Il meglio del Lake Como Design Festival: frammenti di storia e design contemporaneo in riva al lago

  • Postato il 19 settembre 2025
  • Design
  • Di Artribune
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Se c’è una considerazione che viene alla mente mentre ci si muove tra le varie location di solito inaccessibili, o accessibili con difficoltà, aperte fino al 21 settembre per la settima edizione del Lake Como Design Festival, è che il passato non passa mai del tutto. Il tema dei “Frammenti”, scelto come filo rosso per collegare tra loro mostre, installazioni e studio visit che compongono il programma della manifestazione, consente infatti di valorizzare brandelli di esperienze che continuano a vivere nel presente come lascito o testimonianza o che riemergono come forme estratte da un archivio collettivo nel lavoro di giovani designer nati negli Anni Ottanta e Novanta.

Giuseppe Terragni, Asilo Sant’Elia, 1934-37. Photo Alessandro Saletta DSL Studio
Giuseppe Terragni, Asilo Sant’Elia, 1934-37. Photo Alessandro Saletta DSL Studio

Il Terragni ritrovato: le aperture straordinarie dell’Asilo Sant’Elia e dello Studio

Sembra di sentire ancora le risate dei bambini, per esempio, negli spazi dell’Asilo Sant’Elia, uno dei capolavori razionalisti di Giuseppe Terragni, che è rimasto per alcuni anni in stato di abbandono e oggi torna a essere visitabile come vetrina del progetto Piccoli Razionalisti grazie al quale 1400 bambini delle scuole elementari di Como hanno potuto visitare diverse architetture di pregio del proprio territorio e raccontare le emozioni provate su delle cartoline realizzate da loro con un mix di tecniche artistiche. Progettato tra il 1934 e il 1937 con l’obiettivo di accogliere i figli delle madri lavoratrici in quello che allora era un quartiere popolare, l’edificio doveva essere una casa aperta alla luce all’aria e alla naturasecondo le parole dello stesso architetto, e appare ancora modernissimo con le grandi aule in cui interno ed esterno sembrano compenetrarsi, le finestre a nastro e i giochi di prospettiva. “Qui è raccolto tutto il pensiero progettuale di Terragni, forse ancora più che nella Casa del Fascio poiché si tratta di un progetto nato libero da implicazioni politiche”, ha spiegato il sindaco Alessandro Rapinese durante l’inaugurazione del festival. “Per questo è importante restituire la struttura ai cittadini e fare in modo che questi possano tornare a sentirla propria”. C’è ancora molto del principale esponente del razionalismo comasco anche nel suo atelier, conservato benissimo, che continua a vivere come studio di architettura, fondazione e archivio grazie agli sforzi della nipote Elisabetta. Sopra il tavolo di lavoro penzola ancora una curiosa lampada rossa il cui movimento è regolato da un sistema di contrappesi, un prototipo che Terragni aveva disegnato per sé e costruito in prima persona. 

Gli altri comaschi, per nascita o per caso: Ico Parisi, Aldo Rossi, Alvaro Molteni

Tra le altre figure legate a Como che il festival permette di approfondire ci sono Aldo Rossi, comasco d’adozione durante l’occupazione tedesca e grande cultore del frammento che vedeva come il contrario esatto del rottame irrecuperabile, “qualcosa staccato da un corpo ma che ancora proprio per questo esprime una speranza”, e Ico Parisi. Al primo è dedicata una mostra nella suggestiva chiesa sconsacrata di San Pietro in Atrio che ha come fulcro il film Ornamento e delitto, girato con Gianni Braghieri e Franco Raggi nel 1973 e recentemente restaurato dalla Cineteca di Bologna. Aldo Rossi. Architettura per frammenti, curata da Chiara Spangaro, propone anche due quadrerie e una serie di materiali e documenti da consultare raccogliendosi intorno a un grande tavolo centrale.
Il secondo invece ha una nuova casa: l’Archivio Design Ico Parisi festeggia proprio in questi giorni la sua riapertura esponendo alcuni dipinti di grande formato della serie Crolli Edificanti, un collage fotografico salvato in maniera rocambolesca dalla distruzione e una serie di arredi iconici, dalle lampade Palpebra e Iride alla consolle PA’ 1947, rieditati da Cassina. Da riscoprire, invece, è la figura del pittore Alvaro Molteni, il più giovane degli astrattisti comaschi, attraverso una raccolta di “bozzetti” (schizzi o studi preparatori di piccole dimensioni), in un locale che fu a lungo lo studio del più fidato collaboratore di Terragni, Luigi Zuccoli

