“Il mio Palermo era una squadra formidabile. Ci è mancata solo una cosa per sognare come l’Atalanta”: Marco Amelia si racconta
- Postato il 12 marzo 2025
- Calcio
- Di Il Fatto Quotidiano
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Uomo squadra nelle big e icona di piazze come Livorno e Palermo, ora Marco Amelia fa l’allenatore: dallo scorso dicembre, infatti, siede sulla panchina del Sondrio in Serie C. Intervistato dal Corriere della Sera, l’ex calciatore ha parlato di diversi argomenti: dal suo presente da tecnico, allo storico gol segnato con il Livorno in Coppa Uefa contro il Partizan Belgrado nel 2006, passando per la chiamata di José Mourinho per raggiungerlo al Chelsea.
Come allenatore, Amelia ha ammesso di avere una filosofia simile a quella di Massimiliano Allegri, tecnico con cui vinse lo scudetto al Milan nella stagione 2010/2011 e ora invocato dai tifosi della Juventus dopo le delusioni con Thiago Motta: “Con Max abbiamo visioni simili. E di anno in anno è migliorato, nonostante le difficoltà. Quando ha avuto società forti alle spalle, come il Milan e la prima Juve, ha vinto tantissimo, mentre quando è ritornato in bianconero c’era una situazione complicatissima e aveva impegni multipli. Ma è un livornese che sa cosa fare, ci si dimentica troppo facilmente che ha portato la Juve a giocare 2 finali di Champions League“.
Quando lasciò i rossoneri, Amelia disse che il calcio l’aveva disgustato: “È vero, avevo bisogno di staccare un po’ quando l’ho lasciato la prima volta. Dopo il Milan ho ricevuto proposte che non mi piacevano, ero un po’ saturo e volevo aiutare la squadra del mio paese, Frascati. Ho contribuito a realizzare strutture e a far crescere la Lupa Castelli Romani, con cui ho anche giocato in Lega Pro”. A proposito di strutture, Amelia ha detto che il suo Palermo “era una squadra formidabile, con un centro sportivo come quello di Zingonia avrebbe potuto sognare un percorso come quello attuale dell’Atalanta. Mi spiace solo come si è interrotto il rapporto con il club: Zamparini mi ha ceduto per questioni di bilancio, l’ho saputo solo dopo”.
Ma pochi anni dopo lo scudetto vinto col Milan, nel 2015, Amelia ricevette una chiamata inaspettata. José Mourinho lo voleva al Chelsea: “Il mercato era già chiuso ed ero svincolato. Stavo per firmare con una squadra di Serie B. Ma dopo l’infortunio di Courtois, il Chelsea stava cercando un portiere di riserva. Quando mi ha telefonato, ho capito subito che era un’opportunità enorme. E, lavorandoci insieme, ho compreso la sua grandezza: cura dei dettagli, gestione totale dell’ambiente, comunicazione interna ed esterna, capacità di portare il giocatore a dare il massimo. Per lui avrei spostato le montagne, pur non avendo mai giocato”.
Giocò eccome invece in Coppa Uefa nella partita tra Livorno e Partizan Belgrado nel 2006, segnando uno storico gol “figlio della pazzia e della voglia di vincere, o meglio: di non perdere. Sapevo quanti sacrifici avesse fatto il Livorno per arrivare fino a lì, siamo partiti dalla Serie C. In quella partita stavamo perdendo 1-0, con quel risultato non saremmo passati, mancavano 4 minuti al 90’ ed eravamo momentaneamente in 10: servivano rinforzi su una punizione laterale e mi sono buttato in area. Abbiamo così superato un girone tosto, peccato essere poi usciti con l’Espanyol che si è spinto fino in finale, perdendo ai rigori”.
Da ex portiere, Amelia ha infine commentato l’evoluzione del ruolo ammettendo che “si gioca troppo con i piedi. È un’esagerazione, penso che anche gli appassionati non amino questa piega che ha preso: chi guarda le partite vuole vedere i giocatori di qualità gestire la palla, così facendo rischiamo di perdere i calciatori alla Pirlo“.
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