Il fronte di guerra è ovunque, dice la nuova direttrice dell’MI6, ma con i valori e l’abilità umana si possono sconfiggere
- Postato il 17 dicembre 2025
- Di Il Foglio
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Il fronte di guerra è ovunque, dice la nuova direttrice dell’MI6, ma con i valori e l’abilità umana si possono sconfiggere
Pubblichiamo ampi stralci del discorso che ha tenuto lunedì Blaise Metreweli, direttrice dell’MI6, il servizio d’intelligence britannico.
Benvenuti dentro l’MI6. Questo edificio iconico, familiare agli appassionati di cinema di tutto il mondo, è la sede dell’agenzia di intelligence estera britannica. Centinaia di persone del mio team attraversano l’ingresso ogni giorno, ma la maggior parte del nostro lavoro avviene a molti chilometri di distanza da qui – lontano dagli occhi, nascosto dal mondo, sotto copertura, reclutando e gestendo agenti che scelgono di riporre la loro fiducia in noi, condividendo segreti per rendere il Regno Unito e il mondo più sicuri. Siamo visti come una fonte di hard power, soft influence e innovazione: mi ripetono spesso che la gente vuole crederci, nell’MI6, e il mio compito è assicurarmi che possano farlo.
Oggi voglio parlare dell’agency umana, del ruolo che abbiamo noi umani, le scelte che prendiamo in questo nuovo mondo più veloce, più pericoloso e mediato dalla tecnologia, dove la nostra capacità di ascolto e il nostro coraggio determineranno il nostro futuro. Il conflitto non è inevitabile. Comprendere la natura umana è nel mio dna. Vengo da una famiglia segnata da un conflitto devastante, sono cresciuta con un profondo senso di gratitudine per la democrazia e la libertà del Regno Unito. Ho trascorso gran parte della mia infanzia all’estero, ed è lì che è iniziata la mia passione per i viaggi e l’avventura. Ho studiato antropologia, e poi psicologia e intelligenza artificiale, esplorando come diamo senso al mondo e l’uno all’altro. Per questo sono stata attratta dall’MI6, che non solo ci dà una scopo, ma anche la fiducia nel potere positivo della connessione umana. Nel corso di quasi tre decenni, ho reclutato e gestito agenti in territorio ostile, ho guidato operazioni in zone di guerra per disinnescare minacce e sostenere la pace – sempre in squadra, sempre imparando dagli altri. Ho lavorato con centinaia di partner brillanti – e talvolta anche con coloro che definiremmo avversari – in decine di paesi, gestendo la proliferazione delle armi e il terrorismo. Ma è nel mio ultimo ruolo da “Q”, dove il mio compito è trasformare le tecnologie emergenti da minacce in opportunità, che ho potuto osservare meglio il mondo in cambiamento: la tecnologia sta rapidamente rimodellando non soltanto le nostre capacità ma anche il conflitto e la fiducia, la verità e il potere globale.
Il pericolo più grande è fraintendere la natura del problema. Il nostro mondo è più pericoloso e conteso ora di quanto non lo sia da decenni. Il conflitto sta evolvendo e la fiducia si sta erodendo, proprio mentre le nuove tecnologie stimolano sia la competizione sia la dipendenza. C’è conflitto dal mare allo spazio, dal campo di battaglia alla sala riunioni – e persino nei nostri cervelli, mentre la disinformazione manipola la nostra comprensione reciproca e di noi stessi. In tutto il globo, ora ci confrontiamo non con un singolo pericolo, ma con un’intricata rete di sfide alla sicurezza – militari, tecnologiche, sociali, persino etiche – e ognuna plasma l’altra in modi complessi. Stiamo ora operando in uno spazio che è compreso tra la pace e la guerra: questo non è uno stato temporaneo o un’evoluzione graduale e inevitabile. Il nostro mondo sta venendo attivamente rimodellato, con profonde implicazioni per la sicurezza nazionale e internazionale. Le istituzioni che furono progettate sulle macerie della Seconda guerra mondiale sono messe in discussione, si stanno formando nuovi blocchi e le alleanze si stanno rimodellando: competizione multipolare in tensione con la cooperazione multilaterale.
