Il Pd troverà il coraggio di non farsi dettare la linea dal M5s?
- Postato il 18 marzo 2025
- Di Il Foglio
- 1 Visualizzazioni

Il Pd troverà il coraggio di non farsi dettare la linea dal M5s?
Al direttore - Il mio appello a Francesco Totti per evitare l’International RB Award a Mosca ha suscitato attenzione mediatica. Totti è patrimonio affettivo italiano da proteggere. Chi sostiene che sport e politica debbano restare separati dimentica le partite propagandistiche del dittatore bielorusso Lukashenka, con avversari che fingono di cadere per farlo segnare davanti alle scolaresche, o la tragica vicenda del tifoso Nikita Krivtsov, simbolo delle violenze del regime. Ricordo anche lo stadio distrutto di Donetsk, città che Totti conobbe da calciatore. Partecipare a Mosca, presentato come imperatore romano accolto dalla “Terza Roma”, significa legittimare regimi autoritari. Totti può avere attenuanti nel comprendere il momento storico, ma la classe dirigente italiana no. Da decenni ci raccontiamo una storia superficiale sull’Europa orientale, dimenticando che imperialismo e colonialismo sono centrali nell’identità che Putin vuole affermare. E’ ora di impararlo.
Andrea Massaroni
coordinatore di +Europa Roma
Al direttore - Nel 2023 le primarie del Pd rovesciarono il risultato del voto degli iscritti ed Elly Schlein prevalse su Stefano Bonaccini. Non le è mai venuto il dubbio, caro Cerasa, che ci sia stato lo zampino di un’ingerenza russa?
Giuliano Cazzola
Non esageriamo. Il tema mi sembra più semplice e più identitario. Riuscirà il Pd a trovare il coraggio per non farsi dettare dal M5s la linea sulla giustizia, sulla politica estera, sul lavoro, sulla crescita, sull’Europa? Un tempo si poteva capire che il Pd rincorresse il M5s: andava forte, raccoglieva voti, la linea ingolosiva. Oggi rincorrere il M5s mi sembra particolarmente grave: non ha più molti voti a disposizione e chi segue quella linea lo fa non per questioni di convenienza ma per questioni di convinzione. Ripensarci, prima che sia troppo tardi.
Al direttore - Non basterà verosimilmente l’ipotizzato benestare della Vigilanza Bce per l’operazione Unicredit-Commerzbank, sempreché esso risulti effettivamente tale, in considerazione dell’istruttoria aperta dall’Ufficio federale per i cartelli e soprattutto del fatto che il prossimo cancelliere, Friedrich Merz, ha giudicato “devastante” la prospettata acquisizione. E’ vero che il giudizio è stato espresso innanzitutto nel corso della campagna elettorale, ma non sembrerebbe che in Germania, a differenza di quanto accade in Italia, siano così pronti a cambiare radicalmente posizione una volta vinte le elezioni. Del resto, anche la Spd si è dichiarata con Scholz, ancora pienamente in carica come cancelliere, contraria all’operazione in questione. Non credo, insomma, che sia una storia conclusa. D’altro canto, ci si deve pur chiedere se la Bce possa rilasciare la predetta autorizzazione sulla base di un esame avulso dalle altre iniziative di Unicredit, innanzitutto a proposito dell’Ops sul Banco Bpm. Non penso che si potrà procedere, senza una visione complessiva dei progetti della banca e dei loro riflessi, singolarmente e globalmente, sui prescritti diversi parametri aziendali ed extraziendali. Non credo comunque che allo stato azionista si possano negare decisioni e comportamenti che adottano i privati. E’ essenziale una rigorosa “par condicio”, che esclude l’impiego di poteri autoritativi, ma, per il resto, non sarebbero fondate limitazioni che concedano un “favor” in senso opposto. Lo stesso criterio vale per l’Italia. Insomma, la decisione su questo caso da parte della Bce e delle altre Autorità a vario titolo competenti potrebbe “fare scuola”.
Angelo De Mattia