"Il Papa può fermare i bombardamenti a Gaza", l'appello dei giornalisti palestinesi

  • Postato il 11 maggio 2025
  • Di Agi.it
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"Il Papa può fermare i bombardamenti a Gaza", l'appello dei giornalisti palestinesi

AGI - Papa Leone XIV può fare tanto per Gaza, può assumere una posizione a difesa della giustizia per le vittime di questa catastrofe e, da leader religioso, può influenzare in modo significativo popoli e governi di tutto il mondo, affinché si prendano misure almeno per mettere fine ai bombardamenti israeliani.

L'appello di Wael al-Dahdouh

È l'auspicio espresso dal noto giornalista palestinese Wael al-Dahdouh, capo dell'ufficio di corrispondenza di Al Jazeera a Gaza, dove, nella guerra in corso tra Hamas e Israele, ha visto uccisi sua moglie, tre figli e altri 10 membri della sua famiglia.

Premio simbolico per i giornalisti caduti

Insieme al collega Safwat al-Kahlout, originario del Nord della Striscia e anche lui giornalista per l'emittente qatariota, ha ritirato ieri simbolicamente il Premio Tiziano Terzani, nell'ambito del Festival Vicino/Lontano a Udine, a nome di tutti i 214 giornalisti e giornaliste palestinesi uccisi a Gaza.

 

 

L'urgenza di un intervento europeo

Sulla scia di una auspicabile forte presa di posizione del nuovo Papa, al-Dahdouh spera che si compiano passi soprattutto da parte delle istituzioni europee, ma anche di sindaci, associazioni umanitarie, sindacati e organizzazioni a difesa della libertà di stampa per difendere la popolazione di Gaza e i giornalisti palestinesi ancora sul campo.

Una missione umanitaria

“Ho dato il mio sangue, il mio sudore, il mio tempo per trasmettere al mondo quello che succede a Gaza. Per me è una missione umanitaria, ma il mondo cosa ci sta dando indietro?”, si chiede il reporter, diventato famoso anche per aver appreso in diretta della morte della sua famiglia sotto i bombardamenti israeliani.

 

 

Pressioni sull'Unione Europea

Si possono fare progetti, manifestazioni, usare mezzi di pressione sull'Ue, perché cerchi di fermare Israele, perché vengano rispettate le convenzioni e le leggi sulla protezione dei giornalisti”, prosegue al-Dahdouh. “Il silenzio che abbiamo sentito intorno a noi sulla nostra condizione ci uccideva proprio come i raid israeliani. Nessuno deve convincersi in Europa che non si può fare nulla e rassegnarsi quindi a guardare impotente quanto succede sotto gli occhi di tutti”.

Il paragone con l'Ucraina

Quando è scoppiata la guerra in Ucraina, ero in Italia”, racconta il collega al-Kahlout, che ha collaborato da producer con numerose testate internazionali, “e mi è sembrato molto bello vedere che l'Europa apriva le porte ai profughi ucraini, mi dicevo che la Ue stava rispettando i diritti umani su cui si fondava”. ma oggi, denuncia, “davanti alla guerra a Gaza tutti questi valori, le convenzioni, il diritto internazionale sembrano siano stati congelati. Nessun passo serio, come quello fatto con l'Ucraina, è stato fatto per Gaza. Anzi, l'Occidente continua a inviare a Israele le armi che uccidono i nostri bambini”.

Una sfida morale per l'Europa

“La Striscia di Gaza, tanto più adesso, davanti ai piani di deportazione del governo di Netanyahu che ci terrorizzano, rappresenta una sfida morale per l'Europa come civiltà”, conclude al-Dahdouh. “Può fallire con gli effetti che ne conseguiranno oppure può compiere passi avanti verso la giustizia umana”.

 

 

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Agi.it

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