Il giorno dello scontro universale: fra giudici e Governo, Ebrei e Palestinesi, fra Rai e Miss Italia
- Postato il 2 agosto 2025
- Politica
- Di Blitz
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Riparte a tutta velocità lo scontro fra politica e giustizia. Abbiamo voluto usare un eufemismo (il sostantivo scontro) per non gettare benzina sul fuoco di una polemica che non fa bene ad uno Stato, qualsiasi esso sia.
Dunque, la Corte europea di giustizia ha emesso una sentenza secondo la quale spetta ad un giudice dire se un Paese è sicuro o no.
Con quale criterio un magistrato può rispondere ad un interrogativo del genere? Forse ha soggiornato in quella Nazione per qualche mese, ha parlato con chi poteva dargli suggerimenti, ne ha tratto le dovute conseguenze ed è stato lui non un governo a stabilire la sicurezza di un Paese?
Lo scontro fra giustizia e politica
Che cosa c’entrano le toghe con questo problema? “È una entrata a gamba tesa contro di noi”, sostiene la maggioranza. “Vogliono riaprire i confini”, si aggiunge. Giorgia Meloni, a Istanbul per un trilaterale sulle politiche migratorie, centellina le parole: “È una sentenza dal tempismo sospetto”.
Insomma, non c’è pace per il governo italiano: ogni iniziativa viene bruciata sul nascere e si ricomincia da capo. Strano: non spetta ad un Paese la lotta contro gli scafisti? Non deve decidere Roma o Parigi o Londra se in quel territorio di provenienza non c’è pericolo perché è da considerarsi sicuro dopo un attento vaglio della situazione? Per quale motivo dovrebbero pronunciarsi al contrario? Per farsi un danno da soli, una specie di suicidio contro la sicurezza?
Parla Cassese
Comunque sia, la Corte europea ha deciso dando ragione ai giudici italiani che, guarda caso, ancora una volta, si erano schierati contro l’esecutivo. Silvia Albano, presidente di magistratura democratica che non ha mai nascosto le sue simpatie politiche, esulta: “Alla fine, la ragione è sempre dalla parte giusta”.
“Sono forse giudizi che competono alla magistratura?, si risponde a tono, mentre Sabino Cassese, giudice della Corte Costituzionale dal 2005 al 2014, non ha dubbi: “È una sentenza inutile e dannosa”.
Indipendentemente dalle polemiche e dalle convinzioni ideologiche, questa guerra tra governo e toghe di qualsiasi colore esse siano, ha un’unica conclusione: fa male ad un Paese in cui questa guerra continua e non ha mai fine.
La sinistra replica: “Perché mai si dovrebbe tuonare contro la nostra giustizia quando è stata una Corte Europea a pronunciarsi?
“La verità è questa”, interviene felice Elly Schlein. “Con i centri in Albania sono stati gettati dalla finestra 800 milioni. Una somma che poteva aiutare a risolvere in parte i tanti problemi che assillano l’Italia”.
Rossi o bruni che dir si voglia, questi “abiti” non dovrebbero essere indossati da chi deve emettere una sentenza. La terzietà del giudizio dovrebbe essere al di sopra di qualsiasi altro dibattito. Si vuole ridurre gli ingressi illegali?
Si vuole evitare che i confini del nostro Paese vengano ignorati? Ebbene, allora bisogna decidersi una volta per tutte: o si è a favore di chi come la Meloni vuole un’attenta analisi della questione (con lei diversi paesi europei giudicano positiva questa posizione), oppure si deve decidere che la globalizzazione non deve avere limitazioni e le porte debbono essere spalancate.
Questo continuo braccio di ferro non ha tregua e non si avvede che il tutto avviene in un momento assai delicato per il mondo intero.
A Gaza, la morte non arretra, gli aiuti alimentari arrivano con il contagocce, la gente, compresi donne e bambini, muore ogni giorno nella speranza di un pezzo di pane che non si riesce a raggiungere. Molti usano il sostantivo genocidio senza mezzi termini, ma la Segre più prudente, afferma: “Non è una vendetta, non la si può considerare tale”. Netanyahu, stizzito, si rivolge al Papa e sostiene che “noi non uccidiamo in maniera indiscriminata”.
In Ucraina la situazione peggiora: ogni giorno gli aerei russi portano distruzione e morte, mentre il rapporto tra Putin e Trump non è più idilliaco. Il Cremlino non risponde più alle iniziative di pace (o almeno di colloqui) che dovrebbero riprendere.
Così il presidente americano, per non apparire un codardo, manda due sommergibili al largo della Russia. Fin dove si vuole arrivare? Il mondo ha paura e i grandi della terra paiono infischiarsene.
Al contrario della Rai che vuole tornare a prendersi l’elezione di miss Italia da tempo migrata verso altri lidi. “No questa è cosa nostra”, dicono impettiti a Viale Mazzini. Allora che cosa succede? Accade che all’elezione del presidente della nostra emittente si può rinunciare da mesi (una vergogna); alla più bella del Paese no. È una trasmissione che fa audience, quindi deve riprendere la vecchia strada.
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