Il Pd si sgretola sul riarmo dell’Ue. Schlein ribadisce: “Rimaniamo contrari”. Quartapelle: “La posizione della segretaria è sbagliata”

  • Postato il 12 marzo 2025
  • Politica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Il voto al Parlamento europeo ha confermato quella che sta diventando una costante quando si affronta il tema del riarmo e del sostegno all’Ucraina: il Pd è diviso al suo interno. Ma questa volta la spaccatura fa ancora più male e la ferita è più difficile da rimarginare. Perché Elly Schlein, subito dopo la presentazione del piano di riarmo di Ursula von der Leyen, era stata chiara: “Così non ci stiamo“, aveva detto invocando un progetto con un coordinamento a livello europeo e non legato all’iniziativa dei singoli Stati. Il voto di mercoledì, però, le ha dimostrato che metà del partito preferisce seguire la linea bellicista di Palazzo Berlaymont e non quella della sua segretaria.

Così Schlein è intervenuta pochi minuti dopo il risultato del voto per ribadire che, nonostante le evidenti divisioni, “la linea del Pd rimane la stessa”: “All’Europa serve la difesa comune, non la corsa al riarmo dei singoli Stati. È e resta questa la posizione del Pd – ha dichiarato la leader Dem – Oggi al Parlamento si votava una risoluzione sulla difesa comune, con molti punti che condividiamo, ma la risoluzione dava anche appoggio al piano RearmEU proposto da Ursula Von der Leyen cui abbiamo avanzato e confermiamo molte critiche proprio perché agevola il riarmo dei singoli Stati facendo debito nazionale, ma non contribuisce alla difesa comune e anzi rischia di ritardarla. Quel piano va cambiato”.

Non sono della stessa opinione, però, circa metà dei suoi europarlamentari che invece hanno votato a favore dei paragrafi in cui si cita espressamente il piano ReArm Europe, accogliendolo come una novità positiva. A capo di questa fronda c’è sicuramente la vicepresidente del Parlamento Ue, Pina Picierno, che già prima dell’apertura della Plenaria, in un’intervista a La Stampa, aveva dato la sua personale indicazione di voto: votare contro o astenersi su un testo in cui si delinea l’obiettivo della difesa comune europea sarebbe una soluzione accettabile per un partito come il Pd? “Non lo è – ha risposto – Temo che tutto sia dettato da un malinteso nel dibattito nazionale, piuttosto che dall’esigenza di costruire la difesa europea. Se a prevalere sarà la competizione tra Pd e M5s saremo destinati a essere ininfluenti in Europa e sconfitti in Italia”. E alla domanda se la forte critica di Schlein sul piano ReArm sia stata una scelta sbagliata, Picierno ha risposto: “Lo è nei suoi fondamenti strategici di breve e lungo periodo. Siamo tutti per la difesa comune, ma qualunque percorso ha bisogno di primi passi. Avremmo tutti voluto altro, ma la realtà conta più dei desideri”.

Schlein, però, tira dritto anche a rischio di andare allo scontro duro con l’ala riformista del suo partito: “All’Unione europea serve una svolta di integrazione politica e di investimenti comuni per un piano industriale, sociale, ambientale, digitale e per la difesa comune, ma non solo e non a scapito del sociale e della coesione – ha aggiunto – Serve aumentare capacità industriale e coordinamento, con l’orizzonte federalista di un esercito comune al servizio di una politica estera comune e di un progetto di pace. Obiettivi per i quali continueremo a impegnarci ogni giorno”.

Come detto, però, la frattura evidenziata dall’ultimo voto a Strasburgo è destinata ad avere conseguenze all’interno della formazione. Lo testimoniano, ad esempio, le parole della deputata Lia Quartapelle che da Roma ha risposto a chi gli ha chiesto se sia arrivato il momento di convocare un congresso: “Congresso o non congresso dobbiamo mostrarci all’altezza del momento di grande cambiamento che stiamo vivendo. Un partito non può astenersi, deve dire con chi sta, deve argomentare, stare con l’opinione pubblica – ha detto criticando il gruppo pro-Schlein che ha optato per l’astensione – Una discussione è urgente. A Bruxelles una discussione non c’è stata, un confronto con la segretaria. Serve un confronto equilibrato. Il voto di oggi dimostra che non ci si può arrivare senza una discussione vera”. La linea di Elly Schlein dell’astensione è andata in minoranza, considerando che Strada e Tarquinio sono indipendenti? “Si partiva da un ‘no’ – ha risposto – Per fortuna la linea del ‘no’ è andata sotto”.

Ricostruzione, quest’ultima, confermata dallo stesso Marco Tarquinio che insieme a Cecilia Strada è stato eletto nelle liste del Pd ma come indipendente: “Non abbiamo votato sul piano ReArm Europe ma sulla risoluzione, su cui io mi sono astenuto dopo aver votato tutti gli emendamenti che consentivano di modificarne il testo – ha spiegato – Mi sono astenuto per sostenere la posizione di Elly Schlein che altrimenti rischiava di risultare minoritaria. Se avessi votato ‘no’ sarebbe mancato quel po’ di più che ha consentito alla delegazione Pd di avere la maggioranza pro Elly Schlein – ha detto a Rai Radio1, ospite di Un Giorno da Pecora – Ci siamo divisi a metà. C’è una parte importante della delegazione europea Pd che ha sostenuto la linea di Schlein e sono più di quelli che hanno fatto una scelta diversa”.

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