Nel 2013, la dottoressa Dara Orbach, biologa marina che studia i cetacei del Golfo del Messico, trovò il cadavere di un delfino spiaggiato, un tursiope per la precisione, e se lo portò in laboratorio in attesa di poterlo studiare. Una decina di anni dopo, quello stesso delfino venne affidato a una dottoranda, per usarlo come test per diverse tecniche di spettrometria di massa.
I risultati delle analisi contenevano però una sorpresa inaspettata: il grasso dell'animale era "ripieno" di farmaci, in particolare il famigerato fentanyl. La scoperta ha convinto Orbach ad approfondire la questione, e i risultati sono documentati in uno studio pubblicato su iScience.. Fentanyl ovunque. Per confermare (o smentire) la presenza di farmaci nel grasso dei tursiopi del Golfo del Messico, il team di Orbach ne ha analizzati 83 ancora vivi e 6 morti, tra cui quello spiaggiatosi nel 2013. Lo studio ha messo in evidenza la presenza di famaci di varia natura (compresi sedativi e miorilassanti) in 30 dei delfini testati, mentre il fentanyl è stato trovato in 18 dei tursiopi vivi e in tutti e sei quelli morti. Quest'ultima sostanza in particolare è molto diffusa negli Stati Uniti: 100 volte più potente della morfina, rappresenta la prima causa di overdose non solo in America, ma al mondo.. C'è ciccia per tursiopi. C'è un motivo se il fentanyl (e altri farmaci) è presente in grandi quantità nel grasso dei delfini: è un farmaco lipofilico, si lega cioè facilmente ai grassi, accumulandosi nel corso del tempo. Tra le sostanze trovate, però, ci sono anche farmaci (soprattutto sedativi) che sono al contrario lipofobi, cioè non si legano bene con il grasso: il fatto che riescano a resistere nella "ciccia" dei tursiopi potrebbe indicare che la contaminazione è su larga scala, più di quanto sospettavamo.
Per quel che riguarda gli effetti collaterali di una tale concentrazione di sostanze medicinali nel grasso, il team sta ancora investigando, ma è difficile immaginare che avere il corpo ripieno di fentanyl possa fare del bene ai delfini..
