Il governo impugna la legge sul suicidio assistito in Sardegna, la replica: “Ci siamo mossi nel solco della Consulta”
- Postato il 21 novembre 2025
- Politica
- Di Il Fatto Quotidiano
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Il Governo ha impugnato davanti alla Corte costituzionale la legge della Regione Sardegna del settembre 2025 sul suicidio medicalmente assistito, sostenendo che il provvedimento presenti “plurimi profili di illegittimità costituzionale”. A motivare l’impugnazione è il Dipartimento per gli Affari regionali, che sottolinea come le norme approvate violerebbero l’articolo 117 della Costituzione, relativo alla competenza statale esclusiva in materia di ordinamento civile e penale, oltre a eccedere le attribuzioni conferite alla Regione dal suo Statuto speciale.
Secondo il Governo, la legge sarda non potrebbe regolamentare il fine vita nel silenzio del legislatore nazionale, nonostante la Consulta abbia auspicato che il tema sia oggetto di “sollecita e compiuta disciplina da parte del legislatore”. Le motivazioni evidenziano inoltre che il Senato è attualmente “in stato di avanzato esame” di un testo base sul suicidio medicalmente assistito, in discussione nelle Commissioni riunite 2° e 10°. Il Governo sottolinea che la disciplina del suicidio medicalmente assistito rientra nella materia dell’“ordinamento civile e penale” e che, pertanto, la legge statale è l’unico strumento in grado di normarla. Non è ammissibile che le Regioni esercitino un ruolo “supplente” rispetto allo Stato, nemmeno temporaneamente, nelle more di eventuali interventi legislativi statali. Vale la pena ricordare che le regioni – anche a guida centro destra – si sono mosse proprio perché da anni si chiede una legge che regoli la materia con norme che non siano frutto di dolorose battaglie legali come quelle portate avanti da Beppino Englaro, da Marco Cappato per il caso di DjFabo e tutti gli altri processi in cui il tesoriere dell’Associazione Coscioni rischia il carcere.
Sulla possibile riconducibilità della norma alla materia della “tutela della salute”, di competenza concorrente, il Governo evidenzia che l’ordinamento si è limitato a pronunce giurisprudenziali — comprese quelle della Corte costituzionale — che hanno reso esenti da responsabilità penale i terzi che assistono una persona nel porre fine alla propria vita solo in presenza di patologie gravi e irreversibili, causa di sofferenze fisiche o psicologiche intollerabili. La Consulta si è espressa più volte – una volta estendendo la nozione di “trattamenti di sostegno vitale” includendo anche “procedure compiute dai caregivers” e successivamente che il farmaco per morire deve essere autosomministrato e dando il via libera a dispositivi comandati da occhi e voce per chi non può muoversi e parlare.
La reazione della Regione Sardegna
Roberto Deriu, capogruppo del Pd in Consiglio regionale e primo firmatario della legge, ha dichiarato all’Ansa: “Noi siamo convinti della costituzionalità di questa soluzione tradotta in legge. Vedremo come la Consulta affronterà il tema. Ci siamo mossi nel solco della Corte costituzionale (sentenza DjFabo/Cappato). La posizione del governo è preconcetta e ideologica”. Deriu ha annunciato che sarà chiesto di resistere in giudizio, ritenendo le ragioni della Regione solide. Anche il presidente del Consiglio regionale Piero Comandini ha definito la decisione del Governo “una perdita di occasione per dare una risposta di civiltà sul fine vita”. “Non si possono affrontare questioni così importanti dal punto di vista ideologico, visto che nel Paese c’è grande attesa di risposte di libertà — ha sottolineato —. La Sardegna voleva colmare un vuoto legislativo, ma il Governo ha deciso di voltarsi dall’altra parte”.
Peppino Canu, consigliere regionale di Sinistra Futura, ha definito “assurdo e ingiustificato” l’accanimento del governo sulla Sardegna: “Mentre si parla di autonomia differenziata, in realtà si limitano le prerogative delle Regioni e si creano vuoti normativi enormi. Difenderemo la validità della legge, frutto di un lungo percorso di ascolto e confronto. Tra il ‘non fare’ perpetuo del governo e il fare, scegliamo sempre la seconda opzione”. Anche la senatrice M5S Sabrina Licheri ha criticato la scelta del governo: “Fdi ha perso un’occasione per concentrarsi sul tema del fine vita fermo al Senato, e invece attacca la giunta Todde che ha affrontato una questione delicata per dare una possibilità di scelta ai cittadini. È ora che la destra smetta di usare l’ideologia per rispondere ai bisogni delle persone in casi così delicati”.
Le critiche dell’associazionismo
Per Pro Vita & Famiglia onlus, che aveva chiesto l’impugnazione già alla promulgazione della legge “legge sarda viola palesemente le competenze esclusive dello Stato ed è una norma disumana che spinge malati, fragili e persone disperate a uccidersi anziché moltiplicare cure e servizi socio-assistenziali”. Antonio Brandi, presidente dell’associazione, ha sottolineato che la Sardegna è fanalino di coda per l’accesso alle cure palliative, con meno del 5% dei pazienti realmente assistiti, e ha auspicato che la Corte costituzionale accolga i ricorsi del Governo, bloccando “provvedimenti illegittimi e contrari al bene comune”.
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