Il killer di Maurizio Gucci spara al figlio e poi cerca di togliersi la vita: è in gravi condizioni

  • Postato il 22 aprile 2025
  • Cronaca
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Ha sparato in faccia al figlio al culmine di un litigio prima di tentare di togliersi la vita. Il protagonista è Benedetto Ceraulo, 63enne originario di Caltanissetta, che ha scontato 28 anni di carcere per l’omicidio eccellente dell’imprenditore della moda Maurizio Gucci, avvenuto a Milano nel 1995. Il figlio 37enne, Gaetano, è rimasto ferito al volto raggiunto dai colpi sparati da una pistola di piccolo calibro, ma non è in pericolo di vita. Il 63enne, invece, è ricoverato in gravissime condizioni all’ospedale di Pisa.

Il fatto è avvenuto martedì mattina nell’abitazione che Ceraulo aveva preso in affitto da un paio d’anni nelle campagne di Santa Maria a Monte, nel Pisano, e dove viveva da solo. Per le festività pasquali però lo aveva raggiunto il figlio. Secondo quanto al momento ricostruito tra i due ci sarebbe stato un litigio, al culmine del quale il 63enne avrebbe sparato con una pistola di piccolo calibro al figlio Gaetano, ferendolo in modo non grave tanto che il 37enne è riuscito a salire sulla sua auto ed è fuggito, dando l’allarme al 112. Sarà operato all’ospedale di Pontedera ma rischia la vita. In quegli stessi istanti, il padre Benedetto ha rivolto l’arma contro di sé e ha fatto fuoco. Lui invece è ricoverato in condizioni disperate al policlinico di Pisa.

Secondo quanto si è appreso l’ex detenuto aveva cercato di costruirsi una seconda chance con la viticoltura: una passione sviluppata nella colonia penale dell’isola di Gorgona (Livorno) dove aveva incontrato nel 2017 il marchese Frescobaldi per il progetto di un’azienda vitivinicola appreso nella casa di reclusione. Una volta definitivamente libero si è trasferito ad Acciaiolo, frazione del comune di Fauglia (Pisa) e da qui è arrivato a Santa Maria a Monte.

Nel 1995, quando aveva 32 anni, sparò a Milano quattro colpi contro Maurizio Gucci, nel delitto orchestrato da banditi improvvisati e che sarebbe stato commissionato dall’ex moglie della vittima, Patrizia Reggiani, gelosa della nuova relazione del marito e impaurita dalla sue spese sostenute per questo nuovo amore che, secondo lei, avrebbero messo in pericolo il patrimonio di famiglia. Un’accusa di essere il killer sempre respinta da Ceraulo, ma che gli è costata prima l’ergastolo e poi una riduzione di pena fino alla definitiva condanna in Cassazione come l’esecutore materiale di quel delitto ideato e orchestrato da altri. Fu arrestato nel 1997, la prima condanna all’ergastolo arriva il 3 novembre 1998. Il 17 marzo 2000 i giudici d’appello di Milano riformano la prima sentenza di condanna trasformando la pena di Ceraulo da ergastolo a 28 anni, 11 mesi e 20 giorni, poi confermata in Cassazione.

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Il Fatto Quotidiano

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