Il gesto da capitano di Lautaro Martinez per la sua Inter dopo la Supercoppa, il silenzio stridente di Inzaghi e Ausilio

  • Postato il 7 gennaio 2025
  • Di Virgilio.it
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Stride e non poco il silenzio, all’arrivo a Milano, che accomuna l’allenatore dell’Inter Simone Inzaghi e il dirigente Piero Ausilio alla richiesta di dichiarazioni, inevitabili, da parte dell’inviato dopo quanto esplicitato dalla Supercoppa italiana.

A Riad, in una nottata che è passata – per dirla alla maniera di Eduardo – ma che ha lasciato segni che necessitano di riflessione, solo Lautaro ha siglato con la sua cifra questa sconfitta ritenuta nefasta, indigesta. ma che restituisce nella sua totalità la leadership, la levatura di un giocatore e di un campione come lui che ha conosciuto ogni angolo della celebrazione esaltante da parte degli attori e poi addirittura la lettura opposta.

Supercoppa: Inter rientrata a Milano, silenzio Inzaghi e Ausilio

Quando l’Inter sbarca dall’aereo che ha ricondotto in Italia la squadra con staff al seguito, l’evidenza delle immagini risulta eloquente come l’espressione che ha indossato – a fine gara e con il ribaltone dovuto e merito di Rafa Leao – chi è comparso davanti alle telecamere nel post finale e che, in una mattinata uggiosa e imperfetta, evita di aggiungere note a margine di una sconfitta che, oltre il montepremi, non loda quanto costruito.

Eppure Lautaro ha saputo sbloccare una partita, complice quel suo gol, fino ad allora alquanto avara di emozioni e di azioni degne di uno scontro epico quale quello che ha replicato a Riad una partita evocativa, derby nel derby, e che ha saputo dimostrare centralità e mentalità trascendendo un risultato che non giustifica, stavolta, la sua prestazione. E non per il solo merito di aver trafitto Maignan.

Il contrasto con Lautaro, il gesto davanti alle telecamere

Lautaro è stato capace, a differenza di altri compagni, di accogliere quella medaglia che ha ricevuto in qualità di secondo, di sconfitto e di portarla riconoscendo la superiorità dell’avversario, inglobando di certo frustrazione agonistica e delusione mischiata al riconoscimento della qualità dell’avversario.

Quella medaglia invisa ai suoi stessi compagni, Lautaro Martinez campione del mondo con l’Argentina, l’ha accolta e indossata fino all’uscita di scena. Questi stessi giocatori che ha abbracciato, uno a uno, attendendoli sotto il podio.

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Le sue dichiarazioni, poi, sono il riflesso di questa forma mentis: “Cosa rimane di positivo? Niente, forse qualcosa. Sul 2-0 non siamo riusciti a fare l’Inter. Non siamo riusciti a continuare quello che avevamo fatto fino a quel momento. Queste partite poi quando si riaprono sono difficili, loro sono stati bravi a fare gol con le loro occasioni”. “Questa squadra ha dimostrato sempre grande carattere e l’ho detto adesso in spogliatoio. Anche Barella ha parlato in spogliatoio e siamo uniti. Queste cose fanno male ma come squadra ti fanno crescere. Dobbiamo pensare a tutti gli obiettivi”, ha chiosato a quei microfoni di Sportmediaset che stamani Inzaghi e Ausilio hanno evitato dopo il viaggio di rientro atterrati all’aeroporto milanese.

Infermeria Inter e crisi difesa

Inzaghi forse è troppo concentrato su quel che verrà da questa trasferta in Arabia per scivolare in ulteriori affermazioni. Torna con il guaio all’adduttore sinistro di Thuram che sembra in netta ripresa, l’infortunio all’adduttore destro di Calha valutato con attenzione e il flessore ha costretto De Vrij a uscire, con Acerbi e Pavard indispensabili a rianimare la difesa che soffre.

I significati, nei gesti più che nelle parole di Lautaro, segnano la sua mentalità ovvero la sua qualità sportiva dimostrata in campo anche in queste settimana in cui è stato troppo sotto pressione per quel che effettivamente accaduto. Un attaccante come lui non è solo il numeri di reti che segnano le statistiche.

La mentalità del capitano

El Toro costruisce, fare e disfare è tutto un lavorare. E quel che ha portato come qualità rimane tangibile. Quel che si chiude nel concetto di progetto, se si parla di un giocatore e della sua volontà di unirsi a doppio filo a un club, deve godere di un tempismo simile; non è il rinnovo fino al 2029 a contribuire alla sua capacità di avvertire il mood, di intervenire, a favore o meno di telecamere, o di saper rispondere con vigore e una certa efficacia verbale.

Se c’è da portare da Riad un valore, assoluto, è nella folle e paradossale qualità di sostenere una squadra provata ma non certo arrendevole come l’Inter stretta nell’abbraccio di Lautaro. D’altronde, il campionato e la Champions sono lì, appena svoltato il calendario e non c’è ragione per cedere alle lusinghe dei rimpianti.

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Virgilio.it

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