Ma c’è qualcosa di distintivo che renderà questo cambiamento diverso da qualsiasi altro: l’impatto delle tecnologie avanzate, che accelereranno il ritmo e la portata di ogni minaccia e opportunità, e le individualizzeranno sempre di più. I progressi nell’intelligenza artificiale, nella biotecnologia e nel calcolo quantistico non stanno soltanto rivoluzionando le economie ma riscrivendo la realtà del conflitto, mentre “convergono” per creare strumenti da fantascienza. C’è un’incredibile promessa in tutto questo per tutti noi, ma c’è anche un pericolo. I robot e i droni alimentati dall’AI sono perfetti per la produzione su larga scala ma devastanti sul campo di battaglia; le scoperte che curano malattie rare possono anche creare nuove armi. E mentre gli stati competono per la supremazia tecnologica, o mentre alcuni algoritmi diventano potenti quanto gli stati, quegli strumenti iperpersonalizzati potrebbero diventare un nuovo vettore di conflitto e controllo. Il potere stesso sta diventando più diffuso, più imprevedibile mentre il controllo su queste tecnologie si sposta dagli stati alle corporation, e talvolta agli individui. E allo stesso tempo, le fondamenta della fiducia nelle nostre società si stanno erodendo: l’informazione, un tempo forza unificante, diventa un’arma, la falsità si diffonde più velocemente di un fatto, viviamo in un’epoca di iperconnessione eppure di profondo isolamento. Gli algoritmi lusingano i nostri pregiudizi e frammentano le nostre opinioni pubbliche, e mentre la fiducia collassa, collassa anche il nostro senso condiviso della verità – una delle più grandi perdite che una società possa subire.
La sfida che definisce il Ventunesimo secolo non è semplicemente chi ha disposizione le tecnologie più potenti, ma chi le guida con la maggiore saggezza. La nostra sicurezza, la nostra prosperità e la nostra umanità dipendono da questo. Poiché la Cina sarà una parte centrale della trasformazione globale che avrà luogo in questo secolo, è essenziale che noi, come MI6, continuiamo a informare il governo sull’ascesa della Cina e le implicazioni per la sicurezza nazionale del Regno Unito.
Non rispetterò la tradizione e non farò un tour delle minacce globali, ma mi concentrerò qui sulla Russia di Vladimir Putin. Tutti noi continuiamo ad affrontare la minaccia di una Russia aggressiva, espansionista e revisionista, che cerca di soggiogare l’Ucraina e molestare la Nato. Trovo straziante che centinaia di migliaia di persone siano morte e muiono ogni giorno a causa delle distorsioni storiche di Putin e della sua pretesa di rispetto: sta trascinando i negoziati e spostando il costo della guerra sulla sua stessa popolazione. Ma Putin non deve avere dubbi, il nostro sostegno all’Ucraina è duraturo, perché è fondamentale non solo per la sovranità e la sicurezza europea ma per la stabilità globale. Accanto alla guerra logorante, la Russia ci sta mettendo alla prova nella grey zone, con tattiche che sono appena al di sotto della soglia di guerra. E’ importante comprendere questo tentativo di intimidire, diffondere paura e manipolare, perché ci riguarda tutti. Sto parlando di: attacchi informatici alle infrastrutture critiche; droni che ronzano intorno ad aeroporti e basi; attività aggressive nei nostri mari, sopra e sotto le onde; incendi dolosi e sabotaggi sponsorizzati dallo stato; operazioni di propaganda e influenza che aprono e sfruttano le fratture all’interno delle società.
Contrastare questa attività è il lavoro dei servizi di intelligence e sicurezza in tutta Europa e nel mondo. L’esportazione del caos è una caratteristica, non un errore, nell’approccio russo all’impegno internazionale, e continuerà finché Putin non sarà costretto a cambiare il suo calcolo. Quindi, come dovremmo rispondere? Come agenzia globale, la forza intrinseca dell’MI6 sono i nostri partner e le nostre persone. Insieme, integriamo i nostri talenti, dati e strumenti per affrontare la minaccia. L’AI è un dominio in cui eccelleremo, usando la tecnologia per aumentare, non sostituire, le nostre competenze umane. Ogni traccia digitale, ogni byte di dati, ogni decisione algoritmica ha implicazioni per la sicurezza delle vite delle persone coraggiose che lavorano con noi come funzionari e agenti, e per il vantaggio strategico del Regno Unito. La padronanza della tecnologia permeerà tutto ciò che facciamo, diventeremo tanto a nostro agio con le righe di codice quanto lo siamo con le fonti umane.
