Il dollaro e quel suo privilegio esorbitante. Scrive Paganetto
- Postato il 14 maggio 2025
- Economia
- Di Formiche
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Ancora oggi l’80% delle transazioni internazionali continua ad essere regolata in dollari secondo le regole fissate a Bretton Woods dai vincitori della seconda guerra mondiale. In dollari sono anche i tre quarti delle riserve complessive detenute dalle Banche centrali. Viviamo in un mondo in cui i pagamenti al dettaglio sono sempre più digitali e in cui, allo stesso tempo è crescente la spinta verso le monete digitali. Ciò è vero per l’euro, per il quale sta avanzando un progetto di moneta digitale. Ma il presidente della Federal Reserve ha dichiarato che il dollaro digitale non è tra i suoi programmi immediati.
In realtà negli Usa c’è, semmai, una spinta verso le cripto attività e le stablecoin, monete virtuali che hanno un rapporto fisso con il dollaro e che spingono al suo ulteriore rafforzamento come strumento di pagamento.
Con la globalizzazione c’è stato uno straordinario cambiamento del peso relativo delle principali economie del mondo. Sono nati accordi di cooperazione e scambio come il Recep che mette insieme Cina ,economie asiatiche e Australia e rappresenta il 30 % del pil del mondo, contro il 17% della Ue e il 28% di Usa, Mercosur e Messico. Sono nate banche d’investimento alternative alle banche di sviluppo occidentali, come quella cinese, l’Asian Development Bank.
Ma l’impianto di Bretton Woods con le Istituzioni che ne accompagnano il funzionamento, Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale, è rimasto immutato.
Ci sono peraltro, da tempo, forti segnali di insoddisfazione da parte della Cina, dei paesi emergenti e del sud del mondo che non si ritengono abbastanza rappresentati da questa architettura del sistema monetario internazionale. Non c’è dubbio che quel che sta succedendo in questi giorni a seguito dell’iniziativa sui dazi dell’Amministrazione Trump ha messo in evidenza i limiti di quello che è stato definito il privilegio esorbitante del dollaro. Preoccupa l’aumento del debito pubblico Usa che ha raggiunto i 36.000 miliardi e il 120% del Pil. Secondo uno studio recente (Choi e altri, 2025) la
sicurezza offerta dai Treasury Bills e dal signoraggio esercitato verso gli investitori esteri consente agli Usa un maggior debito sostenibile misurabile nel 22% del Gdp ed il vantaggio di un più basso tasso d’interesse, stimato nello 0,7%.
L’Institute of International Finance, ha però manifestato di recente preoccupazioni per l’assai probabile impennata del debito pubblico Usa che ci potrà essere per via delle emissioni necessarie a fronte dei tagli fiscali promessi da Trump ,che non potranno essere compensati ,secondo le stime dell’Istituto né dai dazi né dai tagli della spesa pubblica di Musk con il Doge. Miran, oggi Presidente Council of Economic Advisers, ha proposto un accordo sul tasso di cambio del dollaro sostenendo che il dollaro ha uno svantaggio anzichè un vantaggio dall’essere moneta internazionale. Ciò accade perché la domanda di dollari e Treasury Bills da parte delle Banche Centrali e del mercato nasce da una crescita mondiale a tassi superiori di quelli Usa e tende a influenzare al rialzo il valore del dollaro. Ciò a sua volta determina un deficit della bilancia commerciale Usa.
Da ciò la decisione dell’Amministrazione Trump d’intervenire con i dazi su questo deficit, anche per evitare che esso mini la fiducia nella sicurezza del dollaro come strumento di riserva. I dati ufficiali non confermano però questa interpretazione perché, dal 2015, il dollaro ha preso a crescere nonostante la detenzione di assets denominati in dollari non sia aumentata. A ciò va aggiunto che nel mondo contemporaneo il valore del dollaro é influenzato dal movimento dei capitali assai più che dalla detenzione dei Treasury Bills e anche questi dati non confermano l’interpretazione di Miran.
E neppure c’è evidenza del rapporto tra deficit commerciale e domanda di assets in dollari dall’estero. Quest’ultima è semmai diminuita negli ultimi anni e il deficit è aumentato. Non è l’aumento della domanda di treasury bills a spingere il valore del dollaro e creare deficit commerciale. La perdita di valore subita dal dollaro e l’aumento dei tassi d’interesse sui titoli del debito pubblico Usa di questi giorni, dopo gli annunci di Trump in materia di dazi sembrano dunque dar ragione a chi le ritiene una manifestazione delle diffficoltà del dollaro per via di un eccessivo debito pubblico attuale e prospettico.
Il dollaro stia perdendo la credibilità necessaria ad assicuragli il ruolo che ha avuto sino ad oggi?
Il Nobel P. Krugman ha sostenuto nei suoi interventi sul New York Times che è molto probabile che, nonostante tutto , il dollaro manterrà la sua centralità anche nel prossimo futuro, sia per la sua qualità di safe asset che deriva dalla capacità di conservare il valore che per la domanda che ne viene fatto come mezzo di scambio. In realtà le nuove forme di protezionismo offerte dal quadro internazionale l’aumento dell’incertezza sui mercati, nonchéè la crescente affermazione dei pagamenti digitali spingono ad una revisione del sistema monetario internazionale. Cina e Brics sono tra i paesi più impegnati nel sollecitare una revisione degli accordi di Bretton Woods.
Benassy Queré,vice governatore della Banca di Francia nel ricordare la crisi che seguì gli accordi del Plaza del 1985 sul tasso di cambio del dollaro, osserva che assai meglio sarebbe un accordo multipolare che nascesse da uno sviluppo dell’euro e del renminbi. E “proprio un accordo multipolare (che può avvenire solo dopo la completa apertura del sistema finanziario cinese) la strada indicata da Arcelli e Tria in un loro recente libro che concludono, segnalando che l’esperienza dell’introduzione graduale dell’euro con il piano Delors può essere un buon battistrada per una moneta sovranazionale che dia voce alle economie emergenti e sia legata ad un paniere di monete nazionali.
Si può aggiungere che l’Europa può fare da battistrada anche perché, con il ritiro degli Usa dal multilateralismo e il venir meno del ruolo che consentì loro un ruolo dominante a Bretton Woods, c’é bisogno, per arrivare alla revisione di questi accordi, di un paziente dialogo e raccordo tra le visioni delle maggiori potenze e quelle dei paesi emergenti e del sud del mondo. Ed è un ruolo che per storia e tradizione l’Europa potrebbe assumere se, nel frattempo ,trovasse il modo di esprimersi unitariamente a livello internazionale.