Il nuovo trionfo di Decaro, l’ingegnere che vince solo con percentuali bulgare. E la sua leadership ora intriga il Pd

  • Postato il 24 novembre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Il percorso perfetto lo ha sfiorato, ma proprio di un soffio. Nel 2014, alla sua prima corsa da sindaco, gli mancò un misero 1 per cento per vincere al primo turno. Quindici giorni dopo, al ballottaggio, travolse Mimmo Di Paola con il 65,4%. Undici anni e tre candidature dopo, Antonio Decaro si prende tutta la Puglia e, ancora una volta, l’eco di un suo trionfo si riverbera fino a Roma, dove un pezzo del Partito Democratico continua a immaginarlo come la carta da giocarsi in chiave nazionale per la segreteria, scadenza programmata nel 2027. Sarebbe la naturale evoluzione di un uomo che a ogni confronto nelle urne sforna un successo cristallino. Una leadership naturale, non costruita, quella di questo ingegnere civile di 55 anni che è arrivato alla politica da assessore esterno nella giunta dell’allora sindaco di Bari Michele Emiliano.

Una leadership che fa sempre rima con vittoria. Non ci riuscì solo nel 2006, quando Bobo Craxi lo mise in lista alla Camera, ma si giocava di gruppo e I Socialisti – suo padre lo era, fu anche consigliere comunale – presero percentuali scarsissime. Elezioni regionali 2010: 14.190 preferenze, eletto consigliere. Dicembre 2012: finisce alla Camera dopo aver ricevuto 3.424 voti alle Parlamentarie dem, secondo più votato a Bari. Passano due anni e il deputato Decaro torna nella sua città e ne diventa sindaco dopo aver lasciato il segno come assessore. È l’inizio di una parabola che finora è sempre e solo stata in crescendo. Il secondo mandato è un’incoronazione: vince con il 66,27% al termine di una campagna elettorale segnata nell’immaginario collettivo locale da una canzone rap che trasformò in tormentone la consuetudine di descriverlo come il colpevole di tutto. “Lo psicologo costa caro, è molto più comodo ed economico, dire è colpa di Decaro”, cantava di sé stesso.

Durante il Covid consolida la sua fama di amministratore capace e molti scoprono che è anche un bravo comunicatore. Lotta ai tavoli da presidente dell’Anci, guidata dal 2016 al 2024, e nella città deserta alterna lacrime di comprensione per le difficoltà dei commercianti a momenti da “sceriffo”. Alle primarie del Pd appoggia Stefano Bonaccini, che perde. Elly Schlein lo candida insieme a tutti gli altri sindaci più in vista per un seggio a Bruxelles. Un’inchiesta antimafia viene usata come una clava nei suoi confronti, ma non lo scalfisce. Forse né Schlein nel candidarlo né il centrodestra nell’attaccarlo hanno calcolato che le urne rischiano di essere un termometro scottante. Decaro raccoglie 495.774 preferenze nella circoscrizione Sud: un voto su tre del Pd nel Mezzogiorno è suo. In Puglia la proporzione è addirittura di tre su quattro. Un trionfo. È il candidato dem più votato in Italia e prende il doppio delle preferenze di Schlein stessa.

Se tutti immaginano che il suo viaggio in Europa sia solo una parentesi in attesa delle Regionali, molti meno pensano che quei numeri iniziano a far balenare un’idea in testa all’ala riformista dei democratici: Decaro è il volto giusto, rassicurante, capace di parlare al centro senza rinunciare alla sponda sinistra. Insomma, può diventare un’antagonista di Schlein. Così quando arriva il momento delle Regionali, l’ex sindaco di Bari detta le regole. “Se ci sono io, non devono esserci Emiliano e Vendola”, avvisa in un impeto rottamatore (a proposito, il rottamatore per eccellenza, Matteo Renzi, lo apprezza molto). Non vuole, insomma, gli uomini che hanno spianato la strada ai suoi successi. Cede ma il risultato che va emergendo dalle urne è un’altra affermazione personale. Percentuali nuovamente bulgare, Pd primo partito e le sue tre liste civiche che – come i dem – viaggiano attorno al 25%. Insomma M5s e Avs rischiano di essere marginali in maggioranza. A exit poll squadernati, i leader nazionali del campo largo sono subito corsi in Campania per festeggiare il successo di Roberto Fico. In Puglia ha vinto il Pd, leggasi – anche – Partito di Decaro.

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