Il Parlamento europeo approva la risoluzione su Gaza, ma senza la parola “genocidio”

  • Postato il 11 settembre 2025
  • Di Panorama
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Con 305 voti favorevoli, 151 contrari e 122 astenuti il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione su Gaza dal titolo “Gaza al limite: l’azione dell’UE per combattere la carestia, l’urgente necessità di liberare gli ostaggi e avanzare verso una soluzione a due Stati”. Il testo è stato il risultato di settimane di negoziati tra i principali gruppi politici e ha messo nuovamente in evidenza le fratture che attraversano l’Eurocamera e più in generale il continente.

L’uso del termine “genocidio”

Il nodo più delicato della discussione è stato l’uso del termine “genocidio”. Alla fine la parola non è comparsa nella versione definitiva, scelta considerata necessaria per ottenere la maggioranza parlamentare.

Socialisti e Democratici, insieme ai Verdi e a parte della Sinistra, avevano inizialmente insistito perché fosse inclusa, ritenendola essenziale per descrivere la situazione a Gaza. Il Partito Popolare Europeo, invece, ha opposto un rifiuto netto, giudicando quel termine divisivo e inappropriato.

La mediazione ha portato a un compromesso che ha spinto i Socialisti ad accettare il testo anche senza la parola contestata, pur ribadendone l’importanza. I Verdi e la Sinistra, che avevano proposto emendamenti per accusare direttamente Israele di genocidio, si sono visti respingere le loro proposte.

I liberali di Renew Europe hanno provato a mantenere un ruolo di equilibrio, sostenendo la versione finale come “compromesso inevitabile”. Si è così giunti all’approvazione finale della risoluzione, votata da una parte consistente del Ppe.

Il contenuto

La risoluzione approvata, pur priva del riferimento esplicito al genocidio, mantiene comunque un carattere verbalmente significativo (nei fatti, poco o nulla cambierà). Condanna il blocco degli aiuti umanitari a Gaza, individuato come causa diretta della carestia, soprattutto nel nord della Striscia, e chiede l’apertura senza ostacoli di tutti i valichi di frontiera.

Invita inoltre al ripristino immediato del mandato e dei finanziamenti dell’UNRWA, pur con un controllo più rigoroso, e chiede agli Stati membri di valutare il riconoscimento dello Stato di Palestina nell’ottica di realizzare la soluzione dei due Stati.

Il testo sollecita un cessate il fuoco immediato e permanente, il rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi e riafferma il diritto di Israele a difendersi, ma nel rispetto rigoroso del diritto internazionale umanitario.

Israele viene ancora considerato un partner strategico nella lotta al terrorismo, ma la risoluzione propone anche misure restrittive mirate: sanzioni contro coloni e attivisti violenti in Cisgiordania e Gerusalemme Est, congelamento dei beni e divieti di visto per figure politiche estremiste come i ministri Bezalel Smotrich e Itamar Ben-Gvir, sospensioni parziali degli accordi commerciali e indagini su possibili crimini di guerra e violazioni del diritto internazionale.

Come hanno votato i partiti italiani

Sul fronte italiano, le divisioni sono state altrettanto evidenti. Il Partito Democratico ha votato a favore della risoluzione, giudicandola un compromesso necessario, così come Forza Italia, che ha seguito la stessa linea sostenendo l’approvazione del testo.

La Lega ha votato contro, ritenendo la risoluzione troppo sbilanciata nelle sue critiche allo Stato ebraico, mentre Fratelli d’Italia ha scelto l’astensione, sostenendo che il compromesso finale non fosse sufficientemente equilibrato.

Il Movimento 5 Stelle ha espresso un voto contrario, ma, al contrario della Lega, lo ha fatto denunciando la debolezza del testo nei confronti di Israele e la sua incapacità di affrontare la questione in termini chiari.

All’interno della sinistra italiana non è mancata la frammentazione: parte della delegazione di Alleanza Verdi e Sinistra, come Ilaria Salis, si è astenuta, mentre altri, tra cui Leoluca Orlando, hanno votato contro.

Autore
Panorama

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