Il genio italiano fra trionfi e umiliazioni: cerchiamo di capire come finirà
- Postato il 22 giugno 2025
- Politica
- Di Blitz
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Il genio italiano fra trionfi e umiliazioni. Durante il periodo della guerra fredda, il partito comunista italiano riceveva fondi neri dai sovietici e la DC dagli americani; perfino il minuscolo partito repubblicano era finanziato da Israele.
Le notizie che i “compagni” inviavano ai servizi segreti di Stalin erano in genere prive di interesse, le potevi leggere su qualche rivista. Si trattò di un colossale “bidone” degli italiani con falce e martello ai danni dei fratelli d’oltre cortina.
I movimenti che oggi organizzano manifestazioni contro l’occidente, vendono fumo. Qualcuno, prima o poi, lo dovrà spiegare agli arabi e agli iraniani, che l’esercito israeliano non lo fermi con i cortei.
E che la politica del terrore voluta dagli ayatollah non produce risultati ma diventa un alibi per azioni militari di ritorsione contro alcune tribù e nazioni islamiche.
E che l’imprevedibile Trump poteva sganciare, come ha fatto, una bomba perforante contro i siti atomici iraniani, fregandosene delle manifestazioni di Los Angeles.
E che lo sciopero di due giorni fa, che ha paralizzato i trasporti al grido di “vogliamo la pace”, è stato una manna per il governo Meloni.
L’unico statista capace di servirsi dei movimenti di protesta in Europa è lo zar Putin. Avete mai visto un girotondo per denunciare l’eccidio di centinaia di migliaia di donne e bambini unicamente “responsabili” di essere stati invasi militarmente?
Eppure i martiri ucraini sono il quintuplo di quelli palestinesi. Eppure Putin manda missili sugli ospedali ucraini come fanno gli israeliani a Gaza e gli iraniani a Tel Aviv. Tutto sommato, Putin spende bene i fondi dei suoi servizi segreti.
Il genio dei cortei

In Italia la politica dei “cortei” è diventata l’unico strumento di opposizione della sinistra che ha acquisito il controllo deimovimenti sociali ed ha spostato sulle piazze le battaglie di partito.
Nulla di stravolgente, è sempre esistita la professione degli “organizzatori” che offrono i propri servigi e coordinano i movimenti anti occidentali.
La logica è quella delle assemblee di base dei sindacati, partiti, associazioni e delle società ad azionariato diffuso.
Si tratta di riempire una sala di propri adepti, che consentono o dissentono a comando, e di rappresentare la riunione come espressione della volontà degli aventi diritto al voto.
Il sobillatore mimetizzato nella folla che urla il suo sacro furore, rappresenta un classico nella battaglia per la conquista del potere politico orientato a sinistra. L’attivista di destra armato di fischietto, che si confonde tra commercianti e artigiani in rivolta contro il fisco, organizza il dissenso con la stessa tecnica dei sindacati.
Il tentativo di catturare movimenti spontanei in via di disfacimento costituisce un’attività abbastanza frequente nel panorama politico generale. Sono altrettanto frequenti i casi di piccoli gruppi aggregati sulla base di valori comuni, ceduti da qualche leader che ne ricava vantaggi mercantili.
I grandi portatori di tessere del passato hanno solo spostato il centro dei propri affari.
Giuseppe Conte ha acquisito il controllo del movimento 5 stelle semplicemente rinnegandone i valori fondativi voluti da Beppe Grillo, un genio italico della comica popolare. Che il comico si incazzi per avere subito un furto, mi pare comprensibile.
in memoria di Beppe Grillo
Eppure, la logica disinteressata dell’”uno vale uno” aveva dato frutti rigogliosi. Pensiamo a Di Maio, uno statista creato dal nulla, diventato ministro degli esteri e, nel 2023“Rappresentante speciale dell’Unione europea per il Golfo Persico” dove resterà in carica fino al 2027, non si capisce bene per fare cosa e parlando quale lingua.
Per ricordare qualche scampolo della genialità diffusa degli italiani, comincerò con gli avvocati all’epoca delle preture del lavoro, i quali dichiaravano con enfasi la propria scelta ideale di campo, quella di accettare solo le cause dei lavoratori, salvo poi a scoprire che l’area di business dei patronati superava di gran lunga quella del privato.
In quel periodo le sentenze erano fatte a ciclostile e l’indice di esito favorevole della causa dei dipendenti era del 99%.
Con l’avvento di Mani pulite, la facevano da padrone gli avvocati “collaborazionisti”, i quali vantavano particolari rapporti con la procura e ottenevano facili scarcerazioni per il solo fatto di aver convinto i clienti a dichiarare quanto a loro conoscenza sul conto di altri soggetti “imputabili”.
Si trattò di un business di notevole valore, ai danni degli avvocati seri che erano stati scalzati da questi azzecca garbugli privi di eticaprofessionale.
