Il governo non parla in Senato né su Almasri né sui dazi. Le opposizioni: “Il premierato c’è già, anche senza legge”

  • Postato il 15 luglio 2025
  • Politica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Il governo Meloni non riferirà in Parlamento né sul caso Almasri – in cui è coinvolto il ministro della Giustizia Carlo Nordio – né sui dazi imposti dagli Stati Uniti nei confronti dei Paesi Ue, Italia compresa. O comunque l’esecutivo non ha alcuna intenzione di farlo a breve. A dirlo è il ministro dei Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani. “Il governo non scappa, non ha intenzione di scappare – dice -. Chi conosce la nostra presidente sa che ha sicuramente di affrontare gli avversari politici in Parlamento e fuori. Si tratta di rispettare quello che avviene in queste ore febbrili nelle trattative tra i governi, l’Ue e gli Usa. Questa è la verità”. A chiedere l’intervento in Aula di Nordio e della presidente del Consiglio Giorgia Meloni sono state tutte le opposizioni alla conferenza dei capigruppo del Senato. “Il ministro Ciriani – dice Francesco Boccia, del Pd – ha detto che Nordio non verrà in aula fintanto che non avrà altre informazioni. Noi troviamo tutto questo incomprensibile, inconcepibile. Verrà invece in Aula per la pessima riforma costituzionale. Abbiamo chiesto la presidente Meloni e il ministro Giorgetti urgentemente in Aula per riferire sui dazi: è evidente che l’impatto su alcuni settori c’è già, impatto che fa ipotizzare la perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro. Naturalmente non c’è risposta e l’unica cosa che c’è è l’incaponirsi della maggioranza sulla separazione delle carriere“. La riforma della giustizia è attualmente all’esame dell’Aula di Palazzo Madama e il voto finale – è stato deciso – sarà fissato per il 22 luglio, con qualche giorno di ritardo rispetto a quanto immaginato.

Aggiunge il ministro Ciriani: “Intendo ribadire che la disponibilità sia mia che del governo a riferire al Parlamento è sempre stata la più ampia, naturalmente nel limite del possibile, del calendario e degli impegni dei ministri. Rispetto a Nordio, non posso che ribadire quanto detto qualche giorno fa: è in corso una indagine della magistratura, in questo momento non è né utile né opportuno che il governo riferisca su cose che nemmeno conosce, riferirà alla conclusione dell’indagine, quando ci saranno elementi utili al dibattito parlamentare, prima non avrebbe senso”. Quanto ai dazi “a maggior ragione tutti sanno che sono in corso trattative: il governo lavora, lavora in silenzio, riferirà a tempo debito in parlamento” insiste il ministro per i Rapporti con il Parlamento.

Stefano Patuanelli, capogruppo M5s, replica: “Non è che se Nordio non conosce le carte del tribunale – ha detto Patuanelli – non viene, perché quella è la verità giudiziaria, ma lui la sua verità la sa. Perché non viene a dirci quello che sa, magari dicendoci finalmente la verità. Quindi non c’è nessun motivo per aspettare gli atti del tribunale. Ma questo dà il senso del rispetto che questo governo ha verso le istituzioni. Noi da ministri mai ci saremmo sognati di dire ‘non vengo al Parlamento a rispondere’. Penso che sia vergognosa l’assenza totale di rispetto verso il Parlamento”. Per Peppe De Cristofaro (Avs) “è indicativo di come il governo abbia sostituito il Parlamento. Noi in queste settimane prima della pausa stiamo esaminando sei decreti, una riforma costituzionale blindata, quindi tutte iniziative governative, e non si trova il tempo per audire in aula il ministro Nordio, per una vicenda clamorosa come quella Almasri, Giorgetti, per una vicenda clamorosa come quella dei dazi, e Giuli sulle vicende riferite. A me sembra un totale squilibrio, come se ci fosse solo il governo, e questa cosa è grave e indicativa: il premierato c’è già, quello che vogliono approvare è la conseguenza pratica di quello che stanno facendo”.

Patuanelli parla di “umiliazione istituzionale”: “Ormai da mesi, il governo continua a ignorare ogni richiesta di rispetto istituzionale da parte delle opposizioni e del Parlamento tutto. Finge di non vedere, di non sentire, di non parlare. Si comporta come se il Parlamento non esistesse, se non per ratificare decisioni già prese altrove. Abbiamo chiesto la presenza del ministro Tajani in parlamento sulla questione Gaza, e sono passati mesi. Insistiamo sul rispetto del regolamento sul premier question time, che in teoria è un obbligo. E anche qui passano mesi prima di vedere Giorgia Meloni nelle aule. Abbiamo chiesto che il ministro Giorgetti venga a riferire sulla delicata questione dei dazi. Nessuna risposta, nessun impegno. Oggi come ieri. Abbiamo chiesto un’informativa urgente al ministro Nordio sul caso Almasri. Niente”.

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