Il piccolo Napoleone diventa il malato (di debito) dell’Europa
- Postato il 26 agosto 2025
- Di Panorama
- 1 Visualizzazioni


C’eravamo abituati a essere noi, gli italiani, con i nostri governi ballerini e i conti sgangherati, a recitare la parte del “grande malato d’Europa”. Il simbolo della nostra crisi era il sorriso di sufficienza di Angela Merkel e Nicolas Sarkozy mentre il Btp crollava e lo spread andava alle stelle Ma le cose cambiano e stavolta sul banco degli imputati sale l’arroganza francese impersonata da Macron. Il governo è entrato in sala rianimazione annunciando un voto di fiducia suicida per l’8 settembre. François Bayrou, premier senza maggioranza, ha scelto la roulette russa: chiedere al Parlamento il via libera a un piano da 44 miliardi di tagli. Peccato che i numeri non ci siano e i mercati lo abbiano capito benissimo: il Cac 40 affonda (-1,5% dopo un -1,6% alla vigilia) e i titoli bancari con i forzieri pieno di titolo di stato sono massacrati.
Le agenzie di rating sono pronte a staccare un altro bollino rosso sul debito francese. Moody’s e Fitch avevano già messo la Francia nel mirino. Ora Christopher Dembik di Pictet Am avverte: “I mercati scontano un imminente declassamento”. Tradotto: Parigi rischia di pagare il proprio debito più caro dell’Italia. Un paradosso che fino a ieri sembrava impossibile.
La politica, intanto, si dissolve. Marine Le Pen e il suo Rassemblement National non ci pensano nemmeno a dare ossigeno a Bayrou. Jean-Luc Mélenchon, con la consueta delicatezza, ha già intimato a Macron di “andarsene”. I socialisti fanno l’ago della bilancia ma con più dubbi che certezze. Risultato: la maggioranza evapora. E all’Eliseo si parla sempre più insistentemente di elezioni anticipate, lo spettro che Gérald Darmanin – ministro della Giustizia – non ha escluso.
I mercati, come sempre, non aspettano i tempi della politica. Lo spread tra i titoli francesi e i Bund tedeschi si allarga a 77 punti base, il rendimento decennale vola al 3,5%. E qui arriva la grande novità: il debito francese ora costa quasi quanto quello italiano. Una volta eravamo noi il pericolo per l’euro, oggi tocca a Macron pagare l’umiliazione di rendimenti più salati dei Btp.
Il ministro dell’Economia, Eric Lombard, prova a minimizzare ma finisce per ammettere l’ovvio: “È un rischio che corriamo”, dice riferendosi addirittura all’eventualità di un intervento del Fondo Monetario Internazionale. Lo spettro di Parigi commissariata dal FMI: roba che nemmeno nei peggiori incubi dei gollisti.
Dal canto suo, François Villeroy de Galhau, governatore della Banque de France, prova a parlare da adulto in una stanza di adolescenti: “Se non affrontiamo subito il debito, lasceremo ai nostri figli un fardello insopportabile”. Un richiamo al senso di responsabilità che suona come la voce di un preside a una scolaresca indisciplinata. Ma chi lo ascolta, in un Parlamento dove ognuno pensa solo a fare gli sgambetti?
Il risultato è che la Francia, un tempo cuore dell’Europa, oggi si ritrova a fare la parte che per anni è stata dell’Italia: instabile, indebitata, sotto assedio delle agenzie di rating e con i mercati pronti a colpire. Solo che stavolta Roma osserva da spettatrice, con una punta di rivincita. Noi italiani eravamo il malato cronico, Parigi oggi è il paziente in terapia intensiva.
Il problema, naturalmente, è che quando il malato è la Francia, il contagio può dilagare a tutta l’Europa. E allora il futuro si scrive da solo: se il malato cambia nome ma il medico non c’è, l’intero continente rischia di restare senza cura.