Il messaggio aereo di Trump a Putin in Alaska: B-2 e F-22 sopra il vertice sulla pace

  • Postato il 16 agosto 2025
  • Di Panorama
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Del vertice tra Trump e Putin avvenuto ieri in Alaska ci sono discorsi e messaggi che non sapremo mai. I colleghi meglio informati, più vicini al “Potus” e ai canali Usa, nonché presenti all’evento storico seppur senza poter formulare domande, parlano dei prossimi passi di questo complicato processo di pace. Per esempio, il collega Oliver Carroll de The Economist scrive di un possibile cessate il fuoco aereo fino all’incontro a tra Trump. Putin e Zelensky. Ed anche del fatto che lunedì prossimo Zelensky dovrebbe presentarsi alla Casa Bianca per ascoltare quanto ha da riferirgli Donald Trump.

Nessun accordo formale

Non c’era da aspettarsi di più da questo incontro, poiché per mettere fine agli scontri mancavano del tutti i presupposti. Da quanto sappiamo non ci sono state delegazioni che in sordina e in anticipo hanno concordato sui punti fondamentali, non c’erano documenti da firmare né grandi annunci da fare. Ai non tecnici è probabilmente sfuggito un messaggio del Tycoon a Putin: il sorvolo a bassa quota e volo lento dei due presidenti da parte di un bombardiere invisibile B-2 scortato da quattro caccia F-22 Raptor, come dire che si rende il massimo onore al presidente della Federazione Russa ma al contempo gli si ricorda che da quella base al territorio russo ci vogliono pochi minuti di volo da parte dei più letali assetti a disposizione dell’aviazione statunitense.

L’eredità di Biden e la strategia di Trump

Di certo l’amministrazione americana fino al nuovo mandato di Trump aveva dimostrato di non avere le carte per esercitare una pressione sufficiente per far cambiare opinione ai suoi interlocutori, ed è probabilmente questo il vero e indiscutibile successo del vertice di ieri: azzerare per sempre i disastri diplomatici di Joe Biden e tirare una riga riprendendosi il ruolo di protagonista della pace. Anche se Trump non vuole impegnarsi contro la Russia perché è molto più preoccupato degli accordi commerciali con l’Europa piuttosto che della guerra in Ucraina; ormai fornisce meno armi dell’Europa Unita che invece le ha aumentate, ma comprandole in gran parte da lui. Il suo punto l’ha segnato senza sbagliare il tiro che aveva a disposizione.

Zelensky e la Commissione europea

Adesso la seconda “palla” è nelle mani di Zelensky, mentre la terza è in quelle della Commissione Von der Leyen che dovrà decidere se cambiare strada mostrando più flessibilità ai sogni di annettere l’Ucraina nell’Unione oppure dimostrarsi inutilmente rigida nei confronti della Russia continuando a sostenere che l’Ucraina na fa – per ora simbolicamente – già parte. Tuttavia riconoscere che l’annessione di Kiev alla Ue va discussa anche con Mosca sarebbe sconfessare quanto sostenuto finora e rinunciare alla propria linea politica e dire addio a parte degli affari economici promessi da Zelensky facendo una figuraccia completa sul piano etico.

Le priorità interne e gli scenari globali

Trump sa perfettamente che questo è l’ultimo tentativo che può fare, poi dovrà occuparsi dei guai interni degli Usa e di quelli esterni. I primi riguardano l’attuazione del piano Maga (fare l’America grande ancora), gli equilibri commerciali tra importazioni ed esportazioni; quelli esterni riguardano le tensioni tra la Cina e gli alleati del Pacifico, Taiwan, Filippine e Australia. Ma proprio il Maga per poter essere concreto ha bisogno delle vendite militari all’Europa.

Il vertice parallelo di Chevening

Il tutto mentre al quasi contemporaneo vertice di Chevening (Gran Bretagna), i rappresentanti di Francia, Germania, Polonia, Finlandia e Italia incontravano il vice della Casa Bianca James David Vance venendo a sapere dell’incontro Usa-Urss ricordando che non ci può essere alcun accordo senza il consenso ucraino perché gli ucraini sono europei.

L’ultima mossa a Bruxelles

E siccome Putin e il suo ministro Lavrov sono vecchie volpi di scuola Gromiko, sanno molto bene che senza Washington su Kiev non si fanno progressi ma che senza gli europei gli americani non possono concludere niente di concreto. Ed è difficile – ma non impossibile – che Kiev possa accettare scambi di territori per superare la volontà di avere una cintura armata a protezione dalla Russia che preveda soldati Nato o europei. Così la terza palla è nelle mani di Bruxelles, ma non sarà un tiro facile, Putin una cosa a Bruxelles l’ha detta: “Non mette i bastoni tra le ruote”.

Autore
Panorama

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