Per rappresentare il potere dei grandi giuristi di impresa, si raccontava la storiella del “pastorello” che, attraversando i binari del treno con il proprio gregge, aveva provocato il deragliamento delle carrozze. La società ferroviaria subì un danno di 5 milioni di euro; si pose allora il problema se avviare o meno un’azione di risarcimento nei confronti del pastore e per quale importo.
Alla fine prevalse la linea legalista e fu richiesto l’intero danno, con il risultato che alla fine fu invece il pastore a ottenere il risarcimento per le pecore perdute.
Resta ancora dibattuta la questione: sulla base di quale valore dovevano essere liquidate le parcelle dei legali delle ferrovie?
L’uso contra legem della cassa integrazione, le pensioni anticipate, le somme una tantumriconosciute ai cinquantenni che operavano nei settori in crisi come il siderurgico e il portuale, costituivano situazioni di privilegio che erano diventate l’aspirazione massima del lavoratore medio italiano.
A proposito dei fondi pensione, era emerso un artificio classico dell’economia di carta e cioè l’immissione nel circuito d’impresa di beni a valori gonfiati.
Alcuni enti avevano acquistato interi palazzi da imprenditori senza scrupoli, i quali ottenevano la classificazione degli appartamenti in una categoria catastale superiore a quella spettante (ad esempio in cat. A/1 invece che in A/3). L’istituto pagava l’immobile un prezzo doppio a quello effettivo e l’affittava ad equo canone ai soliti “noti”, alla faccia dei pensionati.
Quale esempio di attività idonee a squalificare una nazione, si può ricordare il cosiddetto furto dell’Iva: era accaduto che alcuni nostri connazionali aprivano cinque partite Iva in diversi laenderstedeschi, fatturavano le stesse operazioni 5 volte, chiedevano 5 rimborsi per lo stesso titolo. Infine, facevanoperdere le proprie tracce.
L’attitudine a non restituire i prestiti bancari, a rinviare la sistemazione dei propri debiti, a proporre transazioni, a fatturare servizi inesistenti o gonfiati percependo retribuzioni non dovute o non meritate, a evadere il fisco e gli oneri contributivi, tutto questo era entrato nel costume di larghe fasce di attori economici fino a divenire sistema, un sistema che è proseguito fino ai nostri giorni.
Il funzionario pubblico che arrotondava lo stipendio, il manager che prendeva la percentuale sulle commesse per sé e per una qualche organizzazione, il commerciante che evadeva il fisco, agivano secondo una prassi ritenuta assolutamente funzionale al sistema, nell’Italia degli anni settanta e ottanta.
L’italiano medio di quel periodo si guardava bene dal considerare la proprietà un furto, specie quando era lui ad accumularla; non ha vissuto la rivoluzione luterana della ricchezza e del lavoro ma è approdato all’idea del guadagno come un individuo che deve prendere subito più che può, possibilmente di nascosto, ma facendo subito capire agli altri che ha preso. La maggior parte degli imprenditori chesarebbero finiti nel mirino delle procure, emulava le gesta dei loro predecessori ai quali la comunità riconoscente aveva intestato le strade principali della città.
Per dare i giusti corrispettivi agli “intellettuali” d’area, si erano moltiplicate le cattedre universitarie. I vecchi “baroni” vennero estromessi dai docenti dell’”unghia del pollice”, che erano pagati come il primario di chirurgia.
La maggior parte di loro ha sempre svolto attività professionale, motivando la scelta con l’esigenza di doversi misurare con gli aspetti pratici della materia trattata. È indubbio che l’università italiana non era citata nel mondo come esempio di efficienza e che il tempo disponibile per gli ospedali era diventato marginale.
Gli europei ci considerano un paese incapace di selezionare gli immigrati all’arrivo. Eccovi la testimonianza di un nigeriano, immigrato a Genova con regolare passaporto e diventato socio di un italiano in una società edilizia.
“Non avete capito che quasi l’ottanta per cento degli immigrati senza documenti sono delinquenti comuni di cui i paesi d’origine si vogliono liberare. Si organizzano in bande pericolose, fanno prostituire le loro donne e chiedono il pizzo. È finita che sono scappato per trovare un destino migliore e mi ritrovo oggi a dover pagare la tangente ai nigeriani del mio paese”.
E veniamo all’intelligenza artificiale. Il grande affare delle start up italiane è quello di acquistare semplici algoritmi che trovi nelle librerie specializzate di informatica e di spacciarli come produzione innovativa. Nel giro di qualche anno, questi personaggi ottengono contributi pubblici e garanzie dello Stato sui finanziamenti, si liquidano compensi da capogiro e finiscono in liquidazione. La percentuale di default è del 95%. Nessuno li controlla perché l’Agenzia delle Entrate non dispone di personale competente.
Ho raccontato alcuni episodi di vita vissuta per constatare che il mondo delle imprese, delle professioni, delle istituzioni, delle burocrazie, della scuola e dell’università, è rimasto fermo a quello di decenni addietro. La fiducia “riformista” che gli italiani avevano dato alla Meloni ad inizio mandato, si sta ormai esaurendo.
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