlo e per Ypg potrebbe non esserci scampo.
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