Il nostro è un Paese obsoleto e sismico: come si può pensare di realizzare 28 reattori nucleari?
- Postato il 10 marzo 2025
- Ambiente & Veleni
- Di Il Fatto Quotidiano
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di Enza Plotino
Esiste qualcuno sano di mente in Italia che pensa che il nostro Paese, in cui non si riesce a localizzare un sito per i rifiuti radioattivi da ben 14 anni, un Paese ormai industrialmente obsoleto, con un territorio pianeggiante e costiero densamente abitato, con vaste aree a elevato rischio sismico ed altre molto estese esposte a rischi di alluvioni e di frane, possa localizzare, progettare, finanziare e costruire 28 reattori nucleari? Perché per produrre il 20% di elettricità da nucleare al 2035 servirebbero 28 centrali nucleari da 300 MW.
Il ddl del governo Meloni, quello del “nucleare sostenibile”, non ci dice però come facciamo, fino al 2035, frenando lo sviluppo delle rinnovabili, a pagare il gas e le bollette elettriche arrivate alle stelle. Una follia adatta solo a far contente quelle imprese dormienti che non si sono mai rassegnate alla speranza di potersi rimettere in pista al momento opportuno e, in barba alle decisioni che un Paese intero ha preso con un referendum, poter avviare la costruzione di centrali nucleari a fissione, molto costose e che generano rifiuti altamente radioattivi e pericolosi per migliaia di anni.
E’ inaccettabile che anni di progresso verso la sostenibilità di un sistema, di progetti di benessere e sicurezza dei cittadini, di studi sulle migliori possibilità di risparmio di un fabbisogno in forte crescita come quello dell’energia elettrica, di sviluppo internazionale verso l’uscita dalle fonti fossili che hanno distrutto parti consistenti del nostro pianeta creando condizioni di disequilibri insostenibili, possano essere rimessi in dubbio da un manipolo di governanti inadeguati, politicanti sprovveduti e incapaci, mossi da filonuclearisti mai rassegnati.
Alla base di questa rivoluzione antistorica e ideologica c’è una grandissima bugia che si vuole far circolare ad arte per irretire una popolazione abbastanza provata da condizioni di vita faticose, pesantissime socialmente ed economicamente. Si vuole far credere che con la fissione dell’uranio si possano abbassare le bollette elettriche, cresciute per le note vicende del gas. Nel diffondere questa bugia si fa riferimento alla Francia. Anche lì dando numeri inesistenti e falsi. A beneficio delle teorie nucleariste si porta “il successo” economico del nucleare francese. Niente di più falso. In Francia, come spiegava un articolo di Le Monde del 2020, il nucleare è “diventato un peso” (la crescita dell’indebitamento, la difficoltà a reperire capitali, gli anni di bassi utili e perfino una perdita record nel 2022 dell’Edf) e si guarda all’esperienza italiana della transizione energetica, all’Enel “super major del rinnovabile”, come ad un successo dei cugini italiani.
La verità, che non cambia nel tempo, è che il nucleare non genera successi economici anche perché produce elettricità troppo cara. Per sostituire l’elettricità, molto costosa, generata dalle centrali a gas, non serve un’altra fonte costosissima come il nucleare, ma le rinnovabili, molto più economiche e soprattutto pulite. Con queste decisioni antistoriche, il governo da un lato paga pegno ai filonuclearisti e dall’altro si illude che, mettendo in pista il ritorno ad una tecnologia nucleare, procrastinerà il grande problema di dove sistemare i rifiuti radioattivi già presenti nel nostro Paese, accollandoli, insieme a quelli che se ne creeranno ancora, in eredità alle future generazioni. In fondo il Dio profitto non guarda al futuro, ma “macina” solo presente.
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