“Il mio fidanzato mi diede una testata con il casco. Con Alessandro Cattelan non parlavamo: lui al telefono, io guardavo le mie scarpe”: lo rivela Stefania Andreoli

  • Postato il 17 marzo 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Molti la conoscono perché è una psicoterapeuta e scrittrice di successo, ospite da anni a “Catteland“, il programma di Radio Deejay condotto da Alessandro Cattelan, inoltre Stefania Andreoli è molto seguita sui social, con oltre mezzo milione di follower su Instagram. In una intervista a Il Corriere della Sera ha parlato del suo rapporto con il collega di lavoro Cattelan: “Lui è intelligente. Da anni sono ospite fissa nella sua trasmissione Catteland, su Radio Deejay e la prima volta che l’ho visto mi sono detta: ‘mamma mia che bello’. Però io preferisco i bruni, così mi sono subito sentita tranquilla”.

Poi un aneddoto: “Per anni, durante le pause della trasmissione, non ci siamo detti una parola: lui si metteva a guardare il telefono, io le mie scarpe. Poi, da un anno, abbiamo scoperto che ci piace anche conversare e così ho potuto capire quanto lui sia intelligente, sensibile, empatico. Oggi posso dire che tra di noi c’è una bella e franca amicizia”.

Poi la Andreoli ha subito messo le mani avanti sulla sua vita privata: “Sfatiamo subito una convinzione: tanti pensano che chi fa il mio lavoro abbia avuto una vita irreprensibile e che non abbia sbagliato un colpo. Falso: io in passato ho flirtato a lungo con il rischio”.

Quindi “nel 2010, appena reduce da una convivenza sbagliata (a prima e ultima pre-matrimonio) sono partita per le Azzorre con un biglietto di sola andata. Non stavo bene, è evidente, ma volevo rischiare. Non sapevo come e per che cosa, fatto sta che quando vidi un cameriere bello e claudicante, mi innamorai subito. In seguito seppi che era un ex tossicodipendente, ma non fu un problema, ero disposta a tutto pur di stare con lui. Anzi, ero intenzionata a lasciare tutto e ad aprire un bar a Graciosa. Le mie amiche mi fermarono”.

E ancora: “In passato ho sofferto molto per amore e se vado con la memoria al primo fidanzato non è un ricordo piacevole. Si chiamava Luca, io avevo diciassette anni e lui qualcuno in più. Oggi chi mi segue conosce il mio impegno contro la violenza sulle donne: ebbene, quello fu un rapporto impari sul piano affettivo, irrispettoso da parte sua, profondamente doloroso per me. Mi diede una testata con il casco, per fortuna che anche io ne indossavo uno. Se oggi mi batto affinché le donne siano rispettate, questa inclinazione nasce anche da quello che ho vissuto. E quando l’imprinting affettivo è sbagliato, si tende a commettere errori in amore”.

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