Il nostro contributo più profondo è anche il più semplice: come sblocchiamo l’agency umana. Il nostro mondo frenetico, intriso di tecnologia e minacce, ora genera più calore che luce. Mentre le nazioni si ritirano e si riarmano, stiamo perdendo opportunità di ascoltare ciò che sta realmente accadendo. Ho visto più e più volte nel corso della mia carriera che è qui che l’MI6 conta di più: ascoltiamo e sentiamo. Comprendiamo, perché ci prendiamo il tempo per imparare lingue e culture, dettagli tecnici e storici complessi, ci immergiamo in ciò che sta realmente accade. Ho ascoltato terroristi che ci hanno detto come disinnescare una bomba perché sanno che più violenza non aiuterà, contrabbandieri che ci hanno detto dove trovare materiale pericoloso, motivati a proteggere il futuro dei loro figli, persone intrappolate in regimi autoritari che sanno, nel profondo, che la loro umanità viene erosa.
La risposta ai crescenti rischi che affrontiamo non sarà fornita solo dalla comunità di intelligence del Regno Unito. Anche la società più ampia ha un ruolo da svolgere. Questo include il lavoro che si svolge nelle scuole di tutto il paese affinché i nostri bambini non vengano ingannati dalla manipolazione dell’informazione. Verifichiamo tutti le fonti, consideriamo le prove e siamo consapevoli di quegli algoritmi che innescano reazioni intense, come la paura. Significa anche che tutti nella società comprendano davvero il mondo in cui siamo – un mondo in cui i terroristi complottano contro di noi, dove i nostri nemici diffondono paura, intimidiscono e manipolano, e la linea del fronte è ovunque. Online, nelle nostre strade, nelle nostre catene di approvvigionamento, nelle menti e sugli schermi dei nostri cittadini.
Nel far fronte a queste sfide, noi dell’MI6 rimarremo ancorati ai nostri valori: coraggio, creatività, rispetto e integrità. E ai nostri princìpi: la responsabilità e la fiducia non sono vincoli al nostro lavoro, sono le fondamenta della nostra legittimità. Recentemente, ho avuto il privilegio di incontrare e ringraziare un agente straniero che ha lavorato con noi per decenni, correndo rischi straordinari per aiutare a mantenere il Regno Unito al sicuro. Gli ho chiesto perché lo ha fatto, e mi ha detto: “I vostri valori. La vostra integrità e rispetto. Nessuno di noi ha un futuro senza”. Questo momento mi ha rafforzato nella convinzione che dobbiamo rimanere umani.
In questa epoca di incertezza, rimane una costante: le scelte fatte dagli esseri umani determinano ancora la forma del mondo. Sì, la tecnologia può illuminare le possibilità: ma l’informazione richiede giudizio; la complessità richiede chiarezza; e solo le persone possono decidere quale strada seguire. La voce globale del Regno Unito non si è mai basata unicamente sulla forza – si è basata sulla fiducia, sui princìpi e sulla capacità di comprendere gli altri così come noi stessi. Questa è anche l'essenza dell’intelligence: non semplicemente conoscere il mondo, ma interpretarlo attraverso una lente unicamente umana.
Quando cadde il Muro di Berlino, fu la nostra fiducia condivisa nella libertà a portare avanti l’Europa. Quando il terrorismo ha preso di mira le società aperte, sono state l’intelligence, la cooperazione e la determinazione a preservarle. E quando gli avversari confondono fatti e falsità, il nostro compito è difendere lo spazio in cui la verità può ancora resistere. Mentre entriamo nel futuro, gli strumenti a nostra disposizione evolveranno. Ma ciò che conterà sempre di più è l’elemento umano: questa scelta – l’esercizio dell’agency umana – ha plasmato il nostro mondo prima, e lo plasmerà di nuovo. Perché alla fine, non è ciò che possiamo fare a definirci, ma ciò che scegliamo di fare.
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