Uno scatto della collettiva Fragments of Memory a Villa Grumello. Photo Alessandro Saletta DSL Studio
Uno scatto della collettiva Fragments of Memory a Villa Grumello. Photo Alessandro Saletta DSL Studio

Dal passato al presente, un chilometro di design sperimentale a Como

Il cuore del festival, soprattutto per chi si occupa di design contemporaneo, rimane a bordo lago con la Contemporary Design Selection curata da Giovanna Massoni e la Villa del Grumello con la collettiva Fragments of Memory. Lungo il Chilometro della Conoscenza – un corridoio verde che collega diverse ville storiche affacciate sull’acqua – 51 opere di designer, studi e collettivi declinano a modo loro il tema del frammento. Può trattarsi di qualcosa di tangibile, di uno scarto da nobilitare, come nel caso delle lastre di scisto recuperate da Joris Verstrepen in una cava belga e trasformate in sedute o delle tegole provenienti dal Monte dei Cocci di Roma, la prima discarica monomateriale al mondo, usate come punto di partenza per i vasi di Naessi Studio. Di una risorsa naturale, come le piante e le fibre vegetali raccolte da Giulia Paradell sull’isola di Alicudi e usate per fabbricare dei fogli di carta artigianale esposti nella serra o la corteccia lavorata con tecniche tradizionali dai designer giapponesi di Super Rat per realizzare delle lampade dal fascino etereo. O, ancora, di “pezzi” di esperienza personale o collettiva da non dimenticare, per esempio l’atto di chi lascia il proprio Paese e, una volta giunto a destinazione si ritrova a cercare se stesso negli occhi degli altri. È proprio questo il senso del tratto ricamato da Caterina Frongia sulla copertura tessile del Canopy (un’unità abitativa minima) del collettivo We Mediterranean: la costa libica si specchia nella sua immagine ribaltata, invitando chi osserva a riflettere sui legami e sulle somiglianze piuttosto che sulle differenze. 

I neon e la nebbia artificiale di Voci sull’Acqua, un progetto che valorizza l’ecosistema lacustre e la cultura delle zone prealpine a nord e a sud delle Alpi. Photo Alessandro Saletta DSL Studio
I neon e la nebbia artificiale di Voci sull’Acqua, un progetto che valorizza l’ecosistema lacustre e la cultura delle zone prealpine a nord e a sud delle Alpi. Photo Alessandro Saletta DSL Studio

La voce del lago e il potere della memoria a Villa Del Grumello

Nella darsena di Villa Sucota, l’installazione Voci sull’acqua dà la parola a architetti, paesaggi e urbanisti, chiamati a raccontare il loro rapporto con l’acqua. Le loro testimonianze, lette da un attore, riecheggiano in una nebbia artificiale ma verosimile ricreata con l’aiuto di Nephos Swiss Fog. “Ci siamo ispirati al lavoro del ricercatore svizzero Michele Arnaboldi nel quale l’espressione ‘città dei laghi’ si riferisce a tutta l’area insubrica”, racconta Stefano Larotonda, curatore dell’iniziativa insieme a Niccolò Nessi. “L’acqua è l’elemento che unifica un territorio molto esteso, a sud e a nord delle Alpi, caratterizzato da un mosaico di identità diverse”.
L’ultima tappa del percorso è la cinquecentesca Villa del Grumello, dove va in scena un percorso tutto dedicato alla memoria con omaggi ai grandi maestri del passato, da Bruno Munari (con i tappeti di Amini, ispirati alle sue Macchine Inutili) a Nanda Vigo e Anni Albers. Nella prima sala, un libro del 1820, un campionario di tessuti alsaziani che è il testo più antico tra quelli conservati nell’Archivio Mantero, funge da pretesto per presentare il progetto Unanno: un racconto per immagini dei primi 12 mesi di vita dell’archivio della famosa azienda tessile come progetto creativo indipendente. Scendendo di un livello, si arriva invece alla darsena, una cornice suggestiva nella quale trovano spazio le creazioni in vetro di Wonderglass firmate da designer internazionali. 

Giulia Marani

L’articolo "Il meglio del Lake Como Design Festival: frammenti di storia e design contemporaneo in riva al lago" è apparso per la prima volta su Artribune®.

Autore
Artribune

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