Il grande bluff degli Autovelox, Salvini smentito dal suo stesso censimento. Ecco i dati reali (e i problemi veri)

  • Postato il 30 novembre 2025
  • Politica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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I risultati del censimento nazionale dei dispositivi di controllo della velocità sono online e consultabili sul sito del ministero dei Trasporti. E hanno portato alla luce dati che smentiscono definitivamente la narrativa diffusa anche dallo stesso ministro dei Trasporti, Matteo Salvini. Che per anni ha dipinto l’Italia come leader mondiale dei controlli stradali, parlando di “giungla degli autovelox”. La pubblicazione dell’elenco ufficiale dei dispositivi e sistemi di rilevamento della velocità autorizzati dal ministero dei Trasporti, giunta dopo la scadenza del 28 novembre per la comunicazione dei dati, invece, offre una visione dell’arsenale di misuratori ben diversa dagli 11 mila o più autovelox: “Il 10% degli autovelox di tutto il mondo”, ha twittato Salvini tante volte. Il suo censimento ha stabilito che ce n’è appena un terzo. Al contrario, i veri problemi erano già noti. Come la famosa “omologazione”, ma la soluzione ancora non c’è.

I risultati del censimento – Il D.M. n. 367 del 29 settembre di Salvini aveva imposto alle amministrazioni locali di comunicare entro 60 giorni tutti i dettagli necessari degli apparecchi: marca, modello, matricola, estremi di approvazione e collocazione. La comunicazione è condizione necessaria per il loro legittimo utilizzo. Gli enti locali e le forze dell’ordine che non hanno inviato i dettagli tecnici sulla piattaforma telematica del ministero devono spegnere gli apparecchi dal 29 novembre, altrimenti le multe saranno nulle. Ma quanti sono gli autovelox? Secondo i primi dati elaborati dall’Associazione sostenitori e amici della Polizia stradale (Asaps) e dall’Associazione Lorenzo Guarnieri (ALG), il numero totale di apparati di controllo della velocità, inclusi fissi, mobili e in movimento, presenti in Italia è di 3.625. Altro che 11.000 e addirittura 13.000 autovelox, numeri che ponevano l’Italia al primo posto nel mondo per i controlli di velocità, come il leader leghista non perdeva occasione di ricordare. Asaps e ALG hanno commentato che “non siamo i primi al mondo per i controlli della velocità”, aggiungendo che l’Italia ha probabilmente meno autovelox di Francia e Inghilterra, e in proporzione al numero di abitanti e auto, anche meno di Svizzera e Austria. I dati mostrano che la maggior parte (3.038) è gestita da Polizie Locali, Provinciali e Città Metropolitane, mentre la Polizia Stradale ne controlla 586, compresi i Tutor autostradali, strumenti che hanno contribuito a ridurre sinistri, morti e feriti sulle tratte a velocità più elevata.

Quando Salvini dava i numeri – Già prima del censimento, però, le statistiche utilizzate dal leader leghista apparivano poco attendibili e tuttavia le utilizzava per giustificare la stretta sugli autovelox inserita nella riforma del Codice della strada. Salvini ha ripetuto che “non è possibile che in Italia ci sia il 10 per cento degli autovelox di tutto il mondo” per difendere l’obiettivo di controlli meno severi, accusando alcuni sindaci di vedere gli automobilisti come “un pollo da spennare”. L’origine della statistica che parlava di oltre 11 mila dispositivi in Italia, aveva indagato già nel 2024 Pagella politica, tra gli altri, usciva da un comunicato stampa del Codacons basato sui dati della piattaforma specializzata “Scdb.info”, che raccoglie informazioni principalmente tramite le segnalazioni degli utenti e “su un veicolo di Scdb.info, che circola per le strade in cerca di rilevatori della velocità”. Un dato puramente indicativo e risultato inaffidabile, tratto da una lista non esaustiva e con un metodo di raccolta basato su segnalazioni che distorce i risultati, anche lasciando fuori intere nazioni o registrando numeri irrisori in paesi vasti e popolosi. Alla luce del censimento, quel dato sembra oggi ancora più fuorviante. Asaps e ALG chiedono adesso dove si trovino ora tutti quegli “autovelox truffa” apparsi sulla stampa, ribadendo che tutti gli apparecchi fissi sono comunque autorizzati dalle Prefetture, istituzioni che rappresentano il governo a livello territoriale.

Omologazione e altri problemi irrisolti – Nonostante la sua “guerra” contro gli autovelox, Salvini non è ancora intervenuto sul nodo dell’omologazione. Il problema è complesso e riguarda sia gli apparecchi comunali sia quelli della Polizia stradale: in Italia nessun autovelox è formalmente omologato, dato che l’iter e i criteri di omologazione non sono mai stati stabiliti e manca ancora il necessario decreto attuativo. La questione riguarda sia gli apparecchi comunali sia quelli della Polizia stradale. Le pronunce della Corte di Cassazione annullano sempre più sanzioni emesse con autovelox autorizzati ma non omologati. Oggi, quasi il 60% degli apparecchi fissi e oltre il 67% di quelli mobili, oltre a non essere omologato, è stato approvato prima del 2017, anno spartiacque che alimenta la “valanga di ricorsi”. Lo stallo persiste nonostante uno studio scientifico dell’Università di Firenze abbia evidenziato che gli autovelox sono strumenti utili per la sicurezza stradale e riducono gli incidenti con conseguenze mortali tra il 15% e il 26%. Per dirla col presidente dell’Associazione Lorenzo Guarnieri, “gli autovelox non servono a far cassa ma a salvare vite”. Salvini, che ha spesso utilizzato il termine “omologazione”, non ha risolto la questione: a marzo scorso aveva annunciato un decreto per dichiarare omologati gli autovelox approvati dal 2017 in poi, salvo poi ordinarne il ritiro due giorni dopo. Per non parlare delle possibili alternative, efficaci e già adottate in altri Paesi, come il semaforo dissuasore o i “cuscini rallentatori” per l’ambito urbano, che potrebbero migliorare la sicurezza, in particolare per pedoni e ciclisti, ma che da noi non si vedono perché il solito ministro non ne ha normato l’uso.

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