Il Garante dei detenuti: “Il numero limitato delle persone nel Cpr di Gjadër non giustifica il trasferimento in Albania”
- Postato il 4 novembre 2025
- Archivio
- Di Il Fatto Quotidiano
- 1 Visualizzazioni
“Il numero estremamente limitato delle persone presenti nel Cpr nel corso della visita, 28 il primo giorno 27 il secondo, insieme con la disponibilità di posti nei Centri collocati sul territorio nazionale rende, a parere di chi scrive, non giustificato il trasferimento in Albania di queste persone”. Così si esprime il Garante dei diritti dei detenuti, nella sua relazione che segue alla visita nel centro di Gjadër – che è sotto la responsabilità della prefettura di Roma – voluto dal governo Meloni. Ma vediamo nel dettaglio.
La struttura
Il sopralluogo è avvenuto martedì 29 luglio. Il Cpr, come verificato sul posto, è formato da “144 posti regolamentari, con una capienza di 96 posti contestualmente disponibili. Nel momento della visita era inutilizzata la struttura destinata ai richiedenti asilo, che può ospitare fino a 880 persone. Il blocco destinato al Cpr è suddiviso in sei sezioni, ciascuna destinata a 24 ospiti. Al momento della visita erano in uso due sezioni. Ogni sezione è formata da sei stanze per quattro ospiti, collocate a corte con un’area comune dedicata alla socialità, secondo quanto riferito dall’ente gestore accessibile dalle stanze 24 ore su 24”.
I numeri
“Al momento del primo ingresso dei Garanti, erano presenti 28 trattenuti nel Cpr. Il 30 luglio erano presenti in 27, in quanto un cittadino pakistano era stato trasferito in Italia nella mattina dello stesso giorno, prima dell’arrivo dei Garanti. I trattenuti presenti al momento della visita erano provenienti prevalentemente da Algeria, Senegal, Pakistan, India, Ghana. Secondo i dati forniti dall’Ente gestore, da quando il centro di Gjadër ha iniziato a essere utilizzato come Cpr, vale a dire da aprile di quest’anno, vi sono transitate 140 persone e ne sono uscite 113: 40 per mancata proroga del trattenimento, 37 perché rimpatriati, 15 per inidoneità sanitaria al trattenimento, sette per riconoscimento della protezione internazionale e altre per motivi diversi, come il trasferimento in altri Centri in Italia o la sospensiva del decreto di espulsione”.
Le osservazioni critiche
Il Garante mette il dito nella piaga nel paragrafo che intitola “Osservazioni e criticità riscontrate”; è proprio qui che scrive: “Il numero estremamente limitato delle persone presenti nel Cpr nel corso della visita, 28 il primo giorno 27 il secondo, insieme con la disponibilità di posti nei Centri collocati sul territorio nazionale rende, a parere di chiscrive, non giustificato il trasferimento in Albania di queste persone. Anche se i Garanti hanno potuto verificare che le risorse umane, professionali e finanziarie a disposizione dell’ente gestore consentono un trattamento adeguato dei trattenuti, ciò nonostante non possono non rilevare le difficoltà per i rapporti con i familiari e i legali dei trattenuti, dovute alla collocazione del Centro in territorio albanese e i potenziali rischi per l’assistenza sanitaria, laddove non dovesse essere sufficiente quella prestata all’interno del Centro e ci si dovesse rivolgere al Servizio sanitario albanese, che garantisce standard inferiori rispetto al Servizio sanitario nazionale italiano”.
Le testimonianze sulle cure ricevute
I rappresentanti del Garante scrivono: “Una persona trattenuta, in particolare, ci segnala una ridotta efficacia dei farmaci somministratigli in Albania a seguito di un intervento chirurgico al collo subito in Italia, farmaci che sarebbero diversi dalla terapia post intervento prescrittagli in Italia. Un’altra persona, con evidenti difficoltà di deambulazione, ci ha raccontato di usare da anni una stampella per camminare, presidio fondamentale, ma che gli è stato tolto all’ingresso del centro. I trasferimenti delle persone dai Cpr italiani a quello in Albania avviene nella maggior parte dei casi attraverso lunghi viaggi in pullman fino al porto di Bari, e successivamente in nave fino all’arrivo al porto di Shëngjin dove si trova l’hotspot, per poi essere trasferiti in pullman al Cpr di Gjadër. A nostra specifica domanda, tutte le persone interpellate hanno segnalato che nelle lunghe ore di viaggio in nave hanno avuto i polsi legati da fascette, che ne impedivano i movimenti”.
Le difficoltà burocratiche per i detenuti
“Ci è poi stata segnalata, da più persone, la difficoltà a presentare domanda di protezione internazionale con ritardi anche di settimane, quando dalla richiesta alla formalizzazione del C3 non dovrebbero trascorrere più di 48 ore. Il basso numero di persone trattenute rende particolarmente ingiustificati questi ritardi. In alcuni casi, ci è stato segnalato un tentativo di disincentivare le persone alla presentazione della domanda da parte di operatori dell’ufficio immigrazione della Questura. Le persone trattenute non hanno la disponibilità di un telefono personale e nonostante l’ente gestore abbia dichiarato l’intenzione di fornire a tutti i trattenuti un cellulare personale, questo risulta particolarmente difficile per via delle difficoltà di fornire sim card albanesi e una connessione internet. Problemi di connessione alla rete e di blackout dell’impianto elettrico vengono segnalati come frequenti anche dall’ente gestore”.
Il caso dei detenuti egiziani
Durante la visita i rappresentanti del Garante si sono informati anche sul caso, riportato dalla stampa, secondo cui il 9 maggio 2025 cinque egiziani erano stati rimpatriati direttamente dall’aeroporto di Tirana. “I nostri interlocutori non hanno smentito l’avvenuto rimpatrio nelle modalità descritte dagli organi di stampa, ma alle nostre ulteriori richieste di chiarimenti non hanno saputo fornirci alcun dettaglio”.
La relazione può essere consultata per intero sul web, ed è stata inviata al prefetto di Roma, Lamberto Giannini, al capo Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Ministero dell’Interno Rosanna Rabuano e, per conoscenza, al Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà dal Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Lazio, Stefano Anastasìa, e alla Garante dei diritti delle persone private della libertà personale di Roma Capitale, Valentina Calderone. I Garanti, alla fine della loro relazione, hanno stilato un elenco di otto raccomandazioni. La prima chiede di “valutare l’inopportunità di trasferire nel Cpr di Gjadër persone provenienti dai Cpr italiani, Cpr che non soffrono di alcuna condizione di sovraffollamento. Questi trasferimenti, oltre a rappresentare un ingente costo per il bilancio pubblico, rendono ancora più complicate le comunicazioni tra i trattenuti e le loro reti sul territorio italiano, compromettendo in maniera rilevante anche il loro diritto alla difesa”.
L'articolo Il Garante dei detenuti: “Il numero limitato delle persone nel Cpr di Gjadër non giustifica il trasferimento in Albania” proviene da Il Fatto Quotidiano.