Il falso mito delle papere che non producono eco: c’è una spiegazione scientifica

  • Postato il 9 marzo 2025
  • Animal House
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Il mito delle papere che non producono eco nasce dalle infinite liste di “fatti che nessuno conosce”. Elenchi miscellanei di cose più o meno assurde, puntellate da quel “E nessuno ne sa il perché” che ha lo stesso sapore del “non ce lo dicono”. Miti, leggende metropolitane, storie incredibili che ci raccontiamo per sentirci più intelligenti di molti sapendo che nessuno controllerà. Almeno finché qualcuno non deciderà di farlo per davvero.

La misteriosa storia dell’eco

L’eco è sempre stato percepito come un fenomeno misterioso sin dall’antichità: del resto in buona parte delle lingue di derivazione romana, il fenomeno acustico dell’eco deriva da una ninfa mitologica da cui prende il nome, Eco, ninfa chiacchierona privata dell’uso della parola dalla dea Giunone in modo da renderla incapace di rivelare le tresche del marito Giove. Non è del resto la prima vittima mitologica di Giunone: una delle divinità infernali minori e protettrice delle famiglie, Lara, nasce nel mito come ex ninfa privata della lingua perché a conoscenza del “segreto di Pulcinella” delle tresche di Giove, ma a differenza di Lara Eco era comunque in grado di usare la voce, sia pur per ripetere l’ultima parola udita. Parola che sarebbe diventata un Eco.

Noi moderni sappiamo invece che le onde sonore possono essere, come tutte le onde, rifratte e assorbite, rimbalzare in alcune condizioni tornando sia pur affievolite dalle nostre orecchie, disperdersi o scomparire. Uno dei miti dell’era moderna, meno truculento dei miti del passato, è che le il verso delle papere sia in qualche modo privo di tale caratteristica. Non viene rifratto, non rimbalza: ma sarà vero?

“Le meraviglie sonore del mondo” e le papere?

Come rivelato da Trevor Cox, ricercatore presso l’Università di Manchester e autore del libro The Sound Book: The Science of the Sonic Wonders of the World, il verso delle papere produce un eco esattamente come ogni altro suono. Esperimenti ottenuti ascoltando registrazioni e versi di una papera di nome Daisy in camere prive di eco e camere particolari per lo studio dello stesso anno dimostrato che il verso delle papere produce eco. Una serie di fattori hanno però ispirato la leggende metropolitana.

La scienza del suono precede infatti due tipi di stanze: la “camera anecoica”, il “Luogo più silenzioso del mondo”, costruito in modo da assorbire e dissipare ogni suono grazie a particolari elementi cuneiformi sulle pareti, e la “camera riverberante”, costruita invece con materiali duri e riflettenti perché ogni suono venga distribuito in modo uniforme: se nelle camere aneoiche il suono perde di significato, nelle camere riverberanti è la sorgente a perderlo. Il suo è ovunque, e percepibile.

Questi esperimenti su Daisy hanno consentito di capire ad esempio che il verso delle papere è in primo luogo caratterizzato da un decadimento: non è un suono costante, ma cala di volume col tempo, confondendo eco e suono.

In secondo luogo difficilmente incontrerete papere in una grotta o in cima ai monti: le papere si riuniscono nei laghi e in altri spazi aperti, dove è difficile avere un eco marcato: queste caratteristiche rendono più difficile sentire l’eco di una papera in natura. Non che alle papere piaccia vivere in ambienti dove l’eco si sviluppa: durante gli esperimenti di Trevor Cox con la papera Daisy, la stessa si è dimostrata terrorizzata dal suo stesso eco, dimostrando che in natura una papera si tiene solitamente ben lontana, e raramente viene avvistata, vicino alle “camere riverberanti naturali”, dove si dice dimori la mitica Eco.

[Nella foto in evidenza, Wrinkle, l’anatra da supporto emotivo che ha corso la maratona di New York]

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Il Fatto Quotidiano

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