Il mondo della cultura si mobilita contro il "genocidio" a Gaza

  • Postato il 28 maggio 2025
  • Di Agi.it
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Il mondo della cultura si mobilita contro il "genocidio" a Gaza

AGI - Si moltiplicano gli appelli del mondo della cultura contro il genocidio a Gaza. Sono diverse le raccolte firme che di paese in paese stanno mandando un grido di allarme sulla situazione umanitaria in Palestina. 

380 scrittori nel Regno Unito e Irlanda

Quasi 380 scrittori provenienti da Regno Unito e Irlanda, tra cui Zadie Smith e Ian McEwan, hanno denunciato in una lettera aperta il "genocidio" di Israele a Gaza, sollecitando un cessate il fuoco. Nell'appello hanno invitato "le nazioni e i popoli del mondo a unirsi a noi per porre fine al nostro silenzio collettivo e all'inazione di fronte all'orrore".

"L'uso delle parole 'genocidio' o 'atti di genocidio' per descrivere ciò che sta accadendo a Gaza non è più oggetto di dibattito tra esperti legali internazionali o organizzazioni per i diritti umani", hanno aggiunto.

"I palestinesi non sono le vittime astratte di una guerra astratta. Troppo spesso le parole sono state usate per giustificare l'ingiustificabile, negare l'innegabile, difendere l'indifendibile", hanno affermato gli scrittori britannici e irlandesi. I firmatari, tra cui la romanziera Elif Shafak e il drammaturgo Hanif Kureishi, hanno chiesto un cessate il fuoco, la "distribuzione immediata di cibo e aiuti medici" a Gaza e sanzioni contro Israele.

In Francia

La lettera arriva il giorno dopo che 300 scrittori di lingua francese, tra cui i premi Nobel per la letteratura Annie Ernaux e Jean-Marie Gustave Le Clezio, hanno firmato una dichiarazione simile che condanna il "genocidio" nella Striscia. In Francia, dalla politica al mondo della cultura, si levano sempre più voci contro il governo israeliano di Benjamin Netanyahu, accusato di commettere un "genocidio" a Gaza. A dichiararlo è in queste ore è stato il leader del Partito Socialista (Ps) Olivier Faure, che accusa Israele di aver commesso un "genocidio" a Gaza.
Con questa presa di posizione forte, espressa durante il congresso del Ps, Faure ha allineato il suo partito su quella già espressa dai comunisti e dagli ambientalisti.

"Il genocidio si caratterizza quando c'è intenzionalità, e i membri del governo israeliano stanno rilasciando numerose dichiarazioni in tal senso", ha detto Faure durante il congresso. "Bisogna dire forte e chiaro che il governo di Benjamin Netanyahu sta commettendo un genocidio a Gaza", ha sottolineato Faure.

Nel contempo 300 importanti scrittori francesi chiedono "sanzioni" contro Israele e che la guerra venga definita un "genocidio contro i palestinesi". A firmare la lettera aperta pubblicata sul quotidiano francese Liberation sono, tra gli altri, JMG Le Clezio, Virginie Despentes, Mohamed Mbougar Sarr e Leila Slimani. Il testo recita che "non possiamo più accontentarci della parola 'orrorè; oggi dobbiamo chiamare 'genocidio' quanto succede a Gaza". Gli scrittori chiedono anche un cessate il fuoco immediato e il rilascio dei restanti ostaggi israeliani tenuti prigionieri da Hamas.

 

 


"Da quando Israele ha violato un cessate il fuoco che avrebbe dovuto portare alla fine della guerra e al rilascio degli ostaggi, l'attacco a Gaza è ripreso con raddoppiata brutalità. Ora, ripetute dichiarazioni pubbliche di figure di spicco come i ministri israeliani Bezalel Smotrich e Itamar Ben-Gvir esprimono apertamente intenzioni genocidi", scrivono i firmatari nella loro lettera.

"Il termine "genocidio" per descrivere ciò che sta accadendo a Gaza non è più oggetto di dibattito per molti giuristi internazionali e organizzazioni per i diritti umani: la Federazione Internazionale per i Diritti Umani (Fidh), Amnesty International, Medici Senza Frontiere, Human Rights Watch, il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, i relatori delle Nazioni Unite e molti altri specialisti e storici", argomentano gli scrittori francesi.


"La nostra responsabilità collettiva è in gioco. Noi scrittori francofoni abbiamo aspettato troppo a lungo per parlare con una sola voce. Alcuni di noi hanno già firmato editoriali e petizioni, scritto, votato e manifestato. Oggi parliamo in nome della nostra professione", conclude la lettera. 

 

 

 

 

 

 

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Agi